Credo di essere una persona ostinata. A volte permalosa, anche se questo mio aggettivo è andato via scemando quando ho scoperto di essere una grande egoista. Oh si, sono una brutta persona. Dovrei avere più cura per quello che mi ci circonda, ma la verità, signori miei, è che non me ne frega niente. Si, non mi interessa. Non mi interesso di niente, non ho passioni, non ho obbiettivi. Non mi interessano le persone, cosa fanno, cosa vogliono. Se io non centro, non ha nessuna importaza la questione. E poi, bè, io voglio, anzi io pretendo di essere al centro dell'attenzione. Cosa che per inciso non succese mai, non ho nessun motivo per attirare le persone. Ma mi beo di quelle rare situazioni in cui gli occhi di tutti sono puntati su di me. Probabilmente perchè sono inciampata e caduta in malo mado. Ma tralasciamo e andiamo al punto. Alessandro. Boom, boom e ancora booom. Con più "o" possibili. Quella dannata scossa mi era rimasta in testa. Mi ero scordata di tutto il resto. Solo quel momento era rimasto nella mia mente. Quell'intensa sensazione di piacere, di desiderio. Era qualcosa che non avevo mai sentito prima e che non riuscivo a identificare. Cosa diavolo era successo?!
Il cellulare vibra accanto a me interrompendo il mio flusso di pensieri.
-Allora, hai intenzione di rispondermi? Voglio un secondo appuntamento-
-Ari?-
-Ehi ci sei?-
-Si, si sono qua. Scusa-
-Domani sono libero nella pausa pranzo-
-Lavori?-
-Si te l'avevo già detto. Alla tempocasa- Giusto, dannazione. Io e la mia pessima memoria.
-Dove e a che ora?-
-Lingotto, 12:30- (il lingotto è un centro commerciale torinese)
In realtà non avevo nessuna voglia di abbandonare la mia routine. Era da una settimana o più che mi chiedeva un appuntamento. Ed era da una settimana o più che mi alzavo verso l'una. Accendevo la televisione, preparavo la colazione, mangiavo, fissavo la tv in pigiama per delle ore, spegnevo, disegnavo, mettevo su della musica, pranzavo con dei wurstel. Era un programma predefinito. E per altro il mio attaccamento ossessivo verso il divano mi toglieva tutta la voglia di vivevere l'estate. Di uscire. Di uscire con Alessandro. Peró dovevo provarci.
-Sai quando eravamo sulle panchine?-
-Umm… si si-
-Volevo tanto baciarti-
-E perchè non l'avresti fatto?-
-Di solito al primo appuntamento non si fa nulla- Ah si? Allora ho sbagliato tutto nella vita fino ad adesso.
-A me non sarebbe dispiaciuto peró-
-Potevi baciarmi anche tu se volevi-
-Io non faccio mai il primo passo-
-Va bene, va bene, ci vediamo domani, adesso ho un cliente-Il mattino dopo mi ero vestita abbastanza trasandata, pantaloni larghi e canottiera bianca. Non avevo molta voglia di fare bella figura, avevo sonno e volevo solo che tutto finisse in fretta. Presi il pullman e poi la metro. Il lingotto era il capolinea, sarei arrivata fra mezz'ora. Dannazione che palle.
Scendo dalla carozza e prendo le scale mobili. Il sole mi bacia la pelle mentro mi giro distratta alla ricerca di lui.
-Um… scusa non sono potuto venire- leggo il messaggio e resto a bocca aperta. Nessuno mi aveva mai dato buca.
"Ti è venuta l'ansia eh?" mi giro e vedo i suoi ricci e il suo sorriso. Wow.
"Ti stà bene, con tutte le volte che mi hai tirato un bidone" io non dico niente, sorrido solamente.
"Mi accompagni a prendere un paio di pantaloni?"
"Certo" entriamo nel centro commericiale e io rimango in silenzio mentre lui fissa le vetrine. Non era di certo il mio appuntamento ideale, ma okay."Ehi ti ho portato per un parere femminile ma tu non mi aiuti"
"Scusa quelli blu erano carini"
"No, prendo questi, costano solo due euro in più e sono più fighi"
"Se a te piacciono" ametto che in quel momento ho pensato: basta questo non lo cago più, dopo oggi sparisco. Mi stavo annoiando, non era decisamente il mio tipo. Poi, tutto si fece di nuovo offuscato. Eravamo usciti, faceva molto caldo. La nostra panchina era in semiombra e noi eravamo decisamente troppo vicini.Parlavamo normalmente quando le sue labbra si fiondarono sulle mie, così all'improvviso. Dopo qualche secondo lui si stacca, vedo i suoi occhi verde intenso luccicare. È bellissimo.
"Allora… così? Completamente a caso?" Dico io impacciata. Alessandro annuisce e mi invita a sedere sopra di lui. Io mi accoccolo e mi beo del suo profumo. Ma che sparire, questo non lo mollo. Mi piaceva, mi piaceva davvero. Le sue parole, le sue dita che scorrevano sulle mie braccia, i suoi baci dolci. Era tutto quello che cercavo. Attenzioni, piccoli gesti. Era lui. "Giuro che mi fai una sensazione stranissima"
"In che senso?"
"Bè tipo che sto pensando di portarti in ufficio e scoparti sulla scrivania del mio capo" io scoppio in una risata e anche lui ridacchia, ma so che in fondo stava facendo sul serio.
"Allora prima che io non resista più è meglio che cambiamo posizione. Mi accompagni un attimo in negozio e poi andiamo al parco?"
"Al parco?"
"Si almeno stiamo all'ombra, sto sudando come un dannato"
Dopo tre minuti di camminata entriamo in un grande spazio dalle pareti linde e le scrivanie d'acciaio. "Tre secondi" lo guardo trigare con un computer, le mani gli tremano. Sta sudando. Gli faccio davvero questo effetto? Per qualche secondo mi perdo ad osservarlo. La camicia bianca che gli cade sui pantaloni beige, i riccioli scompigliati che si confondono con la barba e gli occhiali neri della D&G che evidenziano le sue gemme. Carino, davvero. Eppure il suo viso è in qualche modo bambino, del tutto opposto al suo modo di fare sicuro. Ha quella camminata da imperatore, ma alla prima vista sembra un cucciolo bastonato.
"Andiamo"
Mi porta in un piccolo angolo verde, dietro di noi si vedono le colline e il fiume Po, che spettacolo. Io appoggio la schiena al suo petto mentre lui mi abbraccia. "Ma non posso baciarti da questa posizione, anche se ho una bella vista delle tue tette"
"Ehi!" Dico io alzandomi.
"Se me le sbatti in faccia non è colpa mia. Dai appoggia le gambe sulle mie" faccio come dice mentre lui mi bacia la parte scoperta della schiena, il collo, l'orecchio, le labbra. Sto impazzendo, mi sta facendo impazzire. Sento le sue grandi mani massaggiarmi le spalle e fare su e giù sulla mia pelle. Di nuovo quella sensazione. Quella scossa, quel fulmine, quel qualcosa!
"Non so perché… ma ho troppa voglia… il tuo corpo è stupendo" mi viene la pelle d'oca alle sue parole.
"Dannazione hai diciassette anni! Sono un pedofilo"
"Ma no che dici" rido io.
"Ma non è normale volerti portare dietro quel cespuglio!"
"Ma smettila" cerco di trattenere le risate, mi sto scassando.
"Sei minorenne dannazione. È vero che non mi denuncerai?"
"Noo! Stai tranquillo Ale"
"Um… okay mi hai convinto" mi stringe a sé baciandomi. Dio è la sensazione più bella della mia vita.Voglio rimanere così, per più tempo possibile.
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#E le farfalle volano#
RandomSTORIA VERA NOMI E LUOGHI SONO STATI CAMBIATI PER UNA QUESTIONE DI PRIVACY. Allora, allora senti un attimo. Leggi qua tre secondi okay? Tanto non hai niente da fare lo so. Io ho quindici anni e per complicarmi la vita mi sono data dei limiti. Dei...