Prologo

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10 Marzo 2015


"Hai letto il mio diario!"

Non era una domanda, bensì la feroce affermazione di chi coglie il colpevole con le mani nel sacco.

Nonostante le urla fossero dirette proprio verso la povera Anne, che di baccano e zuffe ne aveva avute piene le tasche, la donna non poté far a meno di piegare le labbra in un sorriso nostalgico. Rammentava l'avvicendarsi di tutti quei litigi che, uno per uno, avevano messo a dura prova i suoi nervi: dalle prime, infantili contese per l'amore materno, quella catapecchia era arrivata ad essere teatro delle più feroci invettive contro le cattive amicizie dei figli. Si trattava di tempi remoti e, non credeva l'avrebbe mai detto, le mancava doversi occupare costantemente di qualcuno, dover essere una mamma a tempo pieno.

"No che non l'ho letto. Non sapevo nemmeno ci fosse un diario in mezzo a tutta quella robaccia." Anne cercò di liquidare la questione, ma così come non era mai stata in grado di averla vinta con quella testa dura di suo figlio nell'arco di ventisei anni, anche questa volta fallì miseramente.

Harry poggiò un libretto rivestito in cuoio sul ripiano della cucina e alzò un sopracciglio, come se su quei fogli stropicciati le impronte digitali di sua madre lampeggiassero fin troppo evidenti per non essere notate. "Alcune pagine erano tatticamente piegate ed ora non lo sono più." spiegò.

"Gesù, ho cresciuto uno psicopatico." sbuffò Anne. "E tu ricordi ancora del tuo malefico piano dopo tutto questo tempo?"

"Certo."

"Bene, ho letto il diario che hai scritto ben nove anni fa. Avevi diciassette anni, per l'amor del Cielo. Non credevo fosse così importante! E' tanto grave?"

Harry si passò una mano fra i capelli. Dell'adorabile chioma ricciuta, un tempo suo inequivocabile emblema, restava solo un flebile ricordo, rievocato da onde che ora cadevano leggere sulle spalle. Con un certo divertimento, aveva notato che Anne non poteva far a meno di fissare con rammarico i suoi capelli: era passato un bel po' dal loro ultimo incontro e nel frattempo molti cambiamenti avevano segnato il corpo di quello che non era più un adolescente. Proprio mentre la donna si mordeva le labbra con gli occhi fissi sulla nuova chioma, "No, non lo è." sospirò Harry. Nel dirlo, non mentiva affatto: il problema più grande non stava tanto nel fatto che la donna avesse sbirciato fra i suoi pensieri. Della sua intimità era stato spogliato più e più volte anni prima. Il problema, piuttosto, era rappresentato dai tentativi di liquidare con malcelato menefreghismo i motivi che avevano spinto Harry a lasciare casa otto anni prima: il rifiuto ad accettare che suo figlio non fosse una sua proprietà, di cui pertanto non era tenuta a rispettarne le barriere.

"E comunque non c'era scritto chi sa che cosa. Niente che non sapessi già, alla fin fine." Non ancora certa della sua assoluzione, Anne provò a giustificarsi ulteriormente, le braccia avvolte intorno alla vita come in cerca di protezione, un'abitudine che non aveva mai perso. "Stai per sposarti, ormai, e sei stato via così tanto tempo. La vita scorre e non si torna indietro, legarsi al passato è inutile."

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Anni addietro, la stanza di Harry si era guadagnata l'appellativo di "bunker", non solo perché costantemente buia a causa delle persiane sbarrate notte e giorno, ma anche perché il ragazzo soleva chiudersi tra quelle quattro mura per poi sgusciare fuori dopo secoli, solo quando ormai a corto di viveri. Rappresentava per lui l'unico spazio sicuro di quella casa, dove non era asfissiato da occhi critici e severi. Nonostante avesse ormai varcato le soglie dell'età adulta, quello era ancora l'unico luogo al mondo in cui sentiva profumo di libertà. Anche quel giorno, infatti, nonostante ora avesse una propria casa alla quale tornare, si barricò nella vecchia camera, in compagnia del solo scatolone che sua madre gli aveva consegnato.

Non appena ebbe chiuso la porta a chiave, si distese sul letto con il diario fra le mani. Il cuoio della copertina aveva risentito del passare degli anni: consunto e sbiadito, sembrava appena uscito da un mercatino vintage. Harry, che era sempre stato un maniaco della perfezione, si aspettava di ritrovarsi infastidito di fronte a quei bordi sfrangiati, ma invece di definire "vecchio" il quadernetto, lo catalogò come vissuto.
Riteneva fosse una cattiva idea, soprattutto ora che era finalmente riuscito a mettere da parte i vecchi rancori nei confronti di sua madre. Leggere avrebbe infiammato vecchie remore, ma i ricordi erano tutto ciò che aveva, apparivano come una dolce carezza consolatrice e ne era attratto come una falena lo è da un lampione. Per questo motivo accese la lampada da lettura e, riga dopo riga, fu ben presto catapultato nel lontano 31 Dicembre 2005.

Stuck in Love - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora