Scarlatt
Potevo quasi vedere la forma delle sue labbra nonostante il completo buio, immaginavo i suoi boccoli scuri che gli incorniciano il volto e le vene sul collo leggermente pronunciate che finivano per nascondersi all' altezza delle clavicole.
Non potetti fare altro siccome lui ingoiò rumorosamente un groppo in gola e sentii il suo alito caldo sulla curva tra il mio naso e il labbro superiore.
"Il tuo profumo mi annebbia i sensi, sai?" Ridacchiò in imbarazzo, allontanandosi.
Ti prego non allontanarti.
"F-forse dovremmo uscire di qui, o manderanno una squadra di ricerca" disse, e in quel momento maledissi la sua timidezza. Ridacchiai e seguii il percorso, aiutandomi aggrappata alla sua povera tshirt.
Uscimmo dopo aver visitato ancora un paio di stanze, ci misi qualche minuto ad abituarmi nuovamente alla luce, mentre Harry per qualche inspiegabile motivo aveva iniziato a parlare a vanvera su quanto gli fosse piaciuto mostrarmi il suo punto di vedere le cose. Era la prima volta che glielo vedevo fare, ma adoravo come straparlava.
"Scarlatt? Sei tu?" Chiese una voce alle mie spalle. Harry aggrottò leggermente la fronte confuso.
Mi voltai, sorridendo al ragazzo biondo che agitava la mano per farsi notare.
"Jorge, questo è un mio amico, Harry. Harry, lui è Jorge.."
"Sono un collega di Scarlatt" disse modesto Jorge stringendo la mano ad Harry, che al momento sembrava paralizzato. Mi aveva detto che odiava il contatto diretto con gli sconosciuti e le persone troppo aperte, ed ero davvero dispiaciuta che si fosse ritrovato in quella situazione. In piú, il biondo alla mia destra stava squadrando il riccio che, inconsapevole, teneva la testa bassa giocherellando distrattamente col bastone.
"Posso unirmi a voi o sono di troppo? Volevo andare a prendere un cappuccino, se volete potete farmi compagnia" chiese sorridendomi ed escludendo il riccio. I miei nervi iniziarono a vacillare.
"Noi in realtà.." iniziai duramente, cercando di fargli intendere che non volevamo la sua compagnia.
"Accettiamo, giusto Scar? The!" Disse il riccio con finto entusiasmo che notai solo io. Cosa diavolo aveva in quella testa dura?
Aggrottai la fronte confusa mentre ci dirigevamo verso un bar. Harry tenne stretto il mio avambraccio probabilmente con la paura di inciampare in qualche marciapiede, mentre aveva ritirato il bastone.
Entrammo nel locale, sedendoci ad un tavolo con ai rispettivi lati dei divanetti. Harry era accanto a me, mentre il biondo era di fronte a noi. Neanche il tempo di ordinare che sentii una voce acuta alle mie spalle.
Poggiai i gomiti sul tavolino di legno, chiudendo il mio viso nei miei palmi nella speranza che una volta tolte le mani sarebbe tornato tutto come prima. Ma a quanto pare non fu così. Sentii Harry irrigidirsi come me, mentre osservavo la donna in piedi accanto a noi.
"Harry tesoro che piacere rivederti - si, come no - e questo bel ragazzo chi è?" Chiese mia madre, sorridendo Jorge, che si presentó.
"Sono Jorge, un collega di Scarlatt"
"È davvero un piacere conoscerti, ed è una fortuna che ti abbia incontrata ora, tesoro, volevo invitarti questa sera ad una serata di beneficenza, ovviamente anche i tuoi due amici sono invitati" il sorriso sulle sue labbra diretto ad Harry bastò per non convincermi. Sapevo che ne avrebbe combinata una delle sue.
Mi voltai verso Harry, sul suo volto vi era nervosismo. Come biasimarlo, anche solo la voce languida e piena di falso entusiasmo di Isabelle Mellard bastava per mettere timore. Ma lei era sempre stata così: una donna calcolatrice e astuta e una madre assente, la quale l' unico momento in cui dimostrava affetto alla figlia era quando la metteva a lucido per le sue serate di beneficenza, una volta per i bambini dell'orfanotrofio, un'altra per protestare contro lo sfruttamento degli animali negli zoo. Ma le sono mai interessati davvero questi argomenti? No. Per lei era solo un modo per mettersi il suo vestito di Dolce e Gabbana e trovare potenziali mariti,ovviamente miliardari.