Capitolo primo

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<<Come procede il lavoro?>> mi chiede Nightmare.
È un bell'uomo, sulla trentina, alto e magro. Ha gli occhi scuri, impenetrabili, animati da una scintilla di astuzia.
È la classica persona da cui girare alla larga e adesso è praticamente a dieci centimetri di distanza dalla mia postazione.
E io sono sola con lui in una piccola stanza (direi da tre metri per tre, con quattro scrivanie disposte al centro dell'ambiente, ognuna con un portatile di ultima generazione sopra).
In inglese il suo nome, o, per meglio dire il suo soprannome, significa incubo e, per quanto sia un po' esagerato come appellativo, non è poi così fuori luogo; si potrebbe dire che è il peggior incubo dei servizi segreti americani.
Girano tante voci su di lui, ma io conosco la verità.
Ha perso il fratello nella terza guerra mondiale (la stessa guerra che sembra non abbia intenzione di finire; ormai siamo a un passo dall'utilizzare le armi nucleari), l'ultimo membro rimasto della sua famiglia, spedito al fronte senza alcuna possibilità di scelta.
Sostenere che sia arrabbiato con il governo è un eufemismo; circa dopo due mesi dalla morte del fratello ha iniziato a violare i computer del pentagono per comunicare all'Europa (la nostra principale nemica) le prossime mosse dell'America.
Probabilmente voi lo chiamereste hacker o qualcosa del genere, ma non è solo questo, è molto, molto di più.
La cosa più sbalorditiva, o forse quella più raccapricciante, è che Nightmare utilizza dei ragazzini per i suoi scopi.
All'inizio insegna ai suoi allievi non del tutto consenzienti a essere dei bravi hacker, facendo violare loro dei semplici computer, alla ricerca di nuovi acquisti per quella che si potrebbe definire la sua organizzazione.
Quando finalmente un allievo è riuscito a diventare un perfetto hacker, inizia a infilarsi tra i vari computer dei servizi segreti, alla ricerca di notizie che possono essere utili per l'Europa.
Io sono nella fase "hai ancora molto da imparare" e ne sono contenta.
La realtà è che sono molto più brava di quanto mostri, ma per quanto non sia una grande sostenitrice del governo, non me la sento di tradire il mio Paese.
<<Madison!>> Nightmare mi ha fatto una domanda, il problema è che non ricordo quale.
Ah, sì, mi ha chiesto come sta andando il lavoro.
Ho decisamente bisogno di dormire.
<<Benissimo>> mento.
In questo momento dovrei setacciare il computer di un certo Peter Richmond, ma sono ancora ferma allo sfondo del portatile, raffigurante un bellissima vista di New York.
La realtà è che sono le due di notte e sono stanchissima, ma Nightmare non mi concede un attimo di tregua.
Credo che abbia intuito il mio potenziale, nonostante io cerchi di fare il minimo indispensabile.
<<Stai mentendo, ragazzina>> sbotta.
<<Non sono una ragazzina>>
<<Hai solo quindici anni>>
<<E allora, se ho quindici anni, perché sono ancora sveglia?>> non dovrei rispondere così, ma la mancanza di sonno mi rende intrattabile, più di quanto non lo sia in generale.
<<Cos'hai detto?>> sibila, avvicinando il suo volto al mio, per guardarmi negli occhi.
Siamo troppo vicini e non mi piace per niente.
La prima cosa che ho capito da quando sono qui è che Nightmare è pericoloso; la perdita del fratello l'ha reso freddo, spietato, forse anche un po' folle.
Sposto all'indietro lo sgabello su cui sono seduta e chiudo il portatile, spostandolo sul lato destro della scrivania, prendo un bel respiro ed esco dalla stanza.
Quello che dovrei fare sarebbe tornare alla mia scrivania e chiedere scusa, ma sono troppo orgogliosa per farlo.
E forse tornare a vivere per strada sarebbe un'alternativa migliore.
Certo, qui ho un tetto sopra la testa, tre pasti al giorno e anche un'amica, ma vivo costantemente sotto stress.
Sono tentata dall'idea di scappare, ma Nightmare non è una persona da seconde opportunità e soprattutto non può permettere che qualcuno lo scopra.
Se decido di scappare, dovrei trasferirmi in qualche Paese lontano (tipo la Russia o la Cina) per sentirmi anche solo relativamente al sicuro.
Ma questi sono solo desideri.
Percorro velocemente vari corridoi, fino ad arrivare alle stanze degli "allievi".
Mi trovo in un vecchio albergo, ristrutturato da Nightmare come proprio quartier generale, nella parte sud del Bronx.
Questo quartiere è da sempre piuttosto malfamato e la polizia raramente ci mette piede, se non quando è necessario.
Forse, se gli americani avessero dato più importanza a questa parte di New York, in questo momento non sarei costretta in una specie di scuola di hacker.
Probabilmente avrei continuato a vivere per strada, ma almeno sarei stata libera.
<<Hai intenzione di continuare a fissare la porta o ti decidi ad entrare?>> la voce di Avery, la mia compagna di stanza, mi riporta sulla terra.
Infatti, senza accorgermene, sono arrivata davanti alla piccola camera che condivido con Avery, una ragazza piuttosto alta (molto più del mio scarso metro e sessanta) e decisamente magra.
Ha i capelli rossi, come i miei, ma i suoi sono lunghi e lisci, mentre i miei sono ricci e pettinarli è una tortura.
Abbiamo entrambe quindici anni, ma lei sembra molto più matura di me.
<<Cosa ci fai ancora sveglia e fuori dalla nostra stanza? Il coprifuoco è alle dieci e se Nightmare ti scopre non ne sarà felice>> le chiedo.
Avery non è mai stata molto attenta alle regole, ma stavolta ha esagerato; dovrebbe trovarsi a letto da quattro ore.
Non so il perché del coprifuoco; siamo ragazzini, non abbiamo voglia di andare a letto presto, ma credo che sia semplicemente una fissazione di Nightmare.
Non sopporta non avere la situazione sotto controllo e credo che trattarci come soldatini gli sia d'aiuto per organizzare tutto al meglio.
<<Sono preoccupata per te, Maddie. Torni in camera sempre più tardi e sempre più stanca...>>
Avery è preoccupata per me!
Questa sensazione, la sensazione di essere importante per qualcuno, mi avvolge come una coperta calda e mi ritrovo a fissare il vuoto con un'aria trasognata.
<<Madison!>> mi urla Avery.
<<Che c'è? >> rispondo con un tono di voce impastato.
Devo proprio dormire.
<<Ti sei incantata a fissare il vuoto>> mi spiega la mia amica.
Poi, vedendo che non le rispondo, mi trascina nella nostra stanza e mi mette a letto.
<<Sogni d'oro>> mi sussura, e prima che possa risponderle i miei occhi si chiudono e scivolo in un sonno profondo.

SPAZIO AUTRICE
Questo era il primo capitolo, spero vi piaccia e, in questo caso, mi lascereste una stellina e/o un commento *fa gli occhioni*?
Fatemi sapere,
Pace e amore e tutto il resto.

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