31 Dicembre 2005
Le cose non stavano andando affatto bene quella sera, si ritrovò a pensare Harry mentre versava appena il decimo shot della serata. Da quando sua madre lo aveva trascinato al Whatever a cercare lavoro, il locale non era mai stato così pulito, l'aria così respirabile. Dopo due mesi di birre stappate e pozzanghere di vomito asciugate, Harry aveva appreso che un pub pulito equivalesse ad una cassa vuota. Quella sera, tutti tirati in lucido e profumati, i clienti del Whatever aspettavano l'apertura delle discoteche del quartiere per festeggiare l'ultimo dell'anno, sfruttando le quattro mura di quella catapecchia di locale solo per ripararsi dal vento gelido.
Così come la stragrande maggioranza degli adolescenti china il capo sul cellulare al fine di evitare persone sgradite, Harry strofinava più e più volte lo stesso bicchiere per tenersi occupato, o meglio, per non guardare i due ragazzi seduti al tavolo numero 4.
Dai visi non banali e ordinari, presentavano l'uno tratti completamente opposti rispetto a quelli dell'altro, ma entrambi erano di una rara bellezza, non convenzionale. Chiacchieravano, ridevano fra loro e sembravano non avessero intenzione di lasciare il pub; ad uno spettatore casuale sarebbero sembrati due amici completamente assorti nel loro mondo, rinchiusi nella bolla di vetro che si erano creati grazie alla loro invidiabile intimità. Eppure, di tanto in tanto, uno dei due ragazzi sembrava dimenticarsi del suo amico, escluderlo dal raggio dei suoi interessi, per puntare gli occhi dritti in quelli di Harry, accecandolo col blu brillante delle iridi. Ogni volta che l'altro riusciva a strappargli una risata, la più genuina e limpida che Harry avesse mai ascoltato, arricciava teneramente il suo nasino all'insù; gli zigomi pronunciati erano troppo esangui per una persona che aveva ordinato ben cinque birre nell'arco di un'ora e mezza; i capelli ambrati, acconciati in un ciuffo volutamente disordinato, coronavano un viso nell'insieme armonioso, carezzavano la mandibola perfetta, al termine della quale un mento affilato gli concedeva un portamento elegante.
Quale fosse il problema di quel tipo, Harry proprio non lo capiva. Ma in fondo non capiva neanche quale fosse il suo, di problema, considerando che fosse ormai la decima volta che si ritrovava a incrociare il suo sguardo senza riuscire ad evitarlo. Si sentiva un completo idiota: neanche il tempo di rimproverarsi per essersi voltato di nuovo, che eccolo lì, pronto a dare l'ennesima sbirciatina. E non a caso era sempre Harry quello che, imbarazzato, distoglieva lo sguardo per primo e quando lo faceva, il ragazzo dagli occhi blu non si curava di nascondere il suo sorriso sghembo.
"Come cambiano i tempi." sospirò il signor O'Sullivan, uno straccio sulla spalla, sporco come il suo grembiule. "Dieci anni fa il locale era pieno ogni Capodanno. Le persone si sedevano anche sul lampadario, accidenti!"
"I giovani non festeggiano più nei pub come questo." commentò un omaccione sulla cinquantina che, se la memoria non lo ingannava, Harry ricordava si chiamasse Joe. "Andare in discoteca è più divertente, perché se stanno seduti ad un tavolo non hanno da dirsi un bel cazzo di niente. E non apprezzano nemmeno questa buona birra! Quei drink dai nomi snob si bevono! Meglio così: più birra per noi!" liberò le sue grida ubriache alla ricerca di un approvazione che non arrivò. Deluso, il vecchio Joe si accucciò sullo sgabello e tracannò un lungo sorso di birra dal suo boccale. Lo sbatté malamente sul bancone di legno, che si insozzò del liquido giallastro colato dai suoi baffoni grigi.
Sebbene nell'arco di quei due mesi avesse avuto a che fare con livelli di lerciume ben più elevati, di fronte a quello spettacolo Harry non poté evitare di storcere il naso.
"Altre due birre al tavolo 4." ordinò Mandy, cameriera storica del Wathever. Quando si pensava a quel vecchio locale sulla Saint Lois Avenue, la mente non poteva far altro che volare alla sua zazzera rossa che, instancabile, scorrazzava da un tavolo all'altro da ben venti anni. Con occhi strabuzzati e bocca asciutta, Harry chiese a Mandy se avesse potuto occuparsi lei dell'ultimo ordine. Ma siccome il fato doveva essergli avverso, coerente a se stesso, mentre ella acconsentiva, qualcuno dal fondo della sala attirò l'attenzione della cameriera per prendere un'ordinazione e Mandy scattò via come un lampo.
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Stuck in Love - Larry Stylinson
FanfictionTratto dal Capitolo 1: "Vuoi unirti a noi?" domandò allora quello, cercando per l'ennesima volta, quella serata, di incontrare gli occhi del riccio, la cui mascella toccò terra. "Oh, mi chiamo Louis, comunque. Lui è Zayn." Harry boccheggiò un "No, g...