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La serata passò piacevolmente tra i racconti di Aaron e quelli di Annabelle. Per una volta si sentiva davvero al posto giusto e la sua mente non la portava a lei, al dolore e alla voglia di abbandonarsi una volta per tutte.

Una volta conclusa la cena di famiglia, Annabelle prese la mano del fratello e lo portò in camera sua per mostrargli il lavoro compiuto.《Ho scelto questo colore. Non sapevo nulla di te, assomiglia un po' a quello dei tuoi occhi, anche se i tuoi sono molto più verdi.》 Le sue parole rimbombavano tra quei quattro muri, e Aaron era contentissimo di poter avere una stanza tutta per sé, anche se avrebbe dovuto aspettare per arredarla. Il nilon per terra e lo scotch alle finestre per non sporcare l'anima in legno, dovevano ancora essere tolti.

《È stupenda così com'è.》《Mi sei mancato Aaron. Tanto.》 Si guardarono per un secondo, e in quel secondo scoppiò l'universo attorno e si creò il loro mondo.

Annabelle gli fece vedere la sua piccola scoperta della mattina, ovvero il diario che aveva trovato in una delle scatole. Aaron lo prese e ne lesse qualche pagina. Era perplesso, rigirò e rigirò quel quadernetto come se l'avesse già visto.

《Vancouver, 1867-1870... Annabelle, sei sicura di aver visto solo questo?》La ragazza annuì intimidita. A cosa stava pensando?《Ne trovai uno simile nella nostra casa a Chicago, il nostro primo trasferimento. Non mi ricordo di che anno. Forse, non c'entra nulla.》

La sorella ci rifletté molto, ma quello era davvero l'unico diario che aveva trovato. Ma poi, cosa significava tutto questo con lei? Non aveva mai sentito parlare di questa Healey, e del ragazzo senza nome ma bellissimo, come lo aveva pensato. Era davvero molto confusa, entrambi lo erano in realtà.《Non lo so Aaron. Quando avrò finito di leggerlo cercherò il secondo e vedrò se ce ne sono altri, d'accordo?》

Guardò il fratello con aria sognante: era così bello. I ricci mori gli cadevano sul viso, e lui sorrideva tenendo le labbra in una smorfia mostrando le sue piccole e dolci fossette sulle guance. Amava tutto di lui. Quando erano piccoli, alla domanda "Cosa vuoi fare da grande?", lei rispondeva che avrebbe sposato Aaron. Sui sedici anni, il fratello divenne il ragazzo più desiderato della scuola e ogni giorno andava a feste, concerti, usciva con molte ragazze e per di più non stava mai a casa con la famiglia. Quando terminò gli studi smise di fare il "playboy" e si dedicò alle sue sorelle, soprattutto a Annabelle. Non riusciva a sopportare il fatto di aver perso Allison, così volle allontanarsi dai ricordi-gesto alquanto egoista nei confronti di Belle-perché non era abbastanza forte per riviverli.

《Va bene tesoro, ora vado a dormire. Mamma ha preparato il divano per me. Buonanotte angelo mio.》Le baciò la fronte, poi il naso e poi il mento. Era il loro gesto, che dovevano sempre compiere la sera. Annabelle amava Aaron, e non avrebbe mai smesso di dargli quel suo grande amore fraterno. Una volta uscito dalla stanza, Anna prese il diario nero e continuò a leggerlo appassionatamente.

Vancouver, Febbraio 1867
Caro me,
L'ho fatto. Si, l'ho fatto. Ho chiesto ad Healey di essere mia moglie e lei ha accettato. Il fidanzamento si terrà tra un mese esatto, non sto nella pelle.
Se solo mia madre fosse qui, potrebbe vedere come sono contento e potrei condividere la mia gioia con lei.
All'inizio sembrava solo che fosse partita per una di quelle sue spedizioni, e non faceva troppo male. Ora, invece, sento che non è qui. Percepisco il vuoto che ha lasciato e che Healey sta colmando nel cuore.
Voglio avere una famiglia e dare ai miei figli ciò che mia madre ha dato a me.
Voglio anche che non ci siano più altri ostacoli da superare per me. Io sono stanco di perdere, per una volta voglio vincere. E voglio vincere con la ragazza che amo.
Domani mattina andrò a passeggiare con la mia amata per parlare di libri e per conoscerci ancora di più.
Ora vado a dormire, sono molto stanco.

E ancora una volta nessun nome. Nessuna traccia di chi fosse davvero. Ma aveva scoperto chi lo aveva reso debole e vulnerabile, o per meglio dire, cosa: la perdita di sua madre. Era incredibile quanto Annabelle e lo "scrittore" si assomigliassero. Entrambi, se fossero vissuti nella stessa epoca e nello stesso paese, si sarebbero completati a vicenda e avrebbero cancellato il loro dolore. Si chiese se sarebbero potuti essere amici, forse sì.
Andando avanti con la lettura, scoprì che Healey aveva una mente speciale e che aveva fatto una richiesta ad un'importante Università per compiere una spedizione in Africa che si sarebbe tenuta appena dopo il fidanzamento dei due e sarebbe durata con un massimo di tre anni se non avessero trovato ciò che cercavano: pietre e nuove razze animali. Le pagine seguenti dicevano che anche Healey scriveva un suo diario dove annotava le sue scoperte e disegnava. Era bravissima: una piccola opera era riportata sul libricino nero che ritraeva il suo fidanzato. Il suo volto le pareva così familiare, lo aveva già visto, solo con i capelli molto più corti. Era completamente diverso da come se l'era immaginato: gli zigomi erano sporgenti, aveva labbra sottili e carnose e i suoi occhi erano praticamente neri. Certo, era un ritratto, ma sembrava così vero.

Lesse tutta la notte, l'aveva quasi finito. Ogni pagina che la tenne sveglia era piena di amore e tristezza. Il ragazzo descriveva alla perfezione ogni sentimento e ogni momento vissuto per lei e con lei. Dopo il fidanzamento, Healey partì per l'Africa.

Vancouver, Luglio 1867
Caro me,
Sono ormai tre lunghi mesi che non bacio e non ammiro la mia amata. Non so come fare senza di lei. La mia vita sembra tornare quella di una volta dove vedevo solo l'oscurità. Mi sembra di averla persa per sempre, che non la rivedrò più.
L'Africa non è fatta per lei. Non può resisterle a lungo, ma so che lei è forte, fortissima.
Ci scriviamo molto spesso, anche se non è lo stesso. Dice sempre che tornerà presto, ma quando arriva quel "presto"? Quanto dura il suo "più avanti ci sposeremo"?
Non posso più aspettarla. Lei è la mia ispirazione, la mia musa. La mia salvezza.
Vorrei solo riabbracciarla, tenerla al caldo come ogni sera facevo, ma sapevo che non era fatta per il mio calore. Aveva bisogno delle sue passeggiate al freddo, delle sue mani ghiacciate e del suo viso bianco per sopravvivere. E in quel brivido, in quella purezza, io trovai la felicità e la voglia d'essere diverso in ogni cosa che facevo.
Non la ringrazierò mai abbastanza per ciò che ha fatto, per avermi cambiato e reso migliore.
Ho ancora la sua foto nel mio ciondolo. La guardo sempre: è così bella e dolce.
Mi manca sentire il suo corpo, la sua pelle congelata che si sfrega sulla mia tiepida.
Ho accettato la malattia di mia madre, accetterò anche il fatto di non rivedere Healey per altri tre anni. Intanto mi abbandono alla mia quotidianità fatta di pennelli, fogli e inchiostro.
Il caldo fatica ancora ad arrivare, ma meglio così. Voglio essere come lei, anche se non lo sarò mai.

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