8.

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Un incubo, lo riconosco.
Sabrina è davanti a me, con le sue sottili labbra piegate in un sorriso. Poi il sorriso scompare, la bocca si spalanca, ma non sento le sue urla; una lama le ha squarciato il petto, e la sagoma nera dietro di lei ride soddisfatta. Il sangue è ovunque, copre qualsiasi cosa, e io mi sveglio di scatto.
Ho il respiro affannoso, sono sudata, è mattina. Sono nel letto di Amyas, sto bene, non c'è sangue. Sto bene.
La mia mente continua a ripetere queste due paroline finchè la mia coscienza non decide di cedere, e di crederle. Mi sento malissimo, ho le labbra secche, screpolate; mi sento disidratata, sono debole, gli occhi bruciano. Non appena poso i piedi nudi sul pavimento freddo e mi alzo, la vista mi si appanna, la testa gira, barcollo. Mi sostengo al muro e prendo dei respiri profondi; poso una mano sul petto: il cuore è a duemila, e non rallenta.
Vado verso il bagno a passo lento e riempio un bicchiere di carta d'acqua fresca. Non appena il liquido freddo mi scorre in gola, sento il corpo rianimarsi, ma la sensazione svanisce all'istante. Continuo a bere, ma non cambia nulla.
Mi guardo allo specchio sopra il lavandino: non ho mai avuto un aspetto più orribile. Le occhiaie sono blu e gonfie, la pelle è pallida, le labbra sono troppo chiare e piene di pellicine.
Mi sale un conato, e corro a chinarmi sulla tazza del water, vomitando l'acqua di prima. Vomitare acqua?
Non ne ho bevuta neanche troppa.
La gola brucia, sento un cattivo gusto in bocca, così mi lavo i denti. Va meglio.
Ho mangiato qualcosa di strano, ieri?
Faccio mente locale, e constato che no, non ho mangiato nulla d'insolito.
Ma allora cosa mi succede?
Poi, tornando in camera, mi accorgo di una cosa che prima non avevo notato: Amyas non c'è.
Dov'è? È venuto a dormire ieri notte, giusto? Forse è a una riunione, o si sta allenando.
Cavolo, è da un po' che non mi alleno. Oggi non potrei comunque, nelle mie condizioni.
Non riesco a muovermi in questo stato, così decido di sdraiarmi, ma nonostante tutto, ho dormito comunque otto ore e non ho sonno.
Il mio pensiero va al quadro.
Come l'ha trovato? È stata a casa mia? Se è lì, allora è al sicuro? Spero di sì, con tutto il cuore.
Mi ha lanciato un indizio per trovarla, e lo seguirò; oggi, se il mio fisico lo permette, oltrepasserò le barriere e andrò a cercarla.
Devo solo convincere Amyas a farmi uscire.

Sono passate sei ore e Amyas non è ancora arrivato, e io sto sempre peggio. Il sangue cola dal mio naso da un'ora e le poche energie rimastomi vengono a mancare, non riesco a bloccare l'emorragia. Non mi sento le articolazioni, le ossa duolono, ho vomitato altre quattro volte.
La mia pelle è esageratamente pallida, inizio ad avere paura. Le occhiaie sotto gli occhi si sono scurite, e ho perso qualsiasi tipo di colorito, le labbra sono quasi bianche.
Se mi alzo rischio di crollare a terra e svenire, quindi non mi muovo. Qualsiasi piccolo movimento mi fa del male, non riesco a respirare facilmente. Sembro un'anziana.
Perchè Amyas se n'è andato così? Ho bisogno di lui, adesso.
Decido di alzarmi e dirigermi verso la mia camera, niente di più sbagliato, ora come ora. Cerco di fare tutto con la massima lentezza possibile, e riesco ad arrivare al corridoio, poi le ginocchia mi cedono e crollo a terra.
- Sei un mostro.
- Lo so - mi risponde, noncurante, come se gliel'avessero detto giá troppe volte.
- Io ti odio, Amyas.
-Troppe persone mi odiano, e credi che io ti dia importanza? Tu non sei nulla, non sei nessuno - la voce è carica di cattiveria.
- Io ho dei sentimenti, al contrario tuo.
- Non azzardarti - ringhia.
Ho toccato un tasto dolente.
- Non li hai, non proverai mai amore per nessuno.
- Vuoi vedere?
- Eh? - Aggrotto la fronte.
Mi mette una mano alla gola e mi spinge contro la parete, senza farmi male. Ma cosa...?
Prende i miei polsi e li stringe in una morsa sopra la mia testa, poi mi si avvicina pericolosamente. Troppo, troppo pericolosamente. Sento il suo fiato caldo contro le mie labbra.
- Opponiti - mi ordina.
Oppormi? Cosa vuol dire?
- Perchè non cerchi di liberarti? - Sposta una mano sul mio fianco e lo stringe; mi manca il respiro.
Preme il bacino contro il mio, e ora stringe i miei capelli.
- Brava, così, Danielle. La prossima volta non dire mai più cose del genere, perchè sei tu la prima a sbagliare, qui.
Se ne va, lasciandomi da sola, nella palestra.
Un ricordo. È da quel giorno che Amyas per me è diventato di più, ma lui non lo saprà mai. Mi sono resa conto di non potergli resistere, potrebbe farmi qualsiasi cosa, e non opporrei resistenza.
Improvvisamente, la mia rabbia per lui svanisce. In fondo, è la sua vita.
Torno nella sua stanza, ho bisogno di sentire il suo profumo attorno a me.
Sprofondo di nuovo tra i cuscini, e le ore continuano a passare. Più passano, più io peggioro.
Sono passate nove ore, sono le sette di sera, e sembro sul punto di morire.
Non riesco a muovere neanche più le dita, ormai. Non mi sorprenderei se a tutto ciò si aggiungesse anche la pelle raggrinzita.
Poi sento la porta aprirsi, non riesco a voltare la testa per vedere chi sia, solo quando Amyas si siede davanti a me, mi sento felice per la prima volta nella giornata.
- Piccola mia... - sussurra.
Non me l'aspettavo.
- Oh, piccola, mi spiace così tanto.
Aggrotterei la fronte se potessi.
Ha lo sguardo straziato, e mi fa male vederlo così, anche se non ne so il motivo.
- Cosa c'è? - La voce mi esce rauca, ma esce.
- Ssh - si china su di me, e posa le labbra sulle mie.
Io non riesco a spiegare la sensazione paradisiaca, di sollievo, che io sto provando in questo momento.
Vedo chiaramente la mia pelle tornare rosata; le labbra tornano morbide, sparisce ogni sensazione di malessere. È così bello sentirsi meglio che gemo.
- Scusa, scusami...
- Per cosa? - La mia voce è quella di prima.
- Per questo.
- Amyas, non ti capisco...
- Baciami ancora.
Non me lo faccio ripetere due volte.

Lotewers - Legame tra rivaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora