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-Cosa successe quando giunse alla piantagione?

-Tornai a raccogliere il cotone. Scoprì che mio padre era morto e che i miei fratelli avevano messo su famiglia. Mia madre mi chiese spesso perché ero tornata nella piantagione, infatti di solito una schiava di casa rimaneva tale fino alla morte. Solo quando fui certa di non essere rimasta in cinta le raccontai tutto. Pianse con me per tutta la notte. La mattina dopo mi rivelò che anche lei era stata stuprata, così come sua madre. Mi disse che lei era una mulatta, un modo dispregiativo per dire figlio di un bianco e di una nera, e che io ero figlia di una mulatta e di un bianco. Quindi, per la legge che era stata emanata circa tre anni fa, ero bianca per 7/8. Mi disse che avrei potuto chiedere di essere liberata.

-Come riuscì ad incontrare un avvocato per chiedere al giudice di darle la libertà?

-La piantagione era vicina alla città di Charlottesville e spesso capitava che la notte avvenissero scambi di alcol o, in rari casi, di armi per le rivolte con gli abitanti. Chiesi ad uno di quegli uomini di portare la sera dopo un avvocato disposto ad aiutarmi. Sinceramente non credevo lo avrebbe fatto e invece la sera dopo venne accompagnato dal signor Honeycutt. Mi fece delle domande, mi chiese delle mia famiglia e di come sapessi che ero bianca per 7/8. Mi disse poi che avrei dovuto aspettare circa tre mesi e che alla fine dei quali un mandante del giudice sarebbe arrivato per liberarmi. Ovviamente sempre se prima avessero acconsentito a considerarmi bianca per 7/8.

-Qualcuno scoprì che aveva parlato con un avvocato?

-No.

-Dopo tre mesi cosa accadde?

-Arrivò un uomo del giudice per dirmi che da quel momento in poi ero libera ma che prima avrebbe dovuto far firmare delle carte al signor Jones. Quindi prima di andarmene dalla piantagione avrei dovuto aspettare ancora due settimane.

-I responsabili della piantagione come la presero?

-Si infuriarono, soprattutto quando seppero che avrebbero dovuto pagarmi 95 centesimi all' ora se volevano che lavorassi.

-Cosa successe durante l' ultima notte che rimase nella piantagione?

-Salutai mia madre. Mi sentivo male sapendo di lasciarla lì ma sapevo che se fossi rimasta me ne sarei pentita molto di più. Raccolsi tutto il denaro che avevo, in tutto 103 dollari, e aspettai che arrivasse la mattina. Poco dopo però uno dei responsabili entrò nella nostra casa. Mi portò di peso nel luogo dove solitamente avvenivano le punizioni pubbliche mentre mia madre continuava a urlarmi "Sii forte! Non possono ucciderti ormai". Aveva ragione non potevano, ma c' era di peggio della morte. Mi legarono ad un palo e iniziarono a frustarmi. Non posso paragonare a niente il dolore che provai in quel momento. Posso solo dirvi che fu peggiore dello stupro. Mi colpirono circa 50 volte. Le contai una ad una, infatti un vantaggio nell' essere divenuta schiava di casa fu che la signora Caroline mi insegnò a leggere, scrivere e contare. Poi comparve il signor Smith con un ferro rovente in mano. Non mi scorderò mai ciò che mi disse. "Stupida nera pensavi di passarla liscia?! Potrai anche essere considerata libera dalla legge ma credimi dopo che ti avrò impresso questo marchio tutti ti vedranno per quello che sei, una stupida schiava!". Avvicinò il ferro al mio braccio e iniziai a sentire puzza di bruciato. Mi venne in mente ciò che disse mia madre "Sto bruciando! Aiutatemi!", in quel momento io stavo davvero bruciando.

-Cosa successe dopo la tortura?

-Mi dissero che se avessi osato raccontarlo in giro avrebbero fatto del male a mia madre ed io promisi che sarei stata muta. Tornai a casa e curai le mie ferite.

-Un momento! Obiezione! Ci mostri il marchio signora Numba.

Lentamente sollevo la manica. Dopo tanti anni sfiorarlo fa ancora male. La carne in quel punto è tutta bruciata dalla scritta "slave".

-Obiezione respinta.

-Cosa successe quando arrivò il rappresentante del giudice?

-Mi portò via dalla piantagione e mi lasciò allo studio del mio avvocato. Quello era veramente un uomo buono, mi disse che era riuscito a trovare un appartamento per me nella periferia di Richmond e che aveva pagato i primi due mesi di affitto. Non volle niente da me in quel momento, disse che lo avrei ripagato in futuro.

-Cosa accadde dopo che si trasferì?

-Cercai un lavoro ma tutti mi evitavano come la peste. Aveva ragione il signor Smith. A causa di quel marchio nessuno voleva offrirmi un lavoro, finché non incontrai la signora Flores. Fu entusiasta quando gli chiesi di poter lavorare nel suo negozio di fiori. Era una donna anziana molto gentile e molto sola. Le era morto il marito e non aveva avuto nessun figlio. Quando morì mi lasciò in eredità tutto ciò che aveva.

-Che cosa esattamente?

-Il negozio, la sua casa e tutti ciò che vi era all' interno. Me ne andai dall' appartamento e andai a vivere nella sua casa con mio marito, il signor Numba. Anche lui un ex lavoratore nelle piantagioni.

-Quando nel 1861 scoppiò la guerra di secessione, rimase a Richmond?

-Sapevo che era troppo pericoloso. Anche se ero considerata dalla legge bianca per 7/8 la maggior parte degli abitanti di Richmond mi vedevano come una nera e mi odiavano perché avevo osato lasciare la piantagione. Così fuggì con mio marito e mia figlia Becca, ma durante la fuga la polizia ci trovò. Ricordo bene che iniziammo a correre verso il bosco ma non eravamo abbastanza veloci. Mio marito si sacrificò, si fece inseguire da quegli uomini dando a noi una possibilità di scappare. Io avevo 41 anni e mia figlia già 13.

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Storia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora