Capitolo tre.

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Gli anni nella casetta di mamma Matilde passarono in fretta.
Ciccino era diventato un ragazzetto alto e robusto. I suoi genitori lo mandarono a lavorare dal mugnaio che poveretto era vecchio e zoppo e aveva bisogno di una mano.
Il piccolo fagottino ritrovato nel bosco era divenuto un bimbetto bello e solare. Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi platino, tanto che quando andava in giro per il paesello tutte le donne si destavano per accarezzarlo.
"Come sei Bellino" gli dicevano.
"Come ti hanno chiamato i tuoi genitori?"
Il bimbetto tutto sveglio le rispondeva.
"Mi han chiamato Ramiro".
Il piccolino era astuto come una volpe, ma data la sua tenera età non pronunciava perfettamente le parole.
"Che bel nome! " esclamava la gente estasiata.
Quel pomeriggio la signora Matilde chiamò Ramiro in casa.
"Ramiro, Ramiro!" urlava sulla'uscio di casa. Il bimbetto si alzò da terra e si diresse verso la signora.
"Dimmi madrina" Ramiro chiamava così la signora Matilde perché era convinto che era figlio della capra di famiglia, che se ne stava nella stalla a mangiare fieno.
"Maledetto ciccino" mormorò la signora accigliata "quante volte gli devo dire che questo pargoletto non è figlio della bestia".
Entrato dentro il bimbo afferrò un cestino che le porse la madrina. Era tutto zuppo di terra e aveva le guancie arrossate.
"Ma cosa ti è successo là fuori piccino?" gli chiese la signora.
"Mi stavo costruendo un antalena!"
"Altalena, Ramiro Altalena" lo corresse la donna per imparargli a parlare per bene.
"Ora vai da ciccino al mugnaio che deve essere affamato poverino" gli ordinò, e non finì la frase che il piccino era già di corsa per la strada. La donna si destò sulla'uscio una seconda volta, osservando il suo bimbo correre via felice. Poi ripensò alle sue parole, e sporse lo sguardo verso la quercia del giardino.
Il suo stupore fu immenso quando scorse un altalena costruita alla perfezione come fa un professionista. Era tutta dondolante e viva di brio.
"Ma come ha fatto?" si chiese la donna stupita.
Per la strada di campagna, Ramiro correva felice con le braccia spalancate, faceva finta di essere un aereoplano in moto. "Brrrrrr" emetteva dei suoni rumorosi con la bocca tanto da schizzare saliva di qua e di là. Con l'altra mano teneva stretto il cestino che penzolava pericolosamente. I capelli biondo platino di Ramiro esaltavano di più alla luce solare, sembravano della paglia dorata in una stalla nuova. E i suoi occhi cristalli impazziti.
Raggiunto il paesello, i suoi piedini guizzavano allegri fra la gente. La sua figurina scontrava donne robustelle,bambini capricciosi e cagnolini trovatelli.
Dopo una lunga corsa finalmente raggiunse il mugnaio.
"Ciccino! Ciccino!" si mise ad urlare incamminandosi brioso verso le vacche lamentose.
Il proprietario del mugnaio si avvicinò zoppicando verso Ramiro. Aveva la pelle scura come il rame e rugosa come il guscio di una tartaruga.
"Ramiro" disse il vecchio avvicinandosi barcollante.
"Signore sto cercando mio fratello" dichiarò il bimbetto tutto educato.
Il vecchio si mise a ridere divertito.
"Non mi chiamare signore, io per te sono Pietro"
"Va benone Pietro" Ramiro alzò una mano sulla fronte come i vecchi soldati.
"Diventi bellino giorno dopo giorno" disse il vecchio nella'ammirare la briosità del bimbo.
Si incamminarono nelle vecchie stalle, che a Ramiro puzzavano di feci.
"Ecco lì tuo fratello" dichiarò l'uomo indicando un ragazzetto accovacciato per terra, tutto impegnato a mungere.
"Ciccino!" urlò Ramiro correndo verso di lui col cestino in mano.
Il ragazzo si girò sorpreso nel vedere il visino dolce di Ramiro corrergli incontro.
"Ramiro!" esclamò felice alzandosi in piedi.
Il bimbo le cinse la vita con le braccia baciandogli la ventre.
"Sei così alto fratellone!" esclamò Ramiro stupito.
Ciccino si mise a ridere e afferrò il cestino con una certa velocità
"Finalmente! Stavo crepando di fame" disse.
Il vecchio lo guardò un po' corvo da lontano.
"Ciccino le parole si misurano"
"Scusami Pietro" mugugni' il ragazzo con un sorrisetto ingenuo.
"Stai sereno quello è tutto pazzo ormai" sussurrò poi all'orecchio di Ramiro che fu colto da una risata fragorosa da bimbo dispettoso.
Poi Ciccino si accomodò nella paglia e frugo' nel cestino che gli aveva preparato la mamma.
Dopo un po' ne estrasse un bel pezzo di formaggio che gli fece illuminare gli occhi.
"Caspita un bel pezzo di folmaggio!" esclamò Ramiro
"Formaggio, Ramiro si dice Formaggio".
Le mucche erano tutte strette fra di loro e mangiavano la paglia con una pappetta liquida che stava mescolando il vecchio Pietro.
"Bleah" fece Ramiro avvicinandosi all'uomo dalla faccia rame.
"Cosa c'è?" chiese lui scosso.
"Cos'è questa pappetta liquida che stai mescolando?" disse il bimbo alzandosi in punta di piedi per osservare meglio.
"Cibo per mucche" rispose il vecchio versandone un po' nel secchio. Poi lo avvicinò al muso di una mucca che lo divorò all'istante.
"Molti anni fa la gente era povera e si cibava di questo" disse Pietro al bambino che guardava.
"Davvero?" Ramiro si fece più triste.
"Si ma adesso non piagnucolare" disse l'uomo notando il cambiamento d'umore di Ramiro. Quei suoi occhi cristallini si riempirono man mano di lacrimoni burrascosi.
"Piccoletto ma perché fai così?"
Ramiro si gettò fra le braccia ossute del vecchio che lo trattenne a malapena.
"Perché mi dispiace che anche tu da piccolo mangiavi questa porcheria!" esclamò dolorante.
"Pietro ma che gli hai fatto al mio Ramiro?" Ciccino udì i singhiozzi del fratellino e si avvicinò preoccupato.
"Nulla" dichiarò il vecchio disorientato.
Ciccino scostò Ramiro dalle braccia del vecchio e se lo prese in braccio