Capitolo 4

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Quando mi svegliai, vidi solo il buio.
L'unica cosa che riuscivo a percepire nella stanza in ombra, era il dolore.

Volevo alzarmi per accendere la luce, ma non avevo le forze per farlo, ero come una morta vivente.

Dopo qualche minuto trovai la forza necessaria per alzarmi dal letto, ed accendendo la luce, rimasi sconvolta da quello che mi si presentò davanti agli occhi.

Il mio corpo era pieno di graffi e lividi, alcuni erano molto profondi.

Alla vista del sangue mi feci prendere dal terrore, cominciai a respirare a fatica e misi le mani insanguinate tra i capelli, in preda al panico, aprì la porta e camminai velocemente senza una meta, e senza guardare dove stessi andando.

Mi resi conto di quello che stavo facendo solo quando inciampai nei miei stessi piedi, cadendo dalle scale.

Sarebbero stati altri lividi assicurati, sentivo le ossa fratturarsi ad ogni minimo movimento che provavo a fare, così stetti lì ferma, ai piedi delle scale aspettando chissà che cosa, aspettai secondi, minuti o forse ore, il tempo scorreva veloce ed io stavo lì incapace di reagire, provavo pena per me stessa.

Ma alla fine cos'è il tempo?
Nessuno lo sa con certezza.
Forse il tempo non esiste, è soltanto l'invezione dell'uomo, il tempo non si può misurare, non si può toccare, vedere o sentire, forse è meglio farci credere che non esiste.

E la vita?
Che importanza ha vivere se poi dobbiamo morire?
Che senso ha vivere per soffrire?
Ma la vita è stata ingiusta solo con me?
O forse sono io quella sbagliata?
Ed Harry? Sta soffrendo anche lui?
Forse l'intruso a questo mondo ero io, forse sarebbe meglio farla finita.
Ma non avrei neanche il coraggio o la forza per farla finita.
Ero caduta davvero il basso.

Senza una ragione precisa, le lacrime cominciarono a rigarmi il volto.
Non per la caduta, ma per il resto delle cose, la mia vita è un completo fallimento.

La morte del mio povero padre, la miseria provata in casa, la paura di non riuscire a mettere qualcosa sotto i denti la sera, il rapimento, le minacce.

Un cumulo di tristezza ricoprì il mio cuore.

Ma poi un frastuono dalla porta principale, mi distrasse dai miei pensieri.

Alzai lo sguardo e vidi Harry fare ingresso in casa con una bionda ossigenata a braccetto, facendo aumentare la mia vergogna e la mia rabbia.
Ma perché poi?

"Vattene" sentì pronunciare.

Pensavo fosse diretto a me, ma Harry l'aveva detto alla sconosciuta.

Dopo aver cacciato quella ragazza, venne verso di me, aiutandomi ad alzarmi per spingermi contro il muro subito dopo.

Ero ancora molto debole, le gambe tremavano sia per il dolore che per la paura, mentre le lacrime non smettevano di rigare il mio volto.

"Ti prego non farmi del male" lo supplicai con lo sguardo

"Sei ancora più bella quando piangi" era a due centimetri di distanza dalle mie labbra e disse quelle parole con un sussurro, facendo aumentare la mia confusione ed accelerare i miei battiti.

"Stai tremando" dopo questa affermazione mi alzò in aria dalle gambe, facendo scivolare la sua mano per la coscia, facendola salire sempre più in alto.

Cercai di dimenarmi rossa in viso.
Il mio cuore poteva scoppiare da un momento all'altro.

"Perché tremi?" mi sussurrò piano all'orecchio, per poi lasciarmi dei languidi baci su per la mandibola, facendo aumentare il mio respiro

"Hai paura? Hai freddo? Hai dolore?" mi chiese con aria di sfida, continuando a lasciarmi baci sul collo.

"Smettila, ti prego" gli dissi a fatica

"Vieni con me" dopo queste parolei prese in braccio a mò di sposa e mi portò in bagno.

"Cosa vuoi farmi ancora? L'inferno lo sto già passando" risposi terrorizzata

"Secondo me tu parli troppo" disse, per poi prendere del disinfettante, delle bende e delle garze.

"Che stai facendo?" chiesi confusa

"Ti disinfetto le ferite" disse con naturalezza, come se non fosse lui l'artefice del mio problema.

"Sei stato tu a procurarmele però..."

"Io sono l'unico che può farti del male, ma sono anche l'unico che può curarti le ferite.
Sarò come un'ancora per te, ci saranno momenti in cui ti trarrò in salvo e molti altri in cui ti farò affondare.
Tu sei di mia proprietà" disse con autorità e con una scintilla negli occhi che non prometteva nulla di buono.

Non avrei mai capito questo ragazzo, c'erano dei momenti in cui era violento ed allora c'era da stargli lontano, altri invece riusciva ad essere quasi comprensivo.
Solo di una cosa riuscivo ad esserne certa.
Era un demone travestito da angelo, ed io ne ero terrorizzata.

Salve gente meravigliosa.

Lo so che mi odiate, ne avete tutte le ragioni, prometto sempre di aggiornare presto ma non lo faccio mai, io davvero faccio il possibile, ma poi succedono tante di quelle cose, che i miei piani vanno tutti a puttane.

Spero di aggiornare prima la prossima volta, spero che il capito disastroso vi piaccia e che continuiate a seguire la mia storia.
Mettete una stellina e commentate ahahah

Un bacio, alla prossima.

-v

Stockholm Syndrome || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora