È successo tutto in un tempo relativamente lungo. Ci sentivamo un giorno si e un giorno no. Ci siamo scambiati i numeri, chattavamo. Per qualche settimana non parlavamo. Mi chiedeva di uscire, io divagavo. Insisteva, io gli facevo false promesse. Programmavamo appuntamenti, io gli davo buca. E alla fine dopo tutto questo tran tran, pensavo lasciasse perdere. Pensavo facesse come tutti gli altri. Pensavo se ne sarebbe andato. Era la cosa più semplice, quella più prevedibile.
Invece no, lui resistette fino a Giugno. Tre mesi, abbiamo parlato per tre mesi senza mai esserci visti, neanche per sbaglio. E così, forse spinta dalla compassione o dall'ammirazione, decisi di accontentarlo. Un pomeriggio in centro. Niente di che, solo una passeggiata.
Sono arrivata con una buona mezz'ora di anticipo, cosa per niente da me. E indovinate un pó? Sono rimasta lì impalata alla fermata della metro fissando una cartina di una città che conoscevo come le mie tasche. Ma tralasciamo. Ed ecco che mentre percorrevo via trapani con lo sguardo una mano mi sfiora la spalla. Mi giro di scatto e alzo subito il mento. È alto, molto. Due occhi verdi contornati da occhiali da vista scuri mi accolgono felici. "Signorina si è persa?"
"Oh... Mh si, stavo cercando la torre Eiffel"
"Mi sa che ha sbagliato città e stato" Oddio sono scema. Non volevo dire quello. Ti prego Dio manda una scatola e faccici finire dentro. Almeno il mondo non vedrà più il mio imbarazzo.
"Comunque sono contento di vederti, finalmente" lo ammiro per qualche secondo. Porta dei jeans e una maglietta con una strana scritta in inglese, che non so decifrare. I capelli ricci sono un adorabile nido spettinato che cerca di sfiorare le spalle troppo distanti per la loro lunghezza.
"Anch'io Alessandro" dico poi sorridendo.
"Allora facciamo un giro?"
Non ricordo molto di cosa abbiamo parlato o dove siamo andati. L'unica cosa che mi rimarrà sempre nella mente è quella dannata scala mobile.
L'appuntamento era finito. Da grande gentil'uomo mi ha accompagnato fino alla fermata del bus che avrei preso per tornare a casa, dopo aver ovviamente fatto le solite sette fermate di metro. Come avrai capito, non vivo molto vicino al centro. Comunque, stavamo discutendo animatamente ed io ero tutta presa dalla conversazione che non avevo notato l'uomo dietro di me. Il tipo non aspettava e desiderava nient'altro che superarmi, managgia a me che non me ne sto sulla destra.
Improvvisamente sento due grandi mani sui miei fianchi che mi fecero zittire immediatamente. Qualcosa scattó nel mio corpo. Farfalle fastidiose si insinuarono nel mio stomaco sbattendo violentemente le loro ali. Le mani mi trascinarono veloci verso un corpo caldo. Estremamente caldo. Sento il suo cuore battere sulla mia schiena. Non riesco a respirare, il tempo stà rallentando. Un ombra passa veloce davanti a noi mentre le sue braccia mi attaccano sempre più a lui. Posso sentire il mio sedere attaccato al suo sesso, una scossa mi fulmina facendomi venire la pelle d'oca. Poi le mani mi lasciano. Finisce tutto. In un secondo.
Okay cosa diavolo era quello? Non avevo mai provato niente del genere in vita mia. Niente.
Solo una cosa sapevo. Se quella era attrazione sessuale, io dovevo rivederlo.Ha ventitré anni Arianna, sveglia.
Ma si, chi se ne fotte.
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#E le farfalle volano#
RandomSTORIA VERA NOMI E LUOGHI SONO STATI CAMBIATI PER UNA QUESTIONE DI PRIVACY. Allora, allora senti un attimo. Leggi qua tre secondi okay? Tanto non hai niente da fare lo so. Io ho quindici anni e per complicarmi la vita mi sono data dei limiti. Dei...