L'inconfondibile clima di Novembre.
Quell'appena accennata nebbia che diviene impercettibilmente dorata dalla luce del timido sole appena sorto.
Le goccie grigie della pioggia notturna che scintillano appena una minuscola parte di sole riesce a rinchiudersi dentro ogniuna di esse, facendo brillare più di qualsiasi diamante una semplice mattina di novembre.
E l'aria fredda che riesce a rendere il tutto ancora più reale.
L'asfalto bagnato, le goccie che cadono dagli alberi, un piccolo sole giallino spento tra le nuvole confuse. Era tutto perfetto.
Se non fosse che stessi andando a scuola.
Stavo raggiungendo quella gabbia si matti insieme alle persone più fidate che possa mai avere qui.
Martina, Martina, Sveva, Simona, Chiara. Non erano davvero niente male.

Nel frattempo avevo imparato a convivere con il fatto che Giulia era andata, e che per quanto volessi, non sarebbe tornata.
Allora cosa fai? Beh, ti ci abitui. Semplicemente continui a vivere soffocando il tuo dolore e i tuoi sentimenti veri e ti crei la maschera perfetta; calandoti nel personaggio, rischi meno di ricordare i tuoi veri problemi.
E per il giorno sei apposto.
Ah, ma la notte. La notte non menti a nessuno e allora fai i conti con le sofferenze soffocate.

Comunque nel frattempo mi ero innamorata.

Errore. Non dovevo farlo.

"Nononononooooo. No. Ma non mi va di innamorarmi, che palle.
Però va detto che è prorpio bello."

Capelli neri, occhi marroni, pelle olivastra.
Gli occhi marroni sono sottovalutati. Così profondi, così forti.
È un bel ragazzo anche ora, ma prima ne ero prorpio cotta. Non che lui mi cacasse. Cioè parlavamo ma.
Che schifo l'amore.

"Elena, io te lo dico, è già mezzo cotto con la sua migliore amica. Cioè la voce sta girando..."

"Lo so, ma alla fine pace, no? Non è importante."

"Ci prendi in giro?! Ne parli senza sosta. Sei matta, Sardegna lì, Sardegna là; è straziante starti vicino!"

Sardegna era il suo nome in codice.

Simona aveva ragione; mi importava di lui. Mi piaceva davvero tanto.
In rapporti umani, ultimamente, facevo prorpio pena, e avrei voluto davvero riuscirci. Ma era ovvio anche a me quanto sarebbe stato infattibile.

Quindi, la cotta per questo ragazzo, oltre che essere durata 6 lunghi mesi, oltre a essere stata futto di sofferenza e oltre a essere stata prova del mio fallimento che mi tormenta da quel maledetto giorno di nascita, è stata anche la scintilla che ha acceso il fuoco; il fuoco che mi avrebbe ghiacciato il cuore.

cuore di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora