"Aiutoooo. Aiutoooo." urlai senza sosta.
Quando mi svegliai mi ritrovai in una stanza completamente buia, con una sola finestra sul soffitto da dove si vedevano le stelle.
Adoro vedere le stelle, sono semplicemente spettacolari. Cielo scuro, punti chiari. Lucenti, come un sorriso.
"Ti sei svegliata, vedo " disse un signore.
Ma chi era? Tipo un vecchio decrepito. Pure pedofilo. Le tette sono mie, comunque. Non dei tuoi occhi.
"Chi sei? E che cazzo ci faccio qua?" dissi fermamente.
"Calma ragazzina. Non c'è da innervosirsi. Dovevamo fare un esperimento. Ma poche ore fa è morto il nostro capo. Solo lui sapeva le formule. E quindi..."
"E quindi devi portarmi a casa." dissi anticipandolo.
"Potrei, non potrei."
"Devi, dio santo."
Camminammo parecchio finché mi resi conto che era il posto in cui avevo perso i sensi.
"Puoi lasciarmi qui, dissi."
Tornai a casa.
"Esco." dissi.
"Ma sei appena tornata."
"Quindi?"
"Quindi stasera non esci." disse con tono alto.
"Ma non rompere le palle."
E uscii sbattendo la porta.
Mi diressi a casa di Nicole.
Sentivo come se lei avrebbe potuto capirmi pienamente.
Citofonai.
"Sì?"
"Nicole, sono Hope."
"Hooope. Scendo subito."
Scese come un razzo.
"Heiii. Come va?"
Azzerai le distanze e l'abbracciai. Incominciai a piangere, lei era lì ad accarezzarmi i capelli e a stringermi più forte.
"Non ce la faccio più." dissi in lacrime.
"Sh, ci sono io qua."
Era stupendo poter contare su di lei.
Le volevo bene.
STAI LEGGENDO
distanza è morte.
RomanceQuesto è un libro basato sulla distanza, la più brutta. Buona lettura.