Capitolo I

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-Cazzo, Lexie, muoviti!- urlai a mia sorella che era in bagno da mezz'ora.-Il taxi ci sta aspettando di sotto!-

Non capivo perché quella ragazza dovesse metterci così tanto tempo per passare la piastra su dei capelli già perfettamente lisci.

-Sempre la solita finezza tu eh?!- rise mentre indossava le sue amate Jeffrey.-Sono pronta, possiamo andare!-

Scendemmo velocemente le numerose scale che separavano il terzo piano del condominio in cui vivevamo dalla porta d'ingresso e salimmo sul taxi, indicandogli la nostra scuola come destinazione.

Ce l'avevamo fatta: finalmente la "vita da liceali" era finita, finalmente stavamo per andare alla tanto sognata festa dei maturandi, finalmente, dopo quella sera, la nostra vita sarebbe cambiata.

**

Buio.

Dei ragazzi salirono sul palco e cercarono di attirare l'attenzione di tutti i presenti. Anche io e Lex ascoltammo e, purtroppo, scoprimmo che la festa sarebbe terminata in quel momento a causa di un guasto.

-Sì preannuncia bella come serata!-

Alla mia affermazione, Lexie e alcune ragazze che erano lì con noi risero, per poi decidere di concludere tutte insieme la serata in un locale li vicino.

Dopo mesi e mesi di agonia, stress e studio potevamo cominciare a goderci l'estate, per modo di dire qui a Londra..

La serata tra amiche era finita nel migliore dei modi, ma era arrivata l'ora di tornare a casa.

Io e mia sorella avevamo deciso di tornare all'appartamento a piedi per goderci il silenzio notturno delle vie di Londra, quando, inaspettatamente, sentimmo delle risate e delle voci inquietanti, a causa delle quali incominciammo ad aumentare il passo.

All'improvviso, però, davanti a noi si fiondò un ragazzo: era alto e muscoloso, ed era più la birra che buttava in giro rispetto a quella che riusciva a bere dalla bottiglia che aveva in mano per via della quantità enorme di alcol che aveva in corpo. Barcollando e biascicando si avvicinò a noi.

In un primo momento la prendemmo sul ridere, in fin dei conti era ubriaco, ma, quando egli fu affiancato da altri due, cominciammo ad avere paura, soprattutto quando notammo che in mano avevano un coltellino ciascuno.

-Dove credete di andare tutte sole e vestite in quel modo?- disse uno di loro, con un sorriso al limite dell'agghiacciante.

-Unitevi a noi: potremmo divertirci un po'! Non possiamo sprecare questa splendida opportunità!- aggiunse un altro, tanto malizioso quanto minaccioso.

#PovLexie.

Io e Lydia ci guardammo terrorizzate e, non sapendo che altro fare, intrecciammo le nostre mani e cominciammo a correre, neanche fossimo in una maratona olimpica.

-Lex, rallenta, ti prego! Li abbiamo seminati!-

Ci infilammo in una via a caso per fare una breve pausa. Sentivo i piedi chiedere pietà e i polmoni bruciare e dal respiro affannoso di mia sorella dedussi che anche per lei era lo stesso.

-Lyd, abbiamo un problema, è un vicolo cieco...siamo in trappola!- dissi con la voce che mi tremava a causa delle lacrime che spingevano per uscire.

-Merda.- esclamò mia sorella guardandosi intorno, ma quando si accorse del mio pianto isterico venne ad abbracciarmi, assicurandomi che ci avrebbe tirate fuori da questa situazione.

Ormai il mio mascara era più sulle guance che sulle ciglia, ma il comportamento di Lydia mi fece sorridere: lei era forte in confronto a me! Mi rannicchiai tra le sue braccia e aspettai in silenzio la fine di quella tortura.

Passammo la mezz'ora più lunga della nostra vita a nasconderci nel buio di quel vicolo, ma dei nostri aggressori, fortunatamente, non c'era traccia. Decidemmo così di uscire allo scoperto e, al momento, sembrò la cosa più giusta da fare, ma cambiammo idea quando, alle nostre spalle, sentimmo il cigolio di una porta.

Non ci fu neanche il tempo di girarci che delle grandi mani ci tapparono la bocca: eravamo in trappola.

Eravamo in trappola.

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