Primo capitolo.

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Mattina del 24 novembre 1941.

Occhi color ghiaccio scrutavano attenti il sentiero deserto sul quale da anni la natura manifestava la sua azione logoratrice.
Amanda Pole aspettava con ansia il fratello, dietro quelle finestre sudicie , sulle quali batteva incessante e fitta la pioggia del 24 novembre 1941.
Il cattivo tempo le aveva aumentato il malumore, che misto all' ansia le aveva impedito di svolgere con naturalezza le faccende quotidiane che la distraevano, in minima parte, dal pensiero della grande guerra che si stava svolgendo lì, fuori da quella piccola casa e da quel grande continente che era l'America. Sperava con tutta se stessa, accucciata all'interno del suo unico maglione caldo, che quella guerra non le portasse via anche il fratello. La vita l'aveva già punita abbastanza, pensava, con la morte dei suoi genitori avvenuta due anni prima, la notte di capodanno, notte di quell'unica concessione di libertà, di svago che potevano permettersi.

La figura alta e robusta del fratello che camminava, sorridente, lungo il sentiero la distrasse da quegli orribili pensieri. Si alzò e andò ad aspettarlo fuori la porta, con un ingenua espressione di felicità dipinta sul suo volto che, nonostante i soli diciassette anni, aveva ospitato tanti, troppi prematuri dolori.
"Sorellina!" esclamò con slancio il fratello.
"Oh, Robin caro" rispose lei, gettandosi istintivamente tra le sue braccia. "Non sai quanto io abbia aspettato questo giorno.. Ma dai, entra, siediti, riposati, devi essere stanco morto"
Il fratello lo fece e, nella naturale mossa del sedersi in un luogo a lui tanto familiare Amanda scorse accenni di sollievo, di serenità tanto attesa.
"Lo sono, Am, l'addestramento è pesante, ci sono giorni in cui tutti noi arriviamo quasi a desiderare di entrare in guerra, almeno sapremmo che prima o poi la cosa finisce, in un modo o nell' altro"

"Oh, non dirlo nemmeno, per l'amor di Dio, non ci pensi a me?" esclamò Amanda, scossa dalle sciocche e infondate parole del fratello.

"Hai ragione, è bene sperare che Roosevelt decida di rimanere neutrale. Ma adesso non pensiamoci più, godiamoci questi due giorni di pace. Stasera ti porto a ballare il nuovo jazz."

"Il che?" chiese Amanda, divertita.

"Il jazz, oh vedrai che ti piacerà, è la nuova musica del mondo, allegra, vivace, frizzante, proprio come te." disse Robin con occhi ingenuamente sognanti.

"E io sarei un jazz? Ti sembra un complimento?" disse lei, falsamente offesa.

Il fratello sorrise, alzando le spalle e lei, colta da improvviso e rassicurante sollievo, poggiò il capo sulla spalla del fratello che, scrollandola, la coinvolse in una finalmente sincera risata liberatoria.






Author's note: Ciao a tutti, chiunque di voi legge o leggerá questa mia storia. Spero che vi stia coinvolgendo . Volevo presentarmi: Io sono Valentina, ho 16 anni e provengo da Napoli, scrivere è la mia passione, fin da quando ero bambina. Spero che possiate sostenermi, accetto qualsiasi tipo di critica quindi non esitate a commentare e sono ben accetti anche gli inviti per leggere le vostre storie! Un bacione, spero di avere seguito e di pubblicare presto il secondo capitolo!
Valentina

Kiss me under the bombsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora