capitolo due.

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  «Mrs Hansen.» Quando sono di nuovo in piedi, lei mi porge una mano dalle dita affusolate. «Sono Lauren Jauregui. Va tutto bene? Vuole sedersi?»Giovanissima... e bella, bella da morire. È alta, indossa un jeans attillatissimo, e la giacca di un completo grigio, una camicia bianca, ha una ribelle chioma castano intenso, e luminosi occhi verdi che mi scrutano con attenzione.Ci metto qualche istante a trovare la voce.«Mmh. In realtà...» mormoro. Se questo tipo ha più di trent'anni, io sono la regina Elisabetta. Stordita, avvicino la mia mano alla sua e gliela stringo. Quando le nostre dita si toccano, sento una strana, inebriante scossa. Ritiro subito la mano, imbarazzata. Dev'essere l'elettricità statica. Sbatto in fretta, le palpebre, a ritmo con il battito del mio cuore.«Mrs Hansen è malata, quindi ha mandato me. Spero che non le dispiaccia, Mrs Jauregui.»«E lei è...?» Il tono è affabile, forse divertito, ma è difficile dirlo dalla sua espressione impassibile. Sembra interessata, ma soprattutto educata.«Camila Cabello. Studio nella stessa università di DJ, cioè... Dinah... cioè... Mrs Hansen.»«Capisco» dice lei semplicemente. Mi pare di scorgere sul suo volto l'ombra di un sorriso, ma non ci giurerei.«Vuole accomodarsi?» Indica un divano a L di pelle bianca. Il suo ufficio è troppo grande per una donna sola. Davanti alla vetrata c'è un enorme scrivania moderna di legno scuro intorno alla quale potrebbero trovare comodamente posto sei persone. È dello stesso colore del tavolino accanto al divano. Tutto il resto è bianco: soffitto, pavimento e pareti, a parte il muro intorno alla porta su cui è appeso un mosaico di piccoli quadri disposti a forma di quadrato. Sono davvero deliziosi: una serie di oggetti di uso quotidiano dimenticati, dipinti con tale precisione da sembrare fotografie. Esposti tutti insieme fanno un certo effetto.«Un artista locale» dice Jauregui, intercettando il mio sguardo.«Sono belli. Elevano l'ordinario a straordinario» mormoro, distratta sia da lei sia dai quadri. Lei piega la testa di lato e mi guarda con interesse.«Non potrei essere più d'accordo, Mrs Cabello» dice con voce vellutata, e per qualche inspiegabile motivo mi fa arrossire.A parte i quadri, il resto dell'ufficio è freddo e asettico. Mi chiedo se rifletta la personalità della donna che si lascia elegantemente cadere su una delle poltrone davanti a me. Scuoto la testa, turbata dalla direzione che stanno prendendo i miei pensieri, e recupero dallo zainetto le domande di Dinah. Poi afferro il registratore e, maneggiandolo in modo maldestro, lo faccio cadere due volte sul tavolino. Mrs Jauregui non dice nulla e aspetta con pazienza – almeno, spero – mentre io sono sempre più imbarazzata e confusa. Quando recupero il coraggio per guardarla, lei mi sta fissando, con una mano che sostiene il mento, sfiorano le labbra con il lungo dito indice. Penso che stia cercando di reprimere un sorriso.«M-mi scusi» farfuglio. «Non sono abituato a usare questo arnese.»«Si prenda tutto il tempo che le occorre, Mrs Cabello» dice.«Le dispiace se registro le sue risposte?»«Me lo chiede adesso, dopo aver tanto faticato per far funzionare il registratore?»Arrossisco. Mi prende in giro? Lo spero. La guardo sbattendo le palpebre, senza sapere cosa dire, e mi pare che lui sia mosso a pietà perché si addolcisce. «No, non mi dispiace.»«Dinah, voglio dire, Mrs Hansen, le aveva spiegato a cosa è destinata questa intervista?»«Sì. Apparirà sul prossimo numero del giornale studentesco, dato che alla cerimonia di quest'anno sarò io a consegnare i diplomi di laurea.»Ah! Questa è nuova, e per un attimo mi disturba il pensiero che il diploma mi sia consegnato da una persona non molto più vecchia di me... D'accordo, forse avrà un sei anni di più, e d'accordo, ha un successo travolgente, ma comunque... Aggrotto la fronte, tentando di riportare la mia attenzione indisciplinata sul compito che mi aspetta.«Bene.» Deglutisco nervosamente. «Avrei alcune domande da farle, Mrs Jauregui.»«Lo avevo intuito» dice, senza battere ciglio. Mi sta prendendo in giro. L'idea mi fa avvampare, dunque raddrizzo la schiena e le spalle nello sforzo di sembrare più alto e autorevole. Premo il pulsante del registratore.«Lei è molto giovane per avere creato un simile impero. A che cosa deve il suo successo?» La guardo: ha un sorriso tranquillo, ma sembra vagamente seccata.«Il mondo degli affari ruota intorno alle persone, Mrs Cabello, e io sono molto bravo a giudicarle. So come agiscono, che cosa le fa crescere e che cosa no, che cosa le stimola e come incentivarle. Mi avvalgo di una squadra eccezionale, che ricompenso bene.» Fa una pausa e mi fissa con i suoi occhi verdi. «Sono convinta che, per raggiungere il successo in qualsiasi settore, si debba diventare padroni di quel settore, conoscerlo da ogni punto di vista, nei minimi dettagli. Io lavoro sodo, molto sodo, per riuscirci. Ho un istinto naturale che mi porta a individuare e a far crescere un'idea buona e solida con gente valida. La morale è che è sempre una questione di gente valida.»«Forse ha solo avuto fortuna.» La battuta non è sulla lista di Dinah, ma il personaggio è troppo arrogante. Lei sbarra gli occhi, sorpreso.«Non mi sottometto alla fortuna o al caso, Mrs Cabello. Più mi impegno nel lavoro più sembro fortunata. È questione di avere le persone giuste nella propria squadra e di saperne guidare le energie al meglio.»«Lei sembra una maniaca del controllo.» Le parole mi escono di bocca prima che riesca a fermarle.«Oh, io esercito il controllo su tutto, Mrs Cabello» dice, senza traccia di ironia. La guardo negli occhi, e lei regge il mio sguardo, impassibile. Il mio cuore accelera i battiti, e io arrossisco di nuovo.Perché questa donna ha un effetto così inquietante su di me? Sarà la sua bellezza travolgente? Il modo in cui fulmina con gli occhi? Il modo in cui si accarezza il labbro inferiore con il dito? Quanto vorrei che smettesse di farlo.«Inoltre, se nelle proprie fantasie segrete ci si convince di essere nati per dominare, si acquista un potere immenso» continua, con la voce vellutata.«Lei pensa di avere un potere immenso?» "Maniaca del controllo."«Ho più di quarantamila persone alle mie dipendenze, Mrs Cabello. Questo mi dà un certo senso di responsabilità... di potere, se preferisce. Se io dovessi decidere che il settore delle telecomunicazioni non mi interessa più e che voglio vendere, ventimila persone faticherebbero a pagare il mutuo dopo un mese o poco più.»La guardo a bocca aperta. Sono sconcertato dalla sua mancanza di umiltà.«Non ha un consiglio di amministrazione a cui rispondere?» chiedo, disgustata.«La società è di mia proprietà. Non devo rispondere a nessun consiglio.» Alza un sopracciglio. Naturalmente avrei dovuto saperlo, se solo avessi fatto qualche ricerca. Ma, accidenti, è così arrogante! Cambio strategia.«E ha qualche interesse, al di fuori del lavoro?»«Ho interessi molto vari, Mrs Cabello.» L'ombra di un sorriso gli sfiora le labbra. «Molto vari.» Per qualche ragione, il suo sguardo penetrante mi confonde. Nei suoi occhi luccica un pensiero perverso.«Che cosa fa per rilassarsi?»«Rilassarmi?» Sorride, dio che sorriso. Rimango senza fiato. È davvero bellissimo. Nessuno dovrebbe essere così attraente.«Be', per "rilassarmi", come dice lei, vado in barca, volo, pratico diversi sport.» Si muove sulla poltrona. «Sono molto ricca, Mrs Cabello, e ho passatempi costosi e impegnativi.»Lancio una rapida occhiata alle domande di Dinah, ansiosa di cambiare argomento.«Lei investe nell'attività industriale. Perché, esattamente?» chiedo. Come mai questa donna mi mette così a disagio?«Mi piacciono le cose. Mi piace sapere come funzionano: quali sono i loro ingranaggi, come costruirle e smontarle. E ho una passione per le navi. Cosa posso dire?»«Sembra che sia il suo cuore a parlare, più che la logica e i fatti.»Lei storce la bocca e mi soppesa con lo sguardo.«È possibile. Anche se certe persone direbbero che io non ho un cuore.»«Perché direbbero una cosa del genere?»«Perché mi conoscono bene.» Piega le labbra in un sorriso sarcastico.«I suoi amici direbbero che è facile conoscerla?» Rimpiango subito di aver fatto quella domanda. Non è nella lista di Dinah.«Sono una persona molto riservata, Mrs Cabello. Faccio di tutto per proteggere la mia privacy. Non rilascio molte interviste...»«Perché ha accettato di rilasciare questa?»«Perché sono uno dei finanziatori dell'università, e a dispetto dei miei sforzi non sono riuscito a togliermi di torno Mrs Hansen. Ha tormentato i miei addetti alle pubbliche relazioni fino all'esaurimento, e io ammiro questo genere di tenacia.»So bene quanto possa essere tenace Dinah. Non per nulla, mi trovo seduta qui, quando invece dovrei studiare per gli esami.«Lei investe anche in tecnologie agricole. Perché le interessa questo settore?»«I soldi non si mangiano, Mrs Cabello, e troppe persone su questo pianeta non hanno abbastanza da mangiare.»«Sembra molto filantropico. È una cosa che la appassiona... sfamare i poveri del mondo?»Si stringe nelle spalle, con fare evasivo.«È solo senso per gli affari» mormora, anche se mi sembra poco sincero. Non ha senso... Sfamare i poveri? Non riesco a vedere i vantaggi finanziari, ma solo la virtù di un ideale. Sbircio la domanda seguente.«Lei ha un filosofia? Se sì, quale?»«Non ho una filosofia vera e propria. Forse un principio guida, quello di Carnegie: "Un uomo che acquisisce la capacità di prendere pieno possesso della propria mente è in grado di prendere possesso di qualsiasi altra cosa a cui abbia diritto". Sono una persona molto particolare, motivata. Mi piace avere il controllo, di me stessa e di quelli che mi circondano.»«Quindi vuole possedere le cose?» "Sei un maniaco del controllo."«Voglio meritarne il possesso, ma sì, alla fine, voglio possederle.»«Lei sembra il consumatore ideale.»«Lo sono.» Sorride, ma il suo sorriso non coinvolge gli occhi. Di nuovo, ciò è in contrasto con una persona che vuole sfamare il mondo, per cui non posso fare a meno di pensare che stiamo parlando di qualcos'altro, ma non saprei proprio dire di cosa. Deglutisco. La temperatura nella stanza sta aumentando, o forse dipende da me. Voglio solo che questa intervista si concluda. Ormai Dinah avrà abbastanza materiale, no? Guardo la domanda successiva.«Lei è stato adottato. In quale misura ritiene che ciò abbia influenzato il suo modo di essere?» Ah, questa sì che è una domanda personale. La guardo, sperando che non si sia offeso. Lei aggrotta la fronte.«Non ha modo di saperlo.»La mia curiosità si è risvegliata. «Quanti anni aveva quando è stato adottato?»«È un'informazione di pubblico dominio, Mrs Cabello.»Il tono è severo. "Merda." Già, certo, se avessi saputo di dover fare questa intervista, mi sarei preparata. Confusa, mi affretto a passare oltre.«Ha dovuto sacrificare la vita familiare al lavoro.»«Questa non è una domanda» taglia corto lei.«Mi scusi.» Sono agitata. Lui mi fa sentire come un bambino colto in fallo. Ci riprovo. «Ha dovuto sacrificare la vita familiare al lavoro?»«Io ho già una famiglia. Un fratello, una sorella e due genitori amorevoli. Non mi interessa allargarla ulteriormente.»«Lei è gay, Mrs Jauregui?»Lei fa un sospiro irritato, e io chino il capo, mortificata. "Accidenti." Perché non ho usato una sorta di filtro prima di sparare questa domanda? Come faccio a dirgli che mi sono limitato a leggerla? Al diavolo Dinah e la sua curiosità!«Non esattamente, Camila.» Alza un sopracciglio, con un lampo gelido negli occhi. Non sembra contenta.«Le chiedo scusa. È... ecco... è scritto qui.» È la prima volta che pronuncia il mio nome. Il cuore mi martella nel petto, e le guance mi bruciano. Mi infilo nervosamente alcune ciocche di capelli dentro al beanie che ancora porto in testa.Lei piega la testa di lato.«Queste domande non sono sue?»Impallidisco.«Ehm... no. È stato Dinah, Mrs Hansen, a prepararle.»«Siete colleghi al giornale studentesco?» "Oh, no." Io non ho niente a che fare con il giornale studentesco. È l'attività extracurricolare di Dinah, non la mia. Ho di nuovo il volto in fiamme.«No, lei è la mia coinquilina.»Lei si gratta il mento, riflettendo senza fretta, mentre i suoi occhi verdi mi valutano.«Si è offerto lei di farmi questa intervista?» chiede, con una calma glaciale.Un attimo, chi è che fa le domande qui? Il suo sguardo mi inchioda, spietato: mi sento costretta a dire la verità.«Sono stato reclutato all'ultimo. Dinah non sta bene.» La mia voce trema.«Questo spiega molte cose.»Qualcuno bussa alla porta, ed entra la Bionda Numero Due.«Mrs Jauregui, mi scusi se la interrompo, ma il suo prossimo appuntamento è fra due minuti.»«Non abbiamo ancora finito, Andrea. Per favore, annulla il prossimo appuntamento.»Andrea esita, guardandomi a bocca aperta. Sembra disorientata. Lei gira la testa verso di lei e la fa arrossire."E così non sono l'unica che arrossisce!"«Certo, Mrs Jauregui» farfuglia, poi esce. Lei aggrotta la fronte, e riporta l'attenzione su di me.«Dove eravamo, Mrs Cabello?»"Ah, adesso siamo tornati al 'Mrs Cabello'."«La prego, non voglio distoglierla dai suoi impegni.»«Voglio sapere qualcosa di lei. Mi sembra doveroso.» I suoi occhi brillano di curiosità. "Dove vuole arrivare?" Appoggia i gomiti suoi braccioli della poltrona e unisce le dita di fronte alla bocca. La sua bocca è... una grande distrazione. Deglutisco.«Non c'è molto da sapere.»«Che progetti ha dopo la laurea?»Mi stringo nelle spalle, sconcertata dal suo interessamento. "Venire a Miami con Dinah, trovare un lavoro." Non sono ancora riuscito a pensare oltre gli esami.«Non ho fatto progetti, Mrs Jauregui. Per il momento, mi basta superare gli esami.» Per cui in questo preciso momento dovrei studiare, invece di starmene seduta nel suo ufficio sontuoso, elegante e asettico, sentendomi a disagio sotto il auo sguardo penetrante.«Nella mia azienda abbiamo un ottimo programma di stage» spiega con calma. Sono turbata, interdetta. Mi sta offrendo un lavoro?«Me lo ricorderò» mormoro, confuso. «Anche se non sono certa di essere adatta a questo posto.» Oh, no. Sto di nuovo pensando ad alta voce.«Perché dice così?» Piega la testa di lato, incuriosita, l'ombra di un sorriso sulle labbra.«È ovvio, no?» "Sono scoordinata, malvestita, e non sono una donna bionda."«Non per me.» Il suo sguardo è intenso, senza più traccia di umorismo, e io sento il ventre contrarsi all'improvviso. Distolgo gli occhi dal suo esame minuzioso e li abbasso sulle mie dita intrecciate. "Che cosa sta succedendo?" Devo andarmene. Adesso. Mi chino per prendere il registratore.«Vuole che le faccia fare un giro dell'azienda?» chiede.«Sono certo che lei è molto impegnato, Mrs Jauregui, e io devo fare un lungo viaggio.»«Deve tornare a New Orleans?» Sembra sorpreso, addirittura in ansia. Lancia un'occhiata fuori dalla finestra, ha cominciato a piovere. «Be', è meglio che guidi con prudenza» mi intima, con tono severo e autorevole. E a lei cosa importa? «Ha ottenuto quello che le serviva?» aggiunge.«Sì, Mrs Jauregui» rispondo, infilando il registratore nello zainetto. Mi guarda perplessa, stringendo gli occhi.«Grazie per l'intervista, Mrs Jauregui»«È stato un piacere» dice lei, educata come al solito.Mentre mi alzo, mi tende la mano.«Alla prossima, Mrs Cabello.» Non sono sicura se suoni come una sfida, o una minaccia. Aggrotto la fronte. Quando mai ci incontreremo di nuovo? Gli stringo la mano, stupefatta di sentire ancora quella strana scossa. Devono essere i miei nervi.«Mrs Jauregui.» Gli faccio un cenno di saluto. Con grazia atletica lui va alla porta e la spalanca.«Solo per assicurarmi che la oltrepassi indenne, Mrs Cabello.» Mi fa un piccolo sorriso. Naturalmente, allude al mio ingresso non proprio trionfale. Arrossisco.«È molto premuroso da parte sua, Mrs Jauregui!» esclamo, e il suo sorriso si allarga. "Mi fa piacere che tu mi trovi buffo" la fulmino dentro di me, tornando nell'atrio. Sono sorpresa di vedere che mi segue. Andrea e Olivia alzano entrambe gli occhi, ugualmente sorprese.«Ha un soprabito?» chiede Jauregui.«Una giacca.»Olivia balza in piedi e va a recuperarla. Jauregui gliela strappa di mano prima che possa consegnarmela. La tiene sollevata davanti a me e io me la infilo, vergognandomi da morire. Lei mi posa un istante le mani sulle spalle, facendomi sussultare. Se nota la mia reazione, non lo dà a vedere. Chiama l'ascensore e restiamo entrambi in attesa: io sulle spine, lei fredda e controllata. Le porte dell'ascensore si aprono e io sfreccio dentro, ansiosa di scappare. "Ho davvero bisogno di andarmene da qui." Quando mi giro verso di lei, mi sta osservando, appoggiata alla parete con una mano. È davvero molto, molto bella. La cosa mi inquieta.«Camila» dice, a mo' di saluto.«Lauren» replico. E, per fortuna, le porte si chiudono.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2015 ⏰

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