Capitolo tre ~ Quello che non ti immagini

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La cosa più assurda fu che la mia prima sensazione fu il puro e semplice sollievo. Da un certo punto di vista non essere l'unica Gifted della famiglia mi rese quasi felice.
Però, non appena Beth si esibì in un altro singulto seguito da un rantolo, mi sentì immediatamente in colpa. Come potevo essere felice di qualcosa che rendeva mia sorella triste?

Smisi di pensare e corsi verso di lei quasi travolgendola.
"Shh..." dissi abbracciandola "Va tutto bene, va tutto bene."
"Blythe..." rispose lei tra i singhiozzi "pensavo di avercela fatta, pensavo di essere al sicuro quando ho compiuto vent'anni!"
Mia madre si sedette in preda allo sconforto e mio padre le fu subito accanto.
Sapevo che per loro un Gifted in famiglia non era una disgrazia come lo poteva essere per altre persone però, come ogni genitore che si rispetti, soffrivano sapendo di non poter fare nulla per placare la sofferenza di Beth.
"Ascoltami Beth;" spiegai guardandola negli occhi "Ricordi cosa mi hai detto quando ho scoperto di essere una Gifted?" Lei annuì: "Ti ho detto che..." tirò su con il naso "che avremmo affrontato tutto insieme."
"Esatto Beth, e lo faremo! Ti sarò vicina in ogni momento e..."
"No Earlene!" Il modo in cui pronunciò il mio nome da Gifted mi ferì "Tu non puoi capire! Quando ti è successo eri solo al il liceo mentre io ho già fatto due anni di università!" Proseguì terminando la frase con un urlo acuto "Due anni, lo capisci? DUE ANNI BUTTATI NEL CESSO!" quando alzò la voce mi spaventai però non mi ritrassi. Aveva ragione; non potevo capire, la sua situazione era molto peggio della mia.
Fu allora che una delle sue lacrime mi cadde sul braccio nudo. Compresi che la mia Dote si stava attivando quando sentì uno strano formicolio nella parte posteriore della nuca. All'improvviso le sue sensazioni e le sue emozioni mi travolsero rischiando di sopraffarmi; era tutto troppo forte. Mi scostai e mi presi la testa tra le mani
"Cosa ti succede Earlene?" Domandò mia madre preoccupata. Percepì le sue mani fredde sulla fronte e mi concentrai su quella sensazione per ritrovare me stessa e le mie emozioni. Fu come dover nuotare verso la superficie combattendo una corrente che mi spingeva inesorabilmente verso il fondo.

Quando riaprì gli occhi finalmente compresi appieno il dolore di mia sorella.
"Credi che io non possa capire quello che provi eppure nessuno lo saprebbe fare meglio di me." Insistetti. "Non sei cambiata Beth, sei la stessa di prima solo con un'abilità in più. È come se avessi imparato ad andare in bici o se all'improvviso fossi una campionessa di pugilato. Sei esattamente la stessa solo in grado di fare qualcosa di nuovo."
"La tua Dote?" Domandò lei sorpresa che avessi capito la ragione del suo tormento. Io annuì.
"Sai, non credo che il dolore si possa mettere in una scala però so che indipendentemente da quanto forte sia, con il tempo passerà come tutto il resto." Spiegai per confortarla. "Vieni, andiamo a dormire." La esortai porgendole la mano. Per la prima volta nella nostra vita non era lei a consolare me, eppure mi sentivo lo stesso una bambina in confronto a mia sorella.

La aiutai ad alzarsi e la condussi fino in camera. Ci sedemmo sul letto ed io le cinsi le spalle con un braccio. Poco dopo arrivò mia madre con due tazze di camomilla fumanti. In quel momento non potevo immaginare niente di meglio. Si sedette di fianco a noi ed aspettò che i singhiozzi di Beth si calmassero poi le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. Restammo in silenzio ad osservare mia sorella che fissava la parete di fronte con occhi rossi e vacui.
All'improvviso mia madre mi rivolse uno sguardo di muto ringraziamento e si rialzò.
"Vi consiglio di andare a dormire; il sonno lenisce il dolore." Disse uscendo dalla stanza poco prima che mio padre si affacciasse alla porta "Buonanotte piccole mie... se avete bisogno di qualcosa sapete dove trovarci." Capì subito che tentava di essere di conforto ma non sapeva come fare; sembrava che in quel momento Beth desse retta solamente a me.

Quando tutti se ne furono andati mia sorella domandò: "Dormi con me Blythe?"
Io annuì ed indossai il suo pigiama, tanto lei era andata a letto vestita.
Spensi la luce e mi infilai sotto le coperte del letto a una piazza e mezza di Beth. Percepivo il suo respiro rotto attraverso quella pesante oscurità ma non sapevo che altro dire; forse alcune volte l'unica scelta era davvero quella di aspettare in silenzio. All'improvviso però lei iniziò a parlare di sua spontanea volontà
"Stavo cercando di uscire di soppiatto per vedere Dave, loro mi hanno scoperta, mi hanno vietato di vederlo ed io mi sono infuriata. Ho sentito qualcosa sbloccarsi dentro di me, ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti le vetrate erano distrutte, completamente in frantumi." Raccontò senza prendere fiato neanche una volta "All'inizio pensavo fosse stato un colpo di vento, ma poi mi sono accorta che tra le mie mani si era formato un piccolo tornado ed ho capito che ero io la causa di quel disastro." Verso la fine del racconto la sua voce sembrava quasi normale. "A te come è successo Blythe?"
Avevo sempre tentato di tenere nascosti gli avvenimenti di quel disastroso giorno alla mia famiglia, ma era impossibile mantenere un segreto così importante per tutta la vita.

Gifted ~ Millanta's ChronicleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora