Jump and touch the sky [I - II]

2.5K 72 2
                                    


A Jess, che ha amato il mio Louis, ancor prima di leggere questa.. roba. Un po' come ha fatto con me.
E arrangiati, perché io, racconti rossi, proprio non ne so scrivere.

"Guardandolo, pensai che gli eventi decisivi della nostra vita di solito succedono in modo accidentale, il che dovrebbe farci meditare su quanto limitato sia il nostro potere, e invece continuiamo a prenderci troppo sul serio. Non siamo neanche delle vittime, siamo pezzi di legno in balia di un mare capriccioso."
David Trueba – Quattro amici

I

La grande mela.
Così vien chiamata New York – mille luci, visioni psichedeliche e suoni provenienti da ogni angolo di strada – da chi in fondo New York, non l'ha mai vissuta davvero.
La metropoli che pullula di vita, la città che non dorme mai.
Le metropolitane piene ad ogni ora del giorno e della notte, le persone che vanno e vengono indaffarate e trafelate, sempre attente, spesso distratte.
I sogni ad occhi aperti e la street art, i writers, gli skaters, i muri, i graffiti, i cantanti dall'aria malinconica che rincorrono un nuovo emozionante sogno destinato a fallire o a diventare qualcosa di sorprendente, perché quella che hanno tra le braccia, non è mai solo una chitarra.
Ci sono i fast food e gli starbucks ad ogni angolo, i grattacieli enormi che sfiorano il cielo, i musei, i teatri, il cinema e i pub, i locali, la pizza d'asporto, i lavori part-time.
I vicoli bui e le strade trafficate ad ogni ora, un taxi giallo ed una meta sconosciuta.
Gli sguardi tristi e gli occhi spenti, vuoti; o i corpi eccitati, gli uomini e le donne in carriera impacchettati nei loro costosi abiti firmati, ed anche i giovani impazienti e creativi, quelli con i sogni troppo grandi ed i cassetti troppo piccoli.
Corrono tutti per quelle strade, a piedi o in metro, ed hanno il fiatone, si muovono silenziosi, per niente spaventati dagli imponenti grattacieli grigi che sovrastano la città e sembrano volerla inghiottire da un momento all'altro.
Tra di loro spiccano i writers: quelli che impugnano i loro strumenti come se da quelli dipendesse la loro vita, riempiono le strade di colore e le rendono meno vuote.
Ci sono poi le chitarre, musica ad ogni angolo e in ogni via, a volte solo una felpa larga ed il ritmo che scorre nelle vene.
Tante insegne e luci colorate nelle grandi vetrine, cartelloni pubblicitari e grattacieli che son sedi di importanti multinazionali, il crimine si annida in ogni anfratto.
Si respira la vita a New York, l'arte che prende forma attraverso ogni oggetto, si modella sulle anime delle persone, e la metropoli ti entra dentro come un sogno, sconvolge chiunque passi di lì, chiudi gli occhi e basta solo un attimo.

Tra i vicoli bui e maleodoranti della tredicesima strada – Zayn Malik, diciannove anni appena compiuti – porta un cappuccio di un felpa nera e logora sulla testa, dei pennelli e delle bombolette spray tra le mani, un fazzoletto a coprirgli il volto e si aggira furtivamente in quegli angusti spazi, alla ricerca di una superficie anonima e grigia da poter imbrattare.
Sta per perdere la pazienza, ma fortunatamente stasera Liam, non è con lui.
Sorride con la lingua tra i denti, il ciuffo nero come la pece che sfida la gravità e finalmente riesce ad individuare una parete vuota, lontana dal nuovo complesso di palazzi tutti uguali e conformi alla massa.
Spruzza, libera il colore, mentre porta una mano a coprirgli la bocca, si sente vivo mentre le macchie di colore ricoprono la superficie grigia di cemento donandogli nuova vita, e sorride ancora perché gli piace tutto questo.
Le linee ed i colori si mescolano, deve fare in fretta se non vuole che qualcuno lo scopra.
New York è rumorosa quella notte, nessuno immagina che presto diverse vite si scontreranno in un appuntamento col destino.
Ha appena terminato il primo pezzo del murales e subito si arrampica agilmente sul cassonetto chiuso per avere una visuale migliore di ciò che sta realizzando.
Rischia di rompersi l'osso del collo ancora una volta, ma gli allenamenti con la crew dei The Rogue, hanno migliorato decisamente i suoi movimenti, rendendolo più elastico.
Zayn a chi gli domanda cosa fa nella vita, dice che lui è principalmente un artista: crea, immagina, sente il cuore battere ed accelerare la corsa mentre le sensazioni che sta provando lo investono e lo travolgono come un paracadutista in caduta libera.
Salta agilmente giù e traccia meglio i contorni dei neri palazzi che conosce così bene, poi riproduce l'immagine di se stesso sul muro: un ragazzo incappucciato avvolto in una felpa nera, lo sguardo celato e le braccia lunghe che avvolgono i grattacieli notturni di New York.
E come ogni notte Zayn si sente il padrone del mondo, può quasi stringerla tra le mani quella città che tanto ama ma che a volte lo spaventa.
In strada non ci sono regole, ma la società le impone, gli è stato insegnato che un buon cittadino dovrebbe avere rispetto degli spazi pubblici, che non dovrebbe vandalizzare le strutture, ma Zayn ha sempre odiato le regole e prova un piacere piuttosto sadico nell'infrangerle. Odia la staticità di quelle anonime strutture asettiche e grigie, ed ogni notte compie il miracolo.
Lontano da occhi indiscreti – e da Liam – libera se stesso.
Dipinge e graffia i muri, risplende di luce propria mentre il suo animo s'infiamma.
A creazione ultimata, si ferma un attimo ad ammirarla: le linee scure, i tratti marcati e sicuri, effetti ottici che infondono profondità al murales.
Vita. Arte. Per lui è sempre stato così, nessuna linea all'orizzonte che traccia il confine.
Poi si avvicina di nuovo alla sua opera ed anche gli occhi sorridono mentre lascia un segno di riconoscimento: ZAP!
S'infila nuovamente il cappuccio e sparisce nel buio della notte newyorkese.

*

Harry Styles è agitato quel freddo lunedì mattina di fine settembre.
Non agitato nel senso meno preoccupante del termine, no, è agitato nel senso che da un momento all'altro sicuramente vomiterà la poca frutta che si è concesso a colazione quella mattina.
Afferra il suo enorme borsone grigio troppo pieno di cianfrusaglie, borsone anonimo per uno che ha sempre preferito i colori accesi e sgargianti tipo giallo canarino e verde evidenziatore, e se lo carica sulle spalle larghe e muscolose ricoperte di tatuaggi.
Un volantino è nascosto da qualche parte tra camicie colorata, bandane floreali, scarpette nere di danza e lacci per capelli, insieme agli asciugamani puliti gettati a casaccio col resto.
Il volantino giace inerme sul fondo della sacca ed Harry lo sente quasi perforare il fondo del borsone per quanto bruci.
Si tratta di un foglio giallo, probabilmente carta riciclata, con una scritta grande e nera in cima: tra tre settimane si svolgerà la Battle Dancetra crew, una sfida alla quale tutti i ballerini di hip hop e non, potranno partecipare per dimostrare di essere i campioni indiscussi in quella categoria di ballo di strada.
Le selezioni partono da una rimessa in fondo alla sedicesima strada, si passa per le eliminatorie, per poi giungere sul podio a riscuotere non pochi soldi e tanta fama che non guasta mai.
Il riccio proprio non lo sa per quale assurdo motivo ha afferrato quel volantino dalle mani del ragazzo pieno di piercing che ha incontrato in metro; solo, quando gli è stato gentilmente messo davanti agli occhi non se l'è sentita di buttarlo nel cestino della spazzatura posizionato alla sua destra.
L'ha semplicemente inserito nel borsone ed ha continuato a camminare verso il grande appartamento lussuoso che i suoi genitori gli hanno comprato qualche anno fa in una bella zona di New York.
Harry ha sempre pensato che fosse troppo grande per uno come lui: uno a cui la solitudine ha sempre fatto paura, soprattutto da quando sua madre lo ha lasciato solo per davvero e in balia degli eventi.
L'edificio in cui si trova l'appartamento non è molto distante da Central Park però, infatti quello è un luogo che frequenta spesso nelle ore pomeridiane, tanto per distrarsi dalla sua vita opprimente e vuota.

Quella mattina ha deciso di non pensare al volantino mentre si trascina pigramente verso il bagno e si sistema un cappellino di lana rosa sui capelli ricci, sparati in modo scomposto in ogni direzione.
Dovrebbe seriamente tagliarli, seriamente. Ma poi si guarda allo specchio, il codino viene così bene ora che sono più lunghi, e quindi ci rinuncia, acconciandoli in uno chignon quasi perfetto. Quasi.
Ha un appuntamento importante con il destino: un'audizione alla Juilliard potrebbe finalmente dare la svolta decisiva all'apatia nella quale si è rinchiuso da un anno a questa parte. Dopo le continue liti con suo padre e la volontà di volersene andare da quella casa dalle pareti bianche ed opprimenti, ora ha una via di fuga.
Sta per tentare un'audizione in una delle più prestigiose scuole di danza, e questo potrebbe davvero essere il sogno di tutta una vita, o forse no, non lo sa per certo, Harry non sa più niente da tanto tempo ormai.
Ha solo una possibilità e zero margine d'errore però, e non può permettersi di sbagliare qualcosa dal momento che ha lottato parecchio per arrivare dov'è adesso.
Ha sacrificato la sua vita sociale ed i suoi amici per rinchiudersi in sala prove per ore ed ore, a provare quei passi estremamente difficili e riuscire ad eseguirli alla perfezione.
Questo tipo di danza esige la perfezione, rigore interiore e cura esteriore, regole ferree e disciplina, lo sa da quando ha compiuto sedici anni e sua madre ha deciso che la sua vita sarebbe stata quella: diventare un ballerino professionista conosciuto a livello mondiale.
Harry non ha sempre praticato la danza classica, era un desiderio di Anne, e da quando lei lo ha lasciato, ha deciso di provarci, per sentirsi meno solo.
Lei è semplicemente morta, ed ora Harry tutte quelle regole non le sopporta, odia sua madre per averlo lasciato solo, ma fa tutto quello per sentirsi meno in colpa nei suoi confronti, anche se questo vuol dire sacrificare se stesso e le sue passioni.
Un tempo sentiva di dover fare qualcosa perché qualcuno altro glielo imponeva, non aveva patti o catene che lo vincolavano, mentre adesso... adesso, guardando il suo riflesso allo specchio, il riccio nota che le sue occhiaie sono un po' più pronunciate, il suo corpo magro è muscoloso, ma spento.
E quando continua a ripetersi che quello è il suo sogno e non quello di sua madre, si rende conto che è diventato un po' più bravo a mentire, e che lui alla libertà, ha rinunciato da troppo tempo ormai.

*

Fin da quando ha mosso i suoi primi passi, Louis sognava di ballare.
Sapeva che un giorno avrebbe fatto solo quello nella vita, avrebbe ballato.
La musica ce l'ha nel sangue, il ritmo gli scorre nelle vene, le gocce di sudore che colano dalla fronte abbronzata non fanno altro che testimoniare quanto si sia impegnato per raggiungere quel traguardo.
Ma Louis odia le regole, non segue nessun corso di danza e si muove tra i vicoli, cappellino con visiera rigorosamente girato e vans consumate: nere. O rosse, quando perde le altre, e succede davvero frequentemente.
Balla in strada perché fa parte di una crew, i The Rogue.
Ha solo una certezza per adesso: presto parteciperà alla grande Battle Dance insieme ai suoi amici e compagni di squadra.
Quella mattina i suoi capelli non ne vogliono sapere di non svolazzare, così afferra il suo skate colorato (Zayn ha inciso sopra il suo nome!) – perché il suo stile non è mai cambiato, nonostante le apparenze – e si dirige spedito verso Central Park.
La città è mattiniera, forse non è mai andata a dormire, o si è già svegliata da un pezzo mentre lui sfreccia sulla tavola evitando magistralmente qualche signora anziana ancora addormentata che barcolla insicura e rischia di finire contro un albero.
Evita di schiantarsi contro un chiosco di hot dog, e spaventa un ragazzo che suona la chitarra, mentre già lontano gli urla: 'Scusa! Vado di fretta!'
Arresta la sua folle corsa solo nei pressi del parco, frenando con il piede lo skate ed afferrandolo con la mano per portarlo sotto braccio. Si aggiusta il cappello e si dirige a passo spedito verso le panchine.
Lì, a suo agio tra la folla di gente che anima il luogo, occupato a stringere un cappuccino scadente di Starbucks tra le mani piccole c'è Nial Horan, che gli sorride in modo luminoso come sempre.
Louis è un ragazzo dalla battuta facile, Niall al contrario è un ragazzo dalla risata facile, e soprattutto contagiosa, risata che spesso e volentieri è Louis a provocare.
I suoi amici glielo dicono sempre che qualsiasi cazzata esca dalla bocca di Tomlinson, scatena quel suono leggero e spensierato che è la risata del biondo irlandese.
Niall ama la vita, se la gode a pieno, ma non è un biondo naturale, si tinge perché 'Un artista colora i capelli almeno una volta a settimana!', e così i suoi capelli – che hanno visto sicuramente tempi migliori – sono stati verdi, blu, rosa come lo zucchero filato delle fiere, ed anche rossi, ma come Louis ama ripetergli lui è un abitudinario fondamentalmente, ed infatti Niall torna sempre nella sua compagnia di nicchia, suona sempre il ritornello di una vecchia canzone irlandese con la sua adorata chitarra (alla quale ha dato addirittura il nome di una vecchia fiamma che non vede più da troppo tempo), e mangia sempre il solito cibo spazzatura comprato al Mac.
Perciò Niall torna sempre biondo, alla fine: gli piace sorprendere gli altri, ma gli piace anche essere un amico fedele su cui poter sempre contare e Louis tutto questo lo sa, per questo l'irlandese è uno dei suoi migliori amici.
Niall fa parte dei The Rogue, si occupa dell'organizzazione delle coreografie di danza e suona occasionalmente la chitarra durante le feste, ma questa è un'altra storia.
Quella mattina i Nouis, così li chiama il resto del gruppo, devono recarsi alla Juilliard – un'amica del biondo, che insegna danza classica nell'esclusiva scuola newyorkese, ma che ha uno spirito libertino nascosto – ha deciso di dargli una mano con i passi, per far si che possano partecipare alla battle dance ed essere quanto meno convincenti.

"Tommo!"
"Horan, la chitarra almeno per oggi potevi lasciarla a casa. O vuoi improvvisare High School Musical in Central Park?"
Louis sogghigna ma Niall non sembra entusiasta dell'idea appena proposta.
"Pensi davvero che la gente rimarrebbe impressionata se mettessi in scena High School Musical?"
Ridono entrambi, ma poi Louis decide di rivolgersi al gruppo sperando che le chiacchiere allentino la pressione e l'ansia che gli sta divorando lo stomaco: non vede l'ora d'iscriversi alla competizione e di dirlo agli altri, finalmente faranno qualcosa per farsi notare.
"Di che cazzo parlavate?"
Niall avvolge un braccio sulle sue spalle e gli occhi azzurri di Louis si posano su Luke e Ashton che stanno discutendo animatamente di un nuovo murales apparso come per magia in una strada isolata non molto distante da lì.
Niall li guarda distrattamente mentre scarta una barretta al cioccolato e ne porge un pezzo all'amico che lo guarda schifato allontanandola subito dopo. Il biondo sembra non farci caso mentre la morde.
"Hai visto il nuovo murales? Sembra ci sia un nuovo artista in zona, e gli altri si sentono come dire.. minacciati. Sai quella cosa strana di non invadere gli spazi altrui ed i muri – l'irlandese ruota teatralmente la mano in cui tiene la barretta ed alza gli occhi al cielo – quella cosa lì, hai capito dai. Col cazzo comunque, per me sono solo invidiosi."
"In realtà ho preso un'altra strada stamattina, ma è davvero così bello il murales?"
"Cosa ne vuoi sapere tu, che fai solo balletti e morte del cigno."
Louis storce il naso, non ballerebbe mai danza classica, che schifo.
Sono tutti agitati, quella a cui quasi sicuramente parteciperanno, sarà la prima battle dance per la quale sono riusciti a racimolare abbastanza soldi da potersi iscrivere, e non possono avere distrazioni, neppure se si tratta di nuovi murales comparsi dal nulla.
Louis estrae il volantino dalla tasca dei vecchi jeans sbiaditi e lo porge all'amico che immediatamente lo mostra al resto del gruppo sventolandolo in aria.
Non tutti conoscono le loro intenzioni, così Niall e Louis colgono al volo l'occasione per dare letteralmente, 'il via alle danze'.
"Hey bestie, battle dance?"
Un coro di voci si alza e facce incredule stanno fissando l'irlandese.
"Si, banda d'idioti. Che ne dite? Ci iscriviamo? Lo so che non vi affiderete mai a me come coreografo, ma uno qualificato lo conosco, quindi siamo apposto.
"Certo, dove prendiamo i soldi Nì?"
"I soldi li abbiamo."
E Louis a rispondere a Ed.
"Ricordate i ricavati degli spettacoli che improvvisavamo in strada qualche mese fa? Li ho messi in una cassa comune, adesso sono abbastanza per iscriverci prima che scada il termine utile."
"E cosa stiamo aspettando?"
"Din, din, din, risposta esatta Luke!"
I ragazzi si passano il pezzo di carta, un'occhiata perplessa e dieci imprecazioni dopo, approvano tutti la proposta con una serie di urla eccitate, anche Ed e Sophia sono d'accordo.
Louis fa la linguaccia al biondo e Niall come da manuale, scoppia in una fragorosa risata.
Sapevano che li avrebbero convinti tutti.

Harry sposta il peso del proprio corpo da un piede all'altro, le punte sporche di gesso e la postura traballante.
Si è cambiato d'abito ed ha indossato un pantalone nero ed una canotta, ha tirato i capelli indietro grazie ad una laccetto ed ora si sente un po' spaesato.
Inizialmente trovava terribilmente imbarazzante conciarsi in quel modo, poi, più le settimane passavano, meno il resto diventava importante, ora è quasi a suo agio vestito così.
Sono mesi che si impegna solo nella danza classica, trascura il resto e non mangia quasi.
Ha acquistato però sicurezza nei movimenti, è diventato bravo con la postura: rigida ed impostata, ma il suo corpo non sembra mai perfettamente adatto a quel tipo di passi, la sua insegnante infatti, glielo ripeteva in continuazione che era scoordinato di natura. Forse un segno?
Ma il riccio non ha mai mollato, la danza, anche se non quella classica, è tutta la sua vita, e se dopo tutto quello che era successo finalmente era riuscito a lasciare parte della sua vecchia vita alle spalle, è solo merito della danza, anche se si tratta di danza classica e coreografie dello schiaccianoci.
Avrebbe passato quell'audizione, dimostrando a se stesso di essere in grado di combinare qualcosa nella vita oltre che commiserarsi tutto il tempo.
Agitato come mai in vita sua, sobbalza quando il suo nome viene pronunciato a gran voce nella sala. Presenterà una variazione dello schiaccianoci, ovviamente.
Variazione che ormai conosce a memoria, spera solo di non inciampare nei suoi stessi piedi per l'agitazione, non sarebbe la prima volta che succede, ma dannazione! questa è un'audizione importante.

Harry non solo salta e non inciampa, quasi spicca il volo e si muove leggero, impostato ma non rigido, la sua insegnante sarebbe fiera di lui, ma in fondo a chi importa.
Impeccabile e con lo sguardo serio e spento, la testa leggermente piegata, le goccioline di sudore che gli scivolano dalla fronte, e i ricci ormai bagnati che gli ricadono ai lati del viso magro sfuggendo al controllo del laccio.
Harry lascia i giudici sbalorditi, tanto che gli fanno i complimenti per il suo fisico perfetto e per la sua postura pulita, quello sorride, consapevole di avercela fatta.
Quando però si passa un asciugamano tra i capelli e s'infila la sua t-shirt nera, quella voragine che ha dentro si allarga sempre di più: quel peso sul cuore non gli permette quasi di respirare, è solo buio.
Lo sente che qualcosa manca mentre si sfila le punte per indossare le sue converse bianche, non aveva un attacco di panico da troppo tempo.

"Scordatelo Niall, nemmeno tra un milione di anni! Non ci tingeremo i capelli di rosa per la coreografia! Non voglio somigliare ad Avril Lavigne, ti prego ho una dignità, mica sono come te!"
Louis sta palleggiando mentre lancia un'occhiata di fuoco al biondo.
"Sei noioso! Secondo me ti donerebbero."
Gli strizza la guancia e Louis fa una smorfia scocciata verso l'insegnante bionda amica dell'irlandese.
Louise è una bella donna, insegna danza classica ed è bionda. Ma a Louise i capelli biondi non piacciono e così li ha sfumati di rosa, ha una figlia piccola, Lux, ed un marito matto quanto lei pieno di tatuaggi: l'irlandese ogni tanto fa da baby sitter ad entrambi, e Louis a sua volta lo fa a tutti e tre, la vita è difficile certe volte.
"Va bene, niente tinta, ma fatemi vedere cosa siete in grado di fare con i piedi e con le braccia, andiamo."
Il sole sta ormai calando quando Harry, dopo essersi ripreso da un attacco di panico in piena regola, sta camminando lungo il corridoio deserto.
Anche le audizioni per la categoria hip hop sono terminate da un pezzo nella sala grande, ma a lui sembra di sentir qualcuno parlare in modo fitto e senza pensarci troppo si avvicina per spiare dalle vetrate trasparenti e lucide all'interno della sala piena di specchi.
"Smettila di darmi pacche sulle spalle o ti uccido adesso, di fronte a tutti."
Niall si finge offeso, portandosi una mano sul cuore teatralmente.
"Non lo faresti. E poi tutti chi? Ci siamo solo noi tre, vorresti turbare la psiche della povera Louise?"
"Scommettiamo?"
"Smettetela! Quanti anni avete, dodici? Dammi il cd Niall ed iniziamo."
Louise inserisce il disco mentre le note di This is what it feels like avvolgono l'enorme sala.
Finalmente le gambe dei due ragazzi si muovono, Louis inizia a spostarsi da un lato all'altro ed agilmente non sbaglia un passo, ha il volto rilassato e sorridente e Niall sta al gioco, conoscono quella canzone a memoria, eseguono con facilità dei passi improvvisati, seguono il ritmo della musica e sono bravi: capriole, salti, riescono ad impressionare la donna che sorride soddisfatta.
Harry viene immediatamente colpito da quella visione: guarda rapito Louis che balla, ed il peso sul cuore per un momento scompare.
Ha lo sguardo fisso sul ballerino e non capisce cosa stia succedendo mentre guarda quel ragazzo muoversi libero, ancheggiare e tenere il tempo insieme al biondo.
Ha un sorriso beffardo sul volto Louis, quasi volesse prendersi gioco del mondo e il riccio lo nota.
Harry riesce quasi a percepire tramite lui cosa si provi a rompere le catene ed a ballare solo per il gusto di farlo, un tempo anche lui sapeva cosa significasse avere passione.

Proprio la passione arde negli occhi del ballerino di hip hop, attraversa il corpo tonico e piccolo, è in ogni passo che compie, la sente nell'aria, si diffonde.
Prima che possa chiudere gli occhi, la musica si ferma e lui torna alla realtà, Louise batte le mani contenta una volta finita l'esibizione, e Louis pensa che sia andata meglio di quanto sperava, batte il cinque a Niall che si siede a terra a gambe incrociate e scarta una caramella alla frutta soddisfatto.
"Siete schifosamente bravi per non avere tecnica, ma si può sempre migliorare."
Niall sorride, poi si alza e si avvicina all'orecchio di Louis per sussurrargli qualcosa ridendo.
"Quel tipo oltre la vetrata ti ha osservato tutto il tempo, immagino tu abbia fatto colpo Tommo."
Louis si volta di scatto e guarda il ragazzo riccio che, bandana in testa fermata saldamente per contenere una cascata di capelli ricci, ora ha distolto lo sguardo imbarazzato e si sta muovendo velocemente per andarsene.
"Louise, conosci quel tipo?"
"Oh si, Harry! Vieni, entra tesoro."
Il ragazzo si blocca e torna indietro, lo sguardo basso mentre avanza e si guarda i piedi.
"Com'è andata l'audizione? I miei colleghi sono rimasti impressionati ho sentito."
"C-credo bene."
"Sarà andata alla grande, sei sempre troppo modesto tu."
"Scusate?"
Niall stringe un braccio intorno alle spalle di Louis sorridendo a Louise ed indicando Harry.
"Oh si, lui è Harry, è qui per studiare danza classica, lo conosco perché ero amica di sua madre. Comunque, prima che mi dimentichi, la data della battle dance ragazzi?"
"Prima delle vacanze di Natale abbiamo le eliminatorie, se siamo dentro o no lo sapremo il ventidue ottobre dopo le audizioni, se così si possono chiamare. Se passiamo, si seguirà il calendario."
"Perfetto, possiamo mettere su una coreografia degna di chiamarsi tale per quella data."
"State parlando della sfida tra crew?"
Harry arrossisce, a volte non riesce a tenere la bocca chiusa.
"Si, parteciperai anche tu?"
L'irlandese si avvicina al riccio e gli porge la mano per presentarsi.
"Comunque, io sono Niall."
"Harry."
Il riccio sorride e due fossette fanno la loro comparsa, poi il suo sguardo si sposta di nuovo su Louis che lo inchioda con i suoi occhi di ghiaccio, Harry rabbrividisce ma non smette di sorridere.
"E lui è Louis, è un ragazzo timido."
"Oh, sta zitto Horan."
Si fissano insistentemente mentre Louis si avvicina ad Harry e quello si ritrae agitato.
"Smettila di fissarlo Lou, così lo spaventi."
"Hai fatto un'audizione di danza classica, giusto? Perché t'interessa la battle dance? I tipi come te disprezzano l'hip hop."
Gli gira intorno come a studiarlo mentre il biondo ride ed Harry si sente avvampare per l'imbarazzo.
"Sei proprio un tipo da danza classica, con questo fisico poi."
Niall gli dà una pacca sulla spalla ma Louis sembra non farci caso.
"Non mi interessa infatti."
Anche Harry però continua a fissarlo, ed attraverso la scollatura della maglia nota i numerosi tatuaggi che macchiano quella pelle leggermente abbronzata.
"Io e Louis balliamo hip hop Harry, ma non hai risposto! Allora, parteciperai?"
"Io? No, non sono bravo in quel tipo di danza, ma sembra bello, e voi siete bravi."
In realtà Harry pensa che Louis sia molto più che bravo, e sexy, soprattutto sexy.
Louis gli lancia un'altra occhiata interessata: lui non ha mai creduto nelle anime gemelle e in tutte quelle sciocchezze dell'oroscopo, crede invece che le cose capitino sempre per una ragione però, e quindi osserva Harry e le sue gambe lunghe fasciate da uno skinny jeans nero strappato sulle cosce, le converse bianche e la t-shirt trasparente che lascia intravedere dei tatuaggi che forse raccontano una storia.
Ha lo sguardo triste e vuoto nota Louis.
Vede riflesso il suo stesso sguardo di qualche anno fa prima di trasferirsi a New York, non crede di sbagliarsi su questo, ma non lo dice al riccio, non si conoscono.
"Lo è amico, divertente intendo! Vuoi partecipare? Lou potrebbe insegnarti qualche passo, o anche noi due potremmo, vero Louis? Ci serve gente e tu comunque balli, anche se classico."
Harry è intimorito da Louis che continua a fissarlo insistentemente per altri minuti, quasi aspettando la sua risposta.
"No davvero, io non ballo hip hop, sarei d'intralcio. Scusate ma, ora devo andare."
Harry si sente nudo di fronte a quel ragazzo dagli occhi azzurri, si sente spogliato di ogni certezza e quello sguardo di ghiaccio sembra bruciargli dentro, quindi si volta e se ne va.
Perché un'anima libera la riconosci quando la vedi, e ti basta stargli accanto anche solo per un attimo, che ti ritrovi a bramare ardentemente un po' di quella libertà che la pervade e la caratterizza.
E che Louis fosse un'anima libera, Harry lo avrebbe presto scoperto.

*

Liam e Zayn si firmano Batman e Robin, perchè loro lavorano insieme da sempre.
Liam crede davvero di essere Batman - ha anche la maglietta nera con il logo! – e quindi di conseguenza crede di essere il capo tra i due. In realtà il vero artista è Zayn.
Il moro lo ama troppo per farglielo notare, così quando dei nuovi murales fanno la loro comparsa su di un muro vecchio a New York, o su qualche ponte sgangherato, o nei vicoli bui, e Liam dice 'È uno spettacolo, vero?' Zayn si limita a fare spallucce ed a sorridere. Estrae una sigaretta dal pacchetto delle emergenze che tiene in tasca ed aggiunge: 'Naturale Lì, sei tu l'artista!'
Così gli occhi color nocciola di Liam sorridono, perché l'amore è anche questo: sorrisi.
Ma Zayn da un po' di tempo non riesce più a sorridere come vorrebbe.
Continua a disegnare nel tempo libero e lavora con il suo ragazzo al bar: passa con lui tanto tempo, troppo tempo, ma non riesce a dirglielo. Si sente bloccato in un vortice di quotidianità dalla quale non riesce più ad uscire, ha bisogno di un cambiamento, qualcuno che stravolga le sue convinzioni e che lo aiuti a sentirsi di nuovo giusto.
Questo però non può davvero dirlo al suo Batman, perché se Robin avesse detto a Batman che ad un certo punto si fosse stancato di fare la spalla, il mondo avrebbe smesso di credere nei supereroi.
Zayn comunque è fatto così, tiene tutto dentro finchè può, non confessa, non racconta, ma crea murales, e pensandoci bene quello è il suo modo di esprimere quel qualcosa che non riesce a confessare a parole.
Dipinge le storie che vorrebbe vivere, quelle che vorrebbe tramutare in realtà, e lo fa sui muri, sui fogli bianchi, perchè il suo corpo pieno di inchiostro non gli basta più.
Crede di avere così tanto da dire e così poco tempo.
D'abitudine, all'imbrunire di una notte che si preannuncia oscura e tempestosa, dopo aver girato in lungo e in largo per trovare gli attrezzi necessari a realizzare un nuovo attacco d'arte, Zayn torna da Liam e raggiungono insieme un locale che ha aperto da qualche mese, ma nel quale nessuno dei due ha ancora messo piede.
Ed anche quella volta, mentre camminano mano nella mano verso il locale, il moro non confessa.

E stata una lunga giornata per Louis. Dopo la tappa alla Juilliard ha deciso – non senza cercare di declinare l'invito più volte – di seguire Niall nel nuovo ristorante italiano che hanno aperto nei pressi della metro che prende per tornare a casa.
L'irlandese, con uno stomaco da far invidia, ha divorato ben sei ordinazioni, tra cui un primo consistente in un piatto di pasta al sugo riuscito terribilmente male, ed un dolce dall'aspetto invitante, ma che poi si è rivelato essere peggiore della pasta.
Louis ha mangiato un hot dog al volo, aveva lo stomaco chiuso.
Sono passate le otto di sera quando decide di percorrere la strada che ha evitato stamattina evitando di nuovo la metro: non lo ammetterà mai, ma è davvero curioso di ammirare il nuovo murales di cui tutti parlano.
Poi prenderà un po' in giro Niall e il suo spropositato amore per le colossali merdate, perché Louis lo sa che sarà la solita merdata.
Così sale sul suo skate ed arriva a destinazione in meno di venti minuti grazie alle scorciatoie che ha imparato negli anni.
Colori scuri risaltano agli occhi, il nero predomina ed il disegno ricopre interamente la grande parete.
È asfissiante, un senso di angoscia pervade il disegno, ma allo stesso tempo anche al buio le luci gialle che colorano le finestre dei palazzi rigorosamente neri, brillano.
Uno spiraglio di luce in quella predominanza di colori scuri.
Sorprendentemente il ragazzo rimane a bocca aperta e continua a guardare l'opera.
Nelle ultime settimane ha visto apparire una quantità spropositata di graffiti e murales, ma si rende improvvisamente conto che niente riesce ad eguagliare il capolavoro che ha davanti agli occhi.
Appoggia la mano e segue i contorni dell'opera d'arte con le dita, guarda ammirato la tecnica – Niall gli ha insegnato a riconoscere i murales fatti bene – e sorride perchè è davvero bello: sembra quasi che il ragazzo incappucciato voglia afferrare la città tra le mani e manipolarla a proprio piacimento neanche fosse un pezzo di creta.
La figura umana incappucciata che si presenta di fronte ai suoi occhi potrebbe o non potrebbe essere l'artista: il volto è comunque coperto dalla felpa e un po' gli dispiace perchè onestamente guarderebbe volentieri negli occhi il ragazzo che ha dipinto quel capolavoro, gli sembra di conoscerlo.
La predominanza del nero e del blu lo portano a pensare che quasi certamente il writer abbia un animo malinconico e tormentato, proprio come il suo.
Si rende conto che queste sono solo ipotesi ed estrae il cellulare dalla tasca per fare una foto ricordo da postare su twitter.
Si accorge con orrore che sono quasi le nove quando sta per scattare, e se non si sbriga ad andare al nuovo locale dove gli altri lo aspettano farà tardi, e domani non riuscirà ad alzarsi per le prove.
Nel momento in cui alza di nuovo la testa per guardare il murales un'ultima volta, qualcosa, o meglio qualcuno, ha un incontro ravvicinato con la sua spalla.
"Oh cazzo – l'iphone gli vola quasi via dalle mani – guarda dove vai, coglione."
Il borsone dell'altro cade ai suoi piedi e gli occhi azzurri incontrano una massa informe ed indomabile di ricci, ricci familiari ed occhi verdi e fossette che non aveva ancora notato.
"Simpatico.. – il ragazzo solleva lo sguardo massaggiandosi un braccio: nel momento in cui i suoi occhi verdi collidono con quelli azzurri di Louis, il tempo sembra congelarsi per qualche secondo – maledizione."
I due si guardano, si sfidano, anche se effettivamente non si conoscono ancora.
Louis batte un piede a tempo sul cemento freddo ed Harry vuole solo andare via, è stata una lunga giornata, ma il ragazzo dagli occhi di ghiaccio non muove un muscolo, sorride semplicemente e si sforza di parlare cercando di rompere quel silenzio imbarazzante.
"Non volevo esserlo, simpatico intendo."
"Senti, stavo andando via, se non ti dispiace."
Cerca di spostarlo con la mano dopo essersi tirato su ma quello gli gira intorno, guarda la parete e sorride ancora.
"Visto che bello?" – Louis indica il murales con il pollice, ma non si gira.
"Si, ho visto."
Harry vuole ancora andare via, peccato che per la prima volta, le sue gambe non rispondano ai comandi.
"Che ne pensi?"
"Carino."
Louis lo guarda interrogativo, vorrebbe lanciargli addosso una delle sue vans nere ma si trattiene, in fondo non tutti possono avere un buon senso estetico.
"Carino. Seriamente Harry... carino?"
"Che vuoi, ho visto di meglio."
Harry sta mentendo, perché lui se ne intende, e quello dipinto sul muro non è solo carino. Ma Louis è terribilmente irritante, ed è libero,terribilmente libero.
Infatti scoppia improvvisamente a ridere ed il ragazzo dagli occhi smeraldo lo guarda accigliato e offeso smettendo per un momento di pensare ad altro.
"Perchè stai così sulla difensiva, Harry? Non mordo eh. Mi tratti con... sufficienza, ecco."
"Non sto sulla difensiva, e poi che t'importa, non ci conosciamo nemmeno."
"Ma potremmo. E inoltre, mi dà terribilmente fastidio essere ignorato."
"Oh, l'ho notato, Louis. E smettila di fissarmi."
Il riccio alza gli occhi al cielo sistemandosi meglio il borsone sulla spalla, ed è di nuovo teso. Dannato ragazzo sconosciuto dagli occhi azzurri.
"Sembra tu abbia un palo nel culo. Scusa il francesismo, ma è la danza classica? Insomma non che non lo sapessi ma, è così terribile?"
"La danza classica non è terribile."
Louis si sofferma un attimo sul corpo statuario di Harry: porta una felpa larga, molto simile a quella del ragazzo raffigurato nel graffito, ha un portamento abbastanza goffo, degli skinny jeans strettissimi quasi fossero una seconda pelle, sempre strappati, ed un paio di converse bianche in contrasto con il resto, è quasi lo stesso abbigliamento di oggi pomeriggio, sicuramente non è tornato a casa.
Il vero capolavoro però, pensa Louis, sono i suoi occhi di quel verde quasi innaturale, ed il suo broncio adorabile che ha appena fatto la comparsa su quelle labbra sottili color ciliegia.
"Allora rilassati, conosciamoci, potrei insegnarti qualche passo di danza, vera danza – assottiglia lo sguardo ed Harry trema di nuovo – ma prima, ti va di mangiare qualcosa? Stavo raggiungendo degli amici, potremmo conoscerci lì, che ne dici?"
Louis sospira, l'aria si fa più pesante.
"No, grazie. E smettila di girarmi intorno, e senza offesa ti ripeto, non ci conosciamo nemmeno. Chi mi assicura che tu non sia un serial killer pronto a farmi a pezzetti ed a gettarmi in un cassonetto in un vicolo che puzza di piscio di gatto?"
Harry scoppia a ridere sguaiatamente lasciandosi finalmente andare, e Louis pensa che quel suono così acuto e improvviso dovrebbe essere fermato immediatamente.
Allo stesso tempo pensa anche che Harry sia terribilmente dolce quando ride, e che dovrebbe spaventarsi un po' di quest'ultima osservazione.
Ma non lo fa, Louis non si spaventa mai.
"Immagino nessuno. Ma non ti facevo un tipo da film horror. Senti, facciamo così, se tu vieni con me, la prossima volta t'insegno qualche passo hip hop, va bene?"
"Non voglio imparare l'hip hop. La danza classica mi basta."
E' un gioco di sguardi, Harry non ha intenzione di cedere, ma Louis è un bravo giocatore, e occasionalmente gli piace anche barare.
"Allora potrei prometterti qualcos'altro, insegnarti qualcos'altro, scegli tu."
"Senti Louis, - Harry si passa una mano tra i capelli – perchè ti interessa così tanto diventare mio amico o qualsiasi altra cosa tu voglia che diventiamo? Credimi, sono un disastro nei rapporti sociali, non sono interessante, studio danza tutto il tempo, non sono adatto alle feste."
"Non importa, io nemmeno ci vado alle feste. E comunque ho deciso così – Louis fa spallucce – quindi, chiedi pure. Qual è la posta in gioco?"
Harry si guarda intorno rassegnato, poi i suoi occhi si posano sull'oggetto colorato a cui prima non aveva fatto caso, che Louis tiene sotto il braccio quasi fosse un tesoro di inestimabile valore.
"Quello!"
"Cosa?"
Il riccio lo indica e due fossette fanno la loro apparizione sul suo volto angelico.
"Insegnami ad andare sullo skate e vengo con te."
Louis ghigna perché è da quando ha incrociato lo sguardo di Harry alle audizioni che voleva parlare con lui. Ed ora non soltanto c'è riuscito, ma gli insegnerà addirittura ad andare sullo skate, una passeggiata insomma.
Poi Harry inciampa mentre si avvicina per stringergli la mano, e Louis alza gli occhi al cielo. Ok, forse non sarà una passeggiata, ma hey, lui è uno che non si arrende.


"Il destino non fa cenni: alza la mano e dà la risposta, non suggerisce. Le risposte le hai solo quando lui ha finito, sta andando a letto. Il destino, te ne accorgi che c'è quando guardi indietro, mai quando guardi avanti."

II

Quella notte le strade di cinque ragazzi s'incrociano di fronte alle porte automatiche del bar One Direction, tra la ventunesima e la ventiduesima strada.
Era una fredda sera di settembre nella grande e luminosa New York, quando Liam, Harry, Zayn, Niall e Louis andarono incontro ai loro destini.
Nessuno conosce realmente l'altro, nessuno sa che le loro anime affini sono destinate a scontrarsi e con un urto violento rompersi, per poi risollevarsi un po' più forti di prima.
Nessuno sa cosa l'altro realmente desideri, eppure un'aspirazione comune è annidata nei loro cuori: vogliono sentirsi liberi, nient'altro.

Liam guarda l'insegna luminosa e poi di riflesso osserva Zayn che gli sembra più pensieroso del solito.
"Che cazzo di nome è One Direction?"
"Un nome, non devi dare per forza una spiegazione a qualsiasi cosa Liam, muoviti che fa freddo qui."
"Ok, entriamo che sto congelando anch'io."
I due ragazzi occupano il tavolo con visuale sulla strada buia e caotica, poi ordinano una birra a testa. Proprio in quell'istante fanno il loro ingresso Louis ed Harry, mentre Niall li raggiunge immediatamente dopo. Ha il fiatone, dopo aver ricevuto il messaggio di Louis che ha inscenato l'apparizione di una gallina sul tavolo del locale, ha rincorso lui ed Harry per un lungo tratto di strada.
"Voi due, vi ho rincorso per due isolati, perché andavate così di fretta? dov'è la gallina?"
L'irlandese si guarda intorno, un sorriso sulle labbra quando Louis scoppia a ridere.
"Scusa, facevo vedere ad Harry come si usa uno skate, e comunque, davvero credevi ci fosse una gallina?"
"Vaffanculo Tomlinson. Vaffanculo. Leggi il labiale: v a f f a n c u l o."
"Ciao!"
Il riccio sorride all'irlandese che arrossisce per l'enorme figura di merda, ma ricambia, non è sorpreso che il riccio sia lì, e non si domanda dove Louis lo abbia trovato perché Louis, ottiene sempre quello che vuole, Niall lo conosce fin troppo bene, e diavolo, avrebbe dovuto anche sapere che la cazzata della gallina era appunto, una cazzata.
Quando finalmente trovano il tavolo libero Liam nota li nota e gli fa segno con la mano.
"Niall, Louis?"
"Liam, Zayn! Com'è che avete deciso di uscire con noi a quest'ora?"
"Potrei farti la stessa domanda."
"Vabbè, vi presento Harry, ballerino di danza classica."
"Piacere Harry, sono Liam. Lui è Zayn, il mio ragazzo."
Il moro arrossisce, poi si sporge un po' per stringere la mano al riccio che gli sorride incoraggiante.
Solo Harry ha notato che alla parola 'ragazzo', Zayn si sia improvvisamente irrigidito?
I cinque occupano lo stesso tavolo, e mentre Niall finisce le presentazioni ed ordina un piatto di patatine, Harry continua a guardare Louis di sottecchi, sono seduti vicini ma Louis guarda attentamente il braccio tatuato di Zayn.
Improvvisamente sembra accendersi una lampadina, ed il ragazzo dagli occhi azzurri finalmente ricorda dove ha già visto quello ZAP! colorato: ovviamente, la firma in fondo al murales. Perché non ha pensato prima al braccio pieno di inchiostro dell'amico?
"Zay?"
"Dimmi Lou."
Il moro gli sorride ma si pietrifica all'istante appena nota lo sguardo indagatore dell'altro.
"Sei tu il writer di cui tutti parlano."
Harry guarda scioccato Louis, perché quella non è una domanda. Zayn quasi non si strozza a causa di una patatina che ha fregato a Niall.
Liam gli tira una pacca un po' troppo forte sulla spalla esile, facendolo sobbalzare.
"Ah! Questo è il fottuto karma Zayn, così impari a fregarmi le patatine."
"Eh smettila, così lo ammazzi."
Lo ammonisce Harry, che ormai sembra essersi sciolto completamente.
"C-come hai fatto a capirlo?" – Liam guarda accigliato il suo compagno.
"Il tuo tatuaggio, porta la firma del writer. Non è una coincidenza vero?"
Zayn abbassa lo sguardo imbarazzato, non sa se dire la verità o mentire per non ferire Liam. Decide per la verità, quella viene sempre fuori alla fine della fiera.
"Sì. Forse sono io."
"Sei bravo. Anzi, sei una bomba. Lascia stare Harold, che ti trova solo carino. Perché non ce lo hai detto?"
Una sedia viene trascinata volutamente sul pavimento con forza, provocando un rumore assordante che fa voltare i presenti in sala.
Zayn capisce immediatamente di chi siano i passi che adesso si allontanano frettolosamente dal tavolo: si tratta di Liam, il suo Liam, o almeno quello che un tempo era suo.
Si alza e lo rincorre quando ormai è uscito fuori dal locale afferrandolo per un braccio, e l'altro si sarebbe voltato e gli avrebbe sorriso, ma Liam non è più sicuro di conoscere quella mano che ora lo stringe, non è più sicuro che quello sia lo stesso calore di quello che era il suo ragazzo. Zayn non è più suo da un po' di tempo.
"Hey... Batman."
Il moro gli posa una mano sulla spalla, ma quello si scosta voltandosi per guardarlo di nuovo negli occhi.
"Perchè non me l'hai detto? Non a loro, ma a me."
"Cosa avrei dovuto dirti Liam, sapevo che avresti reagito così."
"Così? Come, che cosa vuoi dirmi Zay?"
Zayn si muove avanti e indietro sul marciapiede, non sa da dove cominciare a spiegare, è tutto così difficile ma sente che è la cosa giusta da fare, anche se fa così male.
"Viviamo troppo in simbiosi Lì, a volte è.. soffocante. Io ho bisogno di sentirmi libero di fare qualcosa da solo ogni tanto, e non parlo dei murales, quella è una cazzata. Ho bisogno dei miei spazi, e all'inizio non ci facevo molto caso, ma poi lavorando anche insieme io... io non ci riesco, è davvero troppo."
"Parli di libertà, credevo che insieme fossimo felici, che tu non avessi bisogno d'altro, me l'hai detto tu una volta, te lo ricordi? Se siamo insieme, possiamo essere chiunque vogliamo. E ora questo... Libero. – Liam lo ripete a bassa voce, quasi un sussurro, più a se stesso che a Zayn che ormai non lo guarda neanche più - Con me non lo sei?"
"No."
Zayn si stringe nelle spalle, e non è l'insolito freddo di settembre che gli soffia sulla pelle a farlo rabbrividire, è un altro tipo di freddo quello che s'insinua dentro di lui in quegli istanti, fin sotto le ossa.
La verità, glielo avevano detto una volta che dire la verità comporta sempre uno spargimento di sangue, ti ci tagli e ci tagli chi non vuole sentirsela dire.
"Ok, allora forse dovremmo separarci."
"Mi dispiace."
"Dispiace di più a me, Zayn, credimi."
Non gli chiede se possono restare amici, perché sa che lo saranno, indipendentemente dal resto, loro saranno sempre amici, ma Liam sta trattenendo le lacrime, e forse solo adesso si accorge di essere più Robin che Batman, perché l'eroe non ha paura di rimanere da solo, l'eroe insegue la gloria, mentre la spalla ha solo paura di rimanere solo, di non rivedere più il suo cavaliere oscuro per molto tempo.
Ma si sforza di non piangere e si avvia verso la metro, la notte ora gli fa un po' più paura, senza Zayn.
Il moro torna nel locale e tutti lo confortano, Niall non risparmia le battute perché un po' lo sapeva che tra i due sarebbe finita così prima o poi.
Quando decidono di tornare a casa Zayn non può fare a meno di pensare 'si resta soli, quando si vuol essere liberi?'

Quando Harry invece torna nel suo grande appartamento – dopo aver impiegato un'ora a convincere Louis che no, non poteva salire a dare un'occhiata al suo appartamento – la prima cosa che fa è controllare i messaggi lasciati in segreteria. Naturalmente uno di quelli gli comunica che da domani, studierà danza classica alla Juillard. Non può che sorridere ripensando a due occhi azzurri che lo hanno fissato insistentemente tutta la sera e che per una notte, ha dimenticato l'enorme pasticcio che è la sua vita.

