The full moon slightly chipped.

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Chapter One.
~ De Brevitate Vitae

Il vento rantola agonizzante.
Scosta le tende scarlatte, il loro fruscio è spettrale.
Il pavimento scricchiola, le porte cigolano e sbattono, chiudendosi definitivamente.
Un'altra occasione persa, un'altra vita andata.
Non sarà di certo la prima, non sarà di certo l'ultima, nello sterminato libro dei morti, vero?
Dio è stato misericordioso una volta sola. Nessun angelo farà rotolare via la pietra che sigilla l'ingresso del tuo sepolcro.

... Fuori i grilli cantano il requiem.
Per te, nonno.

Chapter Two.
~ The departed

Alla stazione vi è solo un giovane uomo carico di valigie, pieno di speranze.
Glielo si legge negli occhi.
Alla stazione vi è solo un senzatetto addormentato su una scomoda e gelida panchina.
Chissà cosa starà sognando.
Alla stazione vi è solo un vecchio piuttosto avanti con l'età.
Abbandonato su un muretto, la sigaretta spenta fra le labbra rinsecchite, pallido in volto, lo sguardo perso.
Un treno non annunciato giunge, frena innanzi a voi, con il suo stridore metallico così disturbante.
Siamo soli fra gli uomini.
Siamo soli, abbandonati da un dio che ci ha messi al mondo, beati e castigati, infiniti nella nostra imperfezione, imperfetti nella nostra finitezza.
Un uomo vestito di nero con un macabro sorriso scende dal treno, invitandovi a salire.
Con le ultime forze, abbandoni il muretto, la sigaretta ti cade di bocca.
I passi strascicati, quella fastidiosa tosse che ti costringe a fermarti, a riprendere fiato, a respirare aria fresca , pulita, non quella che sa di tabacco e nicotina.
Rimani ancora qui, nonno.

Chapter Three.
~ Untitled

-Come ti senti ?
-Stanco...
Questo è ciò che riesci a dire, nonno.
Mio padre ti ama tanto sai? Una volta disse in gran segreto a mia madre che preferirebbe che tu morissi subito, perché la tua non è più vita, sei solo sospeso in un Limbo. Nè vivo, nè morto, solo incosciente, solo sofferente. Io credo che sia ingiusto il solo fatto che tu stia così, nonno, non lo trovo minimamente giusto, affatto.
Lo sarebbe, direi, se tu fossi stato il peggiore dei criminali, il più perfido tra gli assassini.
Condannato ad esistere, senza poter vivere, senza poter morire, in un mondo nebuloso, fatto di luci e lampi, rumori ovattati, aghi e medicine che ti trattengono ancora qui.
Chi sei?
Cosa sei?
Dove sei? 

Chapter Four.
~ Notturno.

Le tende continuano a svolazzare, mosse da un vento che non ce la fa più.
Un presagio oscuro aleggia nell'aria, dei brividi mi solcano la schiena cone artigli di una bestia mitologica.
Non voglio voltarmi, ho sentito la sua risata. È inquietante, stridula.
Si diverte a prendermi in giro perché non può disturbare mio nonno, ormai errante nella sua incoscienza. Io invece sono sempre attenta, i nervi a fior di pelle, le orecchie tese.
Con il costante terrore che porti via mio nonno da un momento all'altro.
Ridacchia ancora.
Alzo gli occhi al cielo, ormai annoiata dai suoi sciocchi modi di fare.
Sto tentando di studiare, devo assolutamente entrare in quella fottuta università.
E sghignazza. Ancora.
Mi volto di scatto infuriata. Afferro il libro più grosso che mi ritrovo sulla scrivania, brandendolo e agitandolo in aria.
-La vuoi smettere? - gli sbraito contro.
Lui non sembra scomporsi troppo, spaventarsi minimamente.
Il Tristo Mietitore sta lì, seduto con le gambe accavallate sul letto di mia sorella, nella sua veste nera che quasi sfiora il pavimento, la falce poggiata sulla spalla, stretta fra le dita scarne.
Il vento scosta i suoi lunghi capelli argentei, la flebile fiamma della candela illumina il suo volto pallido, il suo ghigno storto e inquietante.
- Non sono qui per te, - spiega. La sua voce è roca, disturbante - Non è mica la tua ora.
La lunga unghia nera picchietta sulla copertina di quello che sembra un libro piuttosto grosso.
- È solo divertente vedere come rimpiangi il non esser stata diversa. È  bello vedere il tuo sguardo impassibile mentre tua madre ti dice quanto stia peggiorando. È bello vederti rimproverarti la tua freddezza, la tua incapacità di dimostrare affetto verso la tua famiglia, verso coloro che hanno permesso che tu nascessi...
Non fa in tempo a finire la frase che il mio libro di biologia gli arriva dritto in faccia.
- Vaffaculo... - mormoro a denti stretti, con le lacrime agli occhi.

Nonno, quando la tua ora scoccherá, addio.
Da colei che non hai mai saputo che, nonostante tutto, in qualche modo, ti voleva bene.
Capacitandosi di tutto ciò solo ora.

Lacrime di mezzanotte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora