Capitolo due.

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"Nina! Nina! Figlia mia dove sei?!"
Nel castello reale del paesello, la regina del posto tormentava la sua mente in degli incubi. Si raddrizziva tutta nel letto e sbiancava incessamente.
"Nina!!" urlò più forte. Questa volta la giovane ancella di servizio accorse spaventata vicino al letto della sua padrona.
"Signora! Signora vi prego svegliatevi!" diceva la giovinetta tutta accigliata.
Il viso della regina si quieto' e aprì gli occhi lentamente.
"Signora avevate gli incubi" dichiarò la ancella.
Nella calma della stanza la donna diede dei colpi di tosse secca come le foglie in autunno.
"Vi sentite bene mia padrona?"
" Come posso gioire sapendo che la mia Nina non è qui con me?" piagniucolo', portandosi la mano briosa al petto avvolto da un pigiama di seta leggera.
"Signora, se mi permettete io sono sicura che tornerà" la poveretta non sapeva più che strategia usare per calmare la sua signora.
" E chi me lo dice? Una stupida e sporca serva come te?" quella regina non era molto invitante, anzi dava tanto a temere sul suo comportamento.
"Mi dispiace signora" la giovane servetta, che non poteva avere più di quattordici anni, si scusò pietosamente con un inchino cordiale di fronte a quel letto ingalantito.
"Io ho paura che non tornerà più invece" ribatté la donna con un impeto.
"Mariella" poi si rivolse alla servetta "tu non ricordi quante volte l'ho rimproverata e bastonata la mia bambina?"
In quel momento la giovinetta impallidì violentemente.
"Certo che mi ricordo signora, nelle stalle è rimasto ancora il bastone insanguinato, che ora i cavalli non smettono più di leccare" concluse tremante di paura .
"Si, ne sono al corrente. Ma perché non lo avete tolto subito?" tuonò la regina carica di odio.
"Signora, io mi occupo della cucina" si scusò la giovinetta tutta incerta.
"Che madre indegna sono stata Mariella! La mia povera bambina era anche incinta, e io l'ho lasciata andare via sensa pietà!" urlo' dolorante.
"Voi non sapevate che era andata via" disse la servetta per calmare la signora.
"Come potevo. Ma dimmi Mariella, la tua mamma ti ha mai lacerata così tanto dal dolore?" chiese l'astuta donna maligna, per dar un dispiacere a quella povera ancella.
"No signora" la giovane ebbe un malore, perché stavolta impallidì anche in corpo.
"Chissà perche' non ci credo"
"Qualche volta ci avrà dato una sculacciata, perché sa, io e i miei fratelli combiniamo un sacco di marachielle" la giovane si rallegrò un po' nel raccontare le sue avventure fanciullesche.
"Chissà perché non ci credo ancora" mormorò la regina ancora insaziabile.
La servetta non sapeva cosa altro dire, ma le venne in mente un altro episodio.
"Una volta, mia madre, mi punse con un ago al dito perché avevo rovesciato per terra il latte" continuò impaurita.
"Chissà perche' non ci credo ancora" mormorò ancora la donna con un filo di malizia.
"E' solo questo signora" si destò la fanciulla.
"Bene!" tuonò la signora. S'alzò di scatto e si posizionò di fronte a lei.
"Se nessuno ti ha fatto patire più della mia Nina, allora lo farò io!"concluse irata.
"Mi dispiace signora, ma ... Io"
"Non parlare!" urlò la donna irata come una bestia.
Poco tempo dopo nel retro del castello, vicino alle stalle, la mamma di Mariella si disperava per terra con delle grida angosciose nel vedere la sua bambina impiccata per aria. Era tutta penzolante e sembrava ancora piangere dalla paura.
"Mariella mia! Piccola della mamma! No!" urlava sua madre angosciosamente. Il cielo era bramoso di nebbia, e dei tuoni maestosi si fecero avanti fra le nuvole, mentre le aquile gridavano in lontananza.
La regina assisteva alla scena dalla finestra della sua stanza con un ghigno sul volto ingiallito.
"E ora, fate sparire quel bastone dalle stalle" ordinò severa.
"Come desidera mia signora" tuonò un uomo robusto da dietro le spalle della signora, mentre le urla della mamma di Mariella si facevano più strazianti.
Il pranzo nel castello reale era una prelibatezza. Sulla lunga tavolata imbandita di cibo, la regina vestiva con uno dei suoi migliori vestiti, e gustava un buon bicchiere di vino.
Le ancelle di servizio, servivano in tavola altro cibo, e tutte impaurite cercavano di fare del loro meglio per non essere punite come la povera Mariella.
La regina le scrutava da capo a piedi per esser sicura dei loro sbagli.
"Ecco il vostro brodo signora" intervenne una servetta dal nulla, posando un piatto di fronte alla regina.
"Era ora, stavo morendo di fame" poi tutta felice si imbavaglio' delicatamente come una vera signora.
Poi sniffo' sul piatto con l'acquolina in bocca.
"Che buon profumo" mormorò estasiata.
Alla prima cucchiaiata ebbe un sussulto.
"Un attimo!" tuonò.
Le povere servette si strinsero una all'altra tutte impaurite.
"Chi mi ha servito questo brodo?" chiese la signora seduta di spalle.
Una giovane serva si avvicinò tremante alla signora, poteva avere circa vent'anni.
"Io signora"disse impallidita.
La donna rimase per un istante in silenzio ma poi riprese più irata di prima.
"Non sapevi che questo brodo era quello preferito di mia figlia?" urlò alzandosi come un toro inferocito.
"Mi dispiace signora, ma me ne sono dimenticata" rispose la poveretta con le lacrime agli occhi mortificata.
"No! Invece lo sapevi volevi darmi un dispiacere non è così?" continuò la donna con testardaggine.
"Niente affatto signora" la servetta era tutta tremante di terrore, mentre con un tonfo la donna scaraventò il brodo per terra, facendo sussultare le altre domestiche.
"Non mentire ignorante!" urlava la regina, tanto che le sue grida furono udite dal capomastro che tagliava la legna.
Una volta fatto rientro nella sala da pranzo l'uomo si insospettì nell'osservare la scena.
"Signora va tutto bene?"
"Per niente!"esclamò la donna furiosa. "Questa maledetta mi ha servito col piatto preferito di mia figlia!"
"Volete che me ne occupi io signora?" chiese l'uomo cortese, mentre la servetta stava avendo dei mancamenti di terrore.
La donna nell'udire la domanda del suo capomastro, emise un sorrisetto malizioso.
"Esatto. Raggruppala insieme ai manzi della stalla!"ordinò.
"Cosa mi volete fare signora?" piangeva la poveretta.
"Oggi gustero' il mio piatto preferito" dichiarò tutta contenta.
"Va bene signora" annunciò l'uomo trascinando la ragazzetta spaventata giù per le scale.
"Se la vuole mangiare" sussurravano le altre serve fra di loro.
Poco tempo dopo alla regina fu servito un bel brodo fumante, che divorò sensa pietà.
"Povera Susanna" mormoravano le serve, mentre la regina assaporava le sue interiora.

IL BAMBINO CHE IMPARÒ A VOLAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora