Due settimane.
Erano passate due settimane dall'inizio di quella che per Kellin era la fine.
Sembravano essere passati due anni. Due anni di derisioni, spintoni, e, perché no, anche cazzotti. Aveva incominciato a sentirsi male, di nuovo.
Rigettava, bile per lo più, siccome aveva smesso di mangiare, di nuovo.
E dopodiché, come se non bastasse, erano arrivati gli attacchi di panico. Duravano pochi minuti, ma in quei pochi minuti, attorno a Kellin accadeva di tutto, e dico proprio di tutto: dalle mura che iniziavano ad avvicinarsi, ai pavimenti che si muovevano, ai palazzi che crollavano. E intanto il suo respiro diventava sempre più irregolare, la gola si chiudeva, ed il sudore iniziava a colare lungo la nuca.Odiava sentirsi così vulnerabile. Odiava quella paura che sentiva ogni volta che gli prendeva un attacco di panico.
Odiava dover andare dal dottore una volta a settimana per controllare la sua 'situazione'.
Odiava vedere sua madre spendere soldi per le sue cure mediche.
E odiava se stesso per non reagire in alcun modo a tutto ciò che gli succedeva.L'unica cosa che faceva era rintanarsi in un mondo tutto suo, governato da note e melodie, canzoni, ballate e assoli di chitarra. Un mondo unico, dove lui era solo, dove nessuno gli faceva del male, dove nessuno lo insultava, dove non si preoccupava di essere abbastanza per le altre persone, perchè, appunto, era da solo.
E cantava, a squarciagola.
Nessuna distrazione, erano solo lui, ed un mucchio di note. Ma per lui non erano solo note, erano le chiavi per evadere da tutti I suoi problemi e da tutte le sue insicurezze.
E cantava ancora, senza fermarsi.Proprio come quel giorno, nella classe di spagnolo, durante l'intervallo della quarta ora.
I piedi appoggiati sul banco, le cuffiette nelle orecchie, e la sedia in bilico.
Come lui, in bilico tra la vita e la morte, sempre.
Aveva ricominciato a pensare al suicidio. Di nuovo. Non sarebbe mancato a nessuno si era detto. Se non poteva essere utile a qualcuno, non avrebbe avuto motivo di vivere, no?E intanto che pensava, la musica andava avanti.
Iris dei Goo Goo Dolls.
Un'altra delle sue canzoni preferite.And I don't want the world to see me,
Cause I don't think that they'd understand,
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am.
I just want you to know who I am...La cantò tutta, quel giorno.
Di solito skippava la canzone, arrivata più o meno a metà. A volte si immaginava che qualcuno gliela cantasse, mentre lui era disteso su un lettino d'ospedale. A volte si immaginava di essere amato, si immaginava che qualcuno si preoccupasse davvero per lui.
E sapere che questa cosa non sarebbe mai potuta accadere, faceva sentire Kellin vuoto dentro.
Così evitava di cantarla.
Ma non quel giorno."Sei un ottimo cantante" si era sentito dire alle spalle.
Trasalì, quando riconobbe la voce di Tony, ferma e grave.
Non si girò, prese la sua roba e si alzò in fretta, pronto a dileguarsi, se non fosse stato per il più basso, che lo trattenne per il polso.
Kellin sentì un dolore al braccio, dovuto alla stretta troppo forte. Così abbassò lo sguardo, cercando di non darlo a vedere, non riuscendoci, dal momento che Tony lasciò il polso del moro, facendo un piccolo saltello all'indietro.
"Scusa..." mormorò. "Non era mia intenzione spaventarti"
Gli occhi di Kellin incontrarono quelli del ragazzo davanti a lui.
Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra di quest'ultimo.
"Canti davvero bene" sentenziò.
"G-grazie..."
"Anche a me piacciono i Goo Goo Dolls..." cercò di rompere il ghiaccio.
"Perché mi fai dei complimenti?"
"Cosa?"
"Perchè non mi picchi, perchè non mi deridi? Dove sono i tuoi amichetti?" Sputò Kellin tutto d'un fiato.
Nell'aula calò il silenzio.
"Non voglio farti del male, non l'ho mai voluto" sussurrò il più basso.
"Ma lo hai fatto, oppure te lo sei scordato?" questa era la prima volta che Kellin cercava di tenere testa ad un suo coetaneo.
"So cosa ho fatto, ma non l'ho mai voluto" cercò di giustificarsi.
"Bene, adesso che lo so ti senti meglio?"
"No."
"Bene."
Stava per andarsene, quando la voce dell'altro lo fermò. Di nuovo.
"Mi piacerebbe conoscerci." Buttò lì, senza pensarci troppo. Quasi se ne pentì.
"Perché vorresti conoscere uno sfigato?!"
"Perché non sei uno sfigato: hai dei buoni gusti in fatto di musica, e sembri simpatico."
"Sì come no"
"Non scherzo."
Stava davvero succedendo? Una persona stava chiedendo davvero la sua amicizia?
Kellin indugiò.
"Come faccio a sapere che non è una trappola?"
"Non lo è."
"Ma io non mi fido."
"E allora dovrò dimostrartelo."
"Fa' come vuoi." Sputò alla fine Kellin, prima che il suono della campanella di fine intervallo ponesse fine alla conversazione dei due.RAINBOW MAGICLAND!!!!!
Ok scusate, ma dovevo sclerare: ieriho fatto per la prima volta le montagne russe... ed è stato qualcosa di fantasticoooooo!!!
Giuro che prima o poi ci ritorno: la giornata più bella della mia vita >.<Anche per questo, oggi ho deciso di sconvolgere un poco la storia (un po' tanto però)
Quindi... che dite della turtle? Secondo voi è sincera? Oppure sta mentendo? Avrà dei secondi fini?
E cosa dirà Kellin?Che poi questa è una Kellic, quindi tecnicamente sarebbe stato più sensato metterci Viktur al posto di Tone... ma io ho deciso così perché io può u.u
Non so, questa storia cambia ad ogni capitolo. E spero che fino ad ora vada bene ;)
Notte ggente ♥
P.s. titoli dei capitoli molto scobtati ma vbb XD