*

La metropolitana di New York è un posto decisamente affollato, ma Harry la preferisce di gran lunga ai mezzi di superficie. Si sta dirigendo al suo nuovo posto di lavoro, perchè va bene sentirsi un rivoluzionario anarchico, ma i soldi gli servono, quindi quel lunedì mattina entra in metro e raggiunge il piccolo bar dove lavorerà.
Zayn, il writer, gliene ha parlato ieri sera, infatti anche lui lavora lì con Liam ma dal momento che l'altro si è preso una pausa a tempo indeterminato, Harry è stato felice di dare una mano, se poi viene pagato, tanto meglio.
L'unico problema sarà far coincidere le lezioni di danza con i suoi turni, ma il proprietario, amico di Zayn è stato abbastanza clemente, lavorerà solo la mattina, quando non ha lezione.
Ogni volta che entra nei vagoni della metro coglie i dettagli più disparati: un bambino che si nasconde tra le braccia della madre, uno skater pieno di piercing e tatuaggi, i sedili ingialliti e pitturati male.
Sta per sbuffare spazientito quando, una volta che la metro arresta la sua corsa, il suo sguardo viene catturato da due magnetici occhi azzurri che fanno la loro comparsa nel vagone non appena le porte si spalancano.
Louis lo guarda e sembra sorpreso, ma finge indifferenza e va a sedersi in un angolo sul sedile vuoto.
Harry non ci pensa nemmeno un secondo quando furtivamente si avvicina al castano e prende posto accanto a lui, sul sedile che si è appena liberato.
Perchè Harry è fatto così, quando qualcuno entra nella sua vita senza chiedere il permesso come ha fatto Louis, lui finisce per affezionarsi, regala sorrisi e fossette, e questo è sempre stato abbastanza.
"Che fai, ora mi segui?"
"Ti ricordo che sei appena entrato nel vagone, Lou."
"Allora mi hai seguito fin qui."
Il castano picchietta il ginocchio di Harry per sottintendere il sedile prima vuoto.
"Giusta osservazione."
Il riccio continua a fissarlo, è terribilmente vicino alla spalla dell'altro, segue i contorni spigolosi del viso, un accenno di barba e due occhiaie da far paura, mentre le spalle si sfiorano e sono solo brividi.
"Dove vai?"
"Non ti interessa?"
Louis ghigna, è sorpreso di vedere un altro Harry quella mattina, diverso da quello dell'altra notte, solare quasi.
"Come sei scontroso stamani Lou."
Harry gonfia le guancie e Louis non riesce a trattenere una risata, lo ha chiamato Lou, di nuovo.
"Ma quanti anni hai Harry, sei? E poi l'altra sera eri tu quello scontroso mi sembra!"
"Diciotto, tu invece? E comunque sono entrato, e sono felice."
"Stai cercando di fare conversazione? E comunque, congratulazioni anche se non avevo dubbi."
"Grazie. Non sarò interessante, ma sono un tipo simpatico. Vuoi sentire una battuta divertente Lou?"
"No, grazie. Comunque venti, ho vent'anni."
"Sei basso per avere vent'anni."
Il riccio si lascia andare sullo schienale, ma sorride di nuovo, Louis vorrebbe riempirlo d'insulti, ma si trattiene anche se non sa bene quale sia il motivo, o forse si, decide comunque di stare al gioco.
"E tu sei alto per averne diciotto."
"Non è vero, sono nella norma, allora - Harry torna a guardarlo sorridendo – mi dici dove vai?"
"A provare la coreografia per la battle dance, iniziamo oggi, gli altri mi aspettano."
"Oh."
"Che c'è?"
"Niente." – Harry abbassa la testa ma Louis gli porta due dita sotto il mento e lo risolleva, il riccio trema impercettibilmente perché il tocco di Louis è bollente ed improvviso, o forse se lo sta immaginando il calore.
"Vuoi venire, mh?"
"Devo lavorare, ma mi piacerebbe. Quindi Zayn oggi non viene al bar?"
"Perché pratichi la danza classica Harry?"
Louis gli fa un'altra domanda ignorando l'osservazione su Zayn.
"Perché mi piace."
"E perché vuoi partecipare alla battle dance?"
"Non voglio partecipare. Non l'ho mai detto."
"Si certo, ho visto come guardavi me e Niall quella volta, a te piace l'hip hop, quindi perché no?"
"Sono stanco dell'ordine."
"Ordine?"
"Delle regole imposte, della postura corretta, tutto questo inizia a starmi stretto, anche se adoro ballare, ma è la mia vita ed è complicato. Mi piacerebbe poter danzare solo per il piacere di farlo. Almeno per una volta. Ma non conosco l'hip hop, e non posso... non posso rompere una promessa."
E Louis non capisce, Harry sta quasi per piangere quindi decide di non insistere.
"Vediamo cosa si può fare allora, puoi provare no?"
"Davvero?"
"Se ti va di partecipare, c'è posto anche per te. E l'offerta di insegnarti qualcosa è ancora valida, lo sai Harry, dovresti assecondare le passioni, anche se non so quale sia la promessa che devi a tutti i costi mantenere ma non riesco ad immaginare niente di più bello del ballo, quindi vieni, prova, se proprio ti fa schifo torni a casa."
"Tu lo fai?"
I riccioli di Harry gli ricadono sulla fronte mentre la metro fa una brusca frenata e le porte si aprono.
"Cosa?"
"Tu balli perché è bello? Perché ti piace farlo?"
"Si, lo faccio. Io ballo perché così mi sento vivo. Puoi farlo anche tu."
La mano piccola del castano sfiora quella di Harry, che solleva di nuovo lo sguardo imbarazzato.
"Grazie Lou."
"Allora è un si? Verrai a provare? Quando hai tempo ovviamente, ed io ti devo ancora una lezione di skate."
Sulle guance del riccio fanno la loro comparsa le adorabili fossette e Louis fa finta di non essersi accorto di come Harry l'ha chiamato, ancora. Se il suo cuore fa tre capriole a quel soprannome, nessuno deve necessariamente saperlo, nemmeno Harry, soprattutto Harry.
"Sai una cosa, ti lascio il mio numero."
Harry arrossisce ma gli passa il suo iphone mentre lo guarda armeggiare con il touch dell'iphone.
La prossima fermata è il capolinea di Louis quindi, dopo aver segnato il numero, gli restituisce il telefono e scompare tra la folla sorridendo.
Harry solleva il braccio per salutarlo, poi sblocca il telefono e scorre nella rubrica: il suo cuore fa una capriola quando legge Lou affiancato da un cuore azzurro come i suoi occhi.

Il giorno dopo Harry è sdraiato sul suo enorme letto a due piazze, gli occhi rivolti al soffitto immacolato.
Tra la Jiuillard, il lavoro ed i pensieri martellanti, è molto agitato.
Il suo stomaco si contorce ed ha una fottuta paura di fare brutta figura davanti ai professori, agli altri allievi, di non riuscire a conciliare il tutto, e se avrà un altro attacco di panico?
Stavolta non ci sarà Gemma a calmarlo, a dirgli che tutto filerà liscio e non ci sarà nemmeno sua madre che non c'è più davvero.
Una malattia silenziosa l'ha portata via da lui troppo presto, quando ne aveva ancora bisogno.
Harry aveva urlato contro quel Dio così ingiusto, che invece di occuparsi di 'affari' più urgenti, aveva deciso di accanirsi su di una persona buona come sua madre, l'unica persona che Harry amava più di se stesso.
Ora non è più tanto sicuro di voler credere in un Dio che si è comportato così ingiustamente.
A lei aveva promesso di danzare, di diventare un ballerino di danza classica importante.
Poi sono arrivati gli attacchi di panico una notte di qualche anno fa, quasi a punirlo ancora, a ricordargli quanto fosse facile soffrire, e che neppure lui era immune al dolore.
Si era rifugiato nella danza classica, l'unica cosa che riusciva a trasmettergli calma e serenità interiore: armonia ed equilibrio lo aiutavano a non impazzire, a non pensare.
Non l'hip hop che per Harry era il caos, che lo rendeva inquieto, instabile, lo faceva sentire libero quando lui non voleva esserlo, non riusciva ad esserlo mai del tutto, dopo quello che era successo.
Inevitabilmente pensò di nuovo a Louis, a quegli occhi azzurri come il cielo che tanto odia, e con il quale finisce sempre per scontrarsi.
Louis è quell'anima libera che Harry vorrebbe tanto, tanto essere.

Si solleva di scatto e scaccia quei pensieri tristi, infilandosi le cuffiette nelle orecchie. Neppure quella mattina fa colazione, l'ansia gli chiude lo stomaco e quasi senza accorgersene, arriva di fronte alla scuola in anticipo.
Prima di andare però il suo telefono vibra, ed Harry sorride quando si accorge che il messaggio è da parte di Louis.

- Ti porto a conoscere il resto della crew domani. Non accetto un no come risposta. x L.
- Chi ti dice che verrò?
- La mia testardaggine, la stessa che ti ha trascinato nel locale quella sera.
- Louis.. cos'è per te la libertà?

Il castano dall'altro lato della città, esita un po' dopo aver letto quel messaggio. Harry lo sorprende sempre, ma poi decide di rispondere: invia e sorride.

- Te lo mostrerò domani.
- Non vedo l'ora. xx

A Louis non sfuggono quei due baci finali, Harry si sta fidando di lui, e lui non lo deluderà.

Il riccio si guarda intorno cercando gli spogliatoi in cui cambiarsi, è sudato e stanco, molti ragazzi stanno lentamente raggiungendo le proprie aule e i corsi di danza da seguire, lui ha appena terminato il suo.
Passando per il corridoio deserto, lancia un'occhiata oltre la porta sulla quale è appesa la targhetta dei corsi di hip hop, improvvisamente quella si apre e dei ragazzi ne escono fuori sorridenti e per niente stanchi, sembrano spensierati, si ritrova a pensare Harry, lui non lo è mai quando esce dalla porta della sala di danza classica, è in quel momento che decide di lasciarsi andare, è in quel momento che decide di dare una possibilità a Louis.
Quella sera il ragazzo dagli occhi azzurri, dopo essersi rigirato continuamente nel letto, senza riuscire a prendere sonno, invia un altro messaggio ad Harry, in cui gli dice che vuole portarlo in un posto speciale prima di andare agli allenamenti. Il riccio gli chiede se sia un appuntamento, ma Louis gli risponde che può chiamarlo come gli pare ma che in qualsiasi modo lo definirà, lo trascinerà lì di peso se non accetterà.
E così anche quella volta, la testardaggine di Louis vince sulla diffidenza di Harry.

Il sole splende su New York ed Harry, dopo un'altra pesante lezione di danza, si ritrova negli spogliatoi per farsi una doccia veloce.
Si sfila i vestiti e lascia cadere la bandana ai suoi piedi, tutto sembra così triste nella sua vita.
Poi si ricorda che oggi conoscerà finalmente il resto della crew e come da manuale Harry Styles, è già sicuro di non piacere al resto dei ragazzi.
Zayn, Liam e Niall lo hanno accettato di buon grado ma non si può piacere a tutti.
Sono due occhi di ghiaccio a confortarlo, Harry li vede quando chiude i suoi, li vede e si accorge che non lo scrutano più in modo diffidente come la prima volta, ora lo guardano con curiosità, comprensione, voglia di capire.
Si lega un asciugamano intorno alla vita mentre le goccioline d'acqua calda gli ricadono lungo le spalle muscolose. Quando esce, il cellulare vibra sulla panca di legno ed Harry corre a vedere di chi si tratta: le fossette compaiono sul suo viso perché chi può essere, se non Louis?

Sto venendo a prenderti. x

Ed Harry lo sa che Louis si riferisce al passaggio che gli darà per arrivare nel luogo dell'incontro, ma non riesce a non pensare che almeno per un po', Louis lo verrà a prendere per portarlo via dal mondo reale e da quel peso che gli opprime il petto.

Stanno camminando per le strade trafficate di New York quando Louis si volta per guardarlo.
"Haz.."
Harry stringe la sua mano e non sa perché lo fa, non l'ha mai fatto prima, ma in quel momento gli sembra giusto, perché forse entrambi si stanno avvicinando più di quanto pensano, e chi se ne frega se il mondo pensa che non puoi innamorarti di una persona in così poco tempo.
Harry ha sempre pensato che l'amore non bussa, sfonda la porta e ti lascia con lo sguardo sorpreso.
Ma poi scruta intensamente le iridi azzurre e luminose di Louis e capisce che anche per lui è lo stesso, che quel gesto è così giusto, e che Louis ha sfondato la porta ed è entrato nel suo cuore senza chiedere il permesso, proprio come fa l'amore.
"Va.. bene?"
"Si, Harry. Perfetto. Haz..."
"Mmh?"
Harry lo guarda scettico perché è la seconda volta che lo chiama e perché sta cercando di capire in che zona si stanno dirigendo, ma poi inclina il capo e sorride, ed è tutto denti e fossette e Louis non capisce più niente davvero ma ci prova a parlare.
"Prima di raggiungere gli altri, ti porto in quel posto, ti va?"
"Posso fidarmi?"
"Ancora non ti fidi di me?"
Louis si porta una mano teatralmente sul petto, in fondo è una persona sensibile e Niall lo influenza più di quanto crede.
Harry sospira e "Mi fido."
"Allora andiamo."
Pochi istanti dopo, la mano di Louis si stringe intorno al polso magro di Harry mentre lo trascina su per una rampa ripida di scale in un palazzo vecchio in cui sono appena entrati senza nessun permesso.
Arrivano di fronte ad una porta di legno su cui campeggia la scritta 'zona vietata' ma Louis la apre senza un attimo di esitazione. Harry capisce che è normale routine per lui, compiere quell'infrazione, però si fida ancora una volta, perché con lui si sente di poter fare qualsiasi cosa, di essere chiunque voglia.
"Dove siamo?"
Il terrazzo su cui finalmente escono è enorme, anzi di più.
Harry spalanca la bocca e avanza incerto mentre si guarda intorno curioso e scorge scatoloni e secchi di pittura, pennelli, mattoni e cemento, tutta roba vissuta e vecchia comunque.
Louis sorride correndo verso il muretto in cemento che circonda il terrazzo, superando Harry che quasi non cade.
Gli occhi azzurri di Louis si perdono oltre gli edifici enormi che sembrano rincorrere il cielo, oltre il tramonto crosso che non riesce a vedere a causa degli enormi palazzi che ostruiscono la visuale.
Scruta attentamente il paesaggio come un pirata che scruta l'orizzonte in cerca della rotta giusta da seguire.
Anche se una rotta giusta lui ancora non l'ha trovata.
Non può vedere le stelle, perché la luce dei grattacieli non permette loro di brillare come dovrebbero ma sorride ancora, perché per lui è facile immaginare tutto, lo fa da sempre.
Harry sospira e si affianca a lui, i capelli sono mossi dal vento mentre respira aria a pieni polmoni: da lassù è possibile vedere un bel pezzo di New York, e anche se sono solo tanti anonimi palazzi grigi è ok, perché c'è Louis al suo fianco. Non può che restare incredulo di fronte a quello spettacolo surreale.
"Volevi sapere cosa fosse per me la libertà, cosa rappresentasse, no? – Louis parla ma continua a scrutare il cielo, la mente leggera – Sai Harry. Io ho sempre amato il mare, quasi quanto amo la danza. Per uno che passa il suo tempo tra i vicoli e i parchi abbandonati è strano lo so, per uno che vive a New York da un po' di anni, lo è ancora di più. Ma a volte nella vita, si fanno delle scelte che implicano rinunce, ed inevitabilmente ti ritrovi in un posto che non ti appartiene, circondato da persone che neppure conosci, ma è così, è la vita. Poi però accadono cose, arrivano i bei momenti, perché quelli arrivano sempre, e ti ritrovi a pensare che la vita ti sorprende in ogni piccola cosa, così inizi ad accettare il mondo in cui vivi, inizi a considerare casa i cuori dei tuoi amici, i loro sorrisi, e tutto torna apposto.
Che sia New York o un altro luogo, non importa più.
Io amo la spiaggia, da sempre. Amo il sole, le onde, il surf e il cielo al tramonto, così da un po' di tempo a a questa parte, quando tutto questo mi manca vengo qui sopra e riesco quasi ad immaginarla la spiaggia che si estende per chilometri, le onde alte e la brezza marina che ti accarezza la pelle.
Se dovessi dirti cos'è per me la libertà, ti direi che è l'immaginazione.
Credere di poter essere dovunque, in qualsiasi momento, a dispetto del resto. Se mi levassero l'immaginazione, mi sentirei perso."
Louis sorride ed Harry reprime le lacrime mentre si volta a guardare il profilo perfetto del meraviglioso ragazzo che ha di fianco: il vento gli scompiglia i capelli lunghi, gli accarezza dolcemente il viso coperto da un leggero strato di barba quasi invisibile. Poi guarda i suoi occhi: i suoi occhi sono la cosa più bella che abbia mai visto, raccontano tante storie che Harry ama ascoltare.
Si ricorda di una citazione: l'immaginazione è molto più importante della conoscenza, e pensa che calzi a pennello a Louis.
Guarda verso l'orizzonte immaginario anche lui, e gli sembra di essere lì: lontano dal mondo, dai problemi, dalle ansie e dai tormenti interiori, insieme a Louis sul bagnasciuga ammirando il tramonto.
"Io riesco finalmente a veder le stelle brillare, e anche le spiagge della California se mi impegno, tu no?"
E per una volta è Harry che sorprende Louis. Lo guarda dolcemente sfiorandogli una mano ed unendo le sue dita lunghe e sottili con quelle piccole dell'altro, si intrecciano sul cornicione in cemento e loro si lasciano andare con le spalle contro il muretto, poi si guardano ancora negli occhi.
"Le vedo Haz le stelle, ma vedo anche i tuoi occhi verdi e spaventati, vedo anche te che ora sei qui e sei reale. E tutto questo è molto meglio del resto, è molto meglio dell'immaginazione, ho trovato qualcosa di reale da tenermi stretto, ed è cazzo.. è decisamente meglio del resto."
Louis afferra il viso di Harry scontrandosi con le sue labbra morbide e sottili, le loro mani ancora intrecciate per pochi istanti finché il riccio trascina Louis sulle sue gambe lunghe e lo stringe quasi potesse diventare un granello di sabbia anche lui, e sparire tra le sue mani, o una goccia di acqua salata, ma Louis sorride.
Le gambe piccole del maggiore, fasciate da un jeans scuro, trovano il loro posto tra quelle lunghe di Harry, fasciate dai soliti skinny neri mentre continuano a baciarsi dolcemente sotto il cielo di New York che in pochi istanti è diventato buio. Le prove con la crew e la battle dance sembrano ormai un lontano ricordo.
Un venticello leggero li accarezza, si staccano per un attimo e Louis estrae una penna dalla tasca del giacchetto di Jeans. Harry trattiene una risata ma il castano "Non chiedere", si affretta a chiarire di fronte all'espressione stranita di Harry.
Gli segna un indirizzo sul palmo della mano e sorride di nuovo, prima di tornare a baciarlo dolcemente quasi fosse un bisogno fisico di cui non può fare a meno.
Tra un bacio e un altro riesce a sussurrare direttamente sulle sue labbra.
"Un indirizzo, è lo skate park dove puoi raggiungermi per imparare lo skate, non dimentico le mie promesse."
Le mani di entrambi non sanno dove posarsi, così Harry afferra il sedere di Louis e quello inarca la schiena per cadergli letteralmente addosso dopo essersi spinto ancora più avanti.
"Non vedo l'ora, Lou. Ma sei un idiota, ora baciami."
Un susseguirsi lento di baci, ansiti, Louis solleva la camicia di Harry e la sua lingua traccia i contorni dei suoi tatuaggi. Harry sente di poter andare a fuoco mentre l'altro spinge la sua erezione sulla coscia del riccio, risale sulla mascella e poi lascia baci languidi e saliva su tutto il viso.
"Lou..? Frena se non vuoi farlo su un tetto, al freddo, al buio."
Una risata sconvolge entrambi quando si rendono conto che forse non è il luogo adatto per fare cose.

Dopo essersi resi conto dell'ora tarda, Louis trascina Harry per tre isolati, il ballerino non avverte minimamente la fatica, continua a correre, a seguire i piedi dell'artista di strada che sembrano muoversi da soli.
"Calmati, non ci segue nessuno Lou, tanto ormai abbiamo fatto tardi."
Il riccio ride e Louis lo tiene ancora per mano quando finalmente arrivano in un quartiere poco frequentato della periferia. Non appena smette di guardarsi intorno, constatando che nessuno li stesse effettivamente seguendo, il castano lo trascina dentro da una porta secondaria, per poi dirigersi in un buio sottoscala.
"Dove stiamo andando?"
"Oh, lo vedrai sweetheart."
Sì, anche Louis ha iniziato a chiamarlo con i soprannomi dolci, che volete?
Harry riesce a sentire un sottofondo musicale molto leggero, non è danza classica quella che ascolta ed un sorriso spontaneo gli appare sul volto un po' stanco. Spera di non svenire da un momento all'altro.
Le mani di Louis volano verso la maniglia di un'enorme porta di metallo, la tira e quella si apre rivelando un mondo che Harry ignorava: scatoloni impilati l'uno sull'altro, tavoli di legno, cassonetti vuoti dalla forma circolare, sedie, ed enormi pilastri di cemento a sostenere l'intera struttura sotterranea.
"Wuo, a che serve tutta questa roba?"
"Ballare."
Harry sogghigna salutando con la mano il resto della compagnia che ora lo fissa perplessa. I ragazzi sono posizionati in ogni angolo della stanza e sono visibilmente agitati per qualcosa che lui non afferra subito.
Louis lo spintona leggermente per poi trascinarlo dagli altri. Con un balzo sale sul tavolo, porta due dita alle labbra sottili, e fischia per richiamare l'attenzione di tutti, gli è sempre piaciuto fare la diva, ed ora che Harry lo guarda ammaliato il tutto è ancora più eccitante.
"Di classe Tomlinson, davvero di classe. Dove hai lasciato le pecore?"
Louis fa finta di non aver sentito l'irlandese che stancamente si lascia andare sul divano dove si trovano anche Zayn e Liam. Zayn e Liam?
"Statemi a sentire, ho portato un nuovo elemento da aggiungere alla compagnia. Si chiama Harry Styles – lo indica in modo lascivo e quello arrossisce – frequenta la Juilliard. Lo so, lo so cosa state pensando: un fottuto ballerino di danza classica con la puzza sotto il naso, ma fidatevi di me i piedi sa muoverli bene, e anche le mani ma lasciamo perdere."
Lancia un'occhiata furtiva ad Harry che, visibilmente agitato ed incredulo si alza dal divano sul quale si era seduto per trascinare Louis giù dal tavolino, è rosso di imbarazzo. Un vociare fastidioso sovrasta le loro voci; tutti iniziano a discutere animatamente sul da farsi.
"Che cazzo stai facendo?"
"Ti introduco al gruppo."
"Non voglio essere un peso Lou. Ho visto come mi hanno guardato dopo che hai nominato l'accademia. Avete poco tempo a detta di Louise, ed io sono un codardo ed ho già avuto la mia possibilità alla Juillard con la danza classica, ricordi? Non posso. Verrò a guardarvi, ma non farò altro."
Louis storce il naso ed incrocia le braccia sul petto.
"Ti stai tirando indietro? E poi quella alla Juillard me la chiami possibilità? Rinchiuso in una teca di vetro fatta di regole stupide che anche tu odi. La danza non puoi fermarla Harry, e tu ne sei la prova, sei venuto qui, ti brillano gli occhi quando ci vedi ballare. Le imposizioni non fanno per te, Haz."
"La danza classica è disciplina, non posso buttare tutto così.."
"Andiamo, nemmeno tu ne sei convinto."
Louis gli solleva il viso che Harry ha prontamente abbassato e poi gli da' un bacio invisibile sulle labbra.
"Solo un ballo, ok? Se non ti piace, lasci perdere promesso."
Gli occhi azzurri di Louis s'illuminano ma Harry scuote la testa e si lascia andare sul divano. Non può farlo, non se la sente, rovinerà tutto.
"Starò qui a guardarti ancheggiare. Io non sono nemmeno bravo quanto te."
"Esatto, lo sei di più. Forse un giorno te ne renderai conto."
Harry lo guarda e vorrebbe dirgli che lui non ama la danza classica, anzi la detesta e che un tempo sapeva cosa volesse dire danzare solo per il piacere di farlo, solo per rincorrere un sogno.
Lui ce li ha dei sogni. quelli che ti sembrano talmente grandi da spaventarti, ma uno di quelli per cui vale la pena rischiare.
Harry vuole saltare sui tavoli, sui grattacieli, appendersi alle travi pensando di poter quasi volare: oltre i problemi, oltre l'angoscia, tenere fuori il mondo reale, così privo di colore, però non lo fa, riserva solo un sorriso tirato al castano e nient'altro, perché Harry dopo la morte di sua madre, ha smesso di rischiare.
Ma la musica non si ferma, e non aspetta, così Louis compie il primo passo sulle note basse di Give me everything tonight che si diffondono nell'abitacolo dopo che Zayn ha acceso lo stereo: le vecchie casse adagiate al lato della stanza emettono suoni e poi il volume si alza ancora.
"Diamoci da fare, siamo già in ritardo ragazzi."
Harry nota anche Louise con le gambe accavallate su un tavolino mentre si sistema i capelli in un adorabile chignon. Zayn e Liam, che naturalmente hanno ricominciato a parlarsi solo come amici, e gli altri ragazzi della crew iniziano a muoversi sotto lo sguardo eccitato di Harry che improvvisamente non è più tanto sicuro di riuscire a resistere.
Il suo sguardo vola veloce tra i ballerini ed in particolare si sofferma su Louis, che ora si muove sicuro e con passo deciso lungo tutto l'abitacolo.
Muove braccia, gambe, i capelli indomabili sfuggono ad ogni controllo persino alla forza di gravità e la musica fa il resto.
Harry si rende conto che quel ragazzo ha la vita che gli scorre dentro, che mette passione in tutto quello che fa, che riesce a stupisce tutti con un solo sguardo, con un solo passo.

Me not working hard? Yea right picture that with a kodak
And better yet go to Times Square take a picture of me with kodak
Took my life from negative to positive and I just want y'all know that
And tonight, let's enjoy life..

Pochi minuti dopo Harry si ritrova a ballare con gli altri, anche Niall lo ha spinto nella mischia.
Ci prova ma non ha tecnica, Louis lo sa, lo vede, ma non per questo si arrende, è il primo giorno di prove e stanno improvvisando, ed Harry è comunque bravo.
Certo, è la persona più scoordinata che conosca, sarà bravo nella danza classica, ma lasciarsi andare con l'hip hop gli risulta difficile. C'è qualcosa in lui però, che oscura tutto il resto: qualcosa che freme per bruciare.
La sua anima è tutto quello che Louis vede in quell'istante, così lo trascina e gli si struscia contro, e pazienza se quello non è proprio un passo di danza, ma gli altri non sembrano farci caso quando Louise continua a dettare regole su come debba essere fatta la coreografia e portarla al termine al meglio.
Harry si sente libero dai pregiudizi, dalle paure e dai limiti che si è imposto mentre si spinge contro Louis, mentre balla con lui e sembra ubriaco.
Le sue collane si scontrano ed incrocia lo sguardo del castano che gli fa vedere qualche passo senza dire una parola. Poi lo invita a saltare sul tavolo ed Harry lo fa senza pensarci due volte.
Si affiancano con un rapido movimento, prendono possesso del centro della sala e le gambe s'incrociano in un passo veloce, calcolato.
Il sudore e le note che si diffondono ancora, mentre il volume si alza.

Tonight, I will love love you tonight. Give me everything tonight.

Spalla contro spalla, gli occhi smeraldo di Harry catturano quelli ghiaccio di Louis, un sorriso strafottente mentre si spintonano e si sfidano silenziosamente, il resto dei presenti li guarda incantati, senza fiato.
Poi Liam salta sulle spalle di Zayn e sembra che le cose siano tornate davvero apposto tra i due, hanno ritrovato i loro spazi, quelli di cui avevano bisogno.
Volteggiano entrambi mentre Harry si appende alla trave e Louis salta sul tavolo di legno: un balzo innaturale, quasi animalesco, che lascia il riccio a bocca aperta, ma subito sorride mostrando le fossette, è affascinato dal suo modo di ballare, non sarà neppure hip hop ma a chi importa?
Si sfiorano, si toccano, si spintonano e ridono ancora, fino a che la musica non finisce e Louise si mette le mani tra i capelli, perché ci sarà tanto lavoro da fare prima di ottobre, e lei non intende fare una figuraccia.
"Però, sei bravo."
Louis lo spintona, costringendolo ad arrestare la danza.
"Anche tu non sei male."
Il castano gli fa l'occhiolino ma poi gli si avvicina furtivo soffiandogli parole nell'orecchio.
"Vieni a casa mia stasera."
Harry annuisce e rischia ancora, perché ormai ci ha preso gusto.

Jump and touch the skyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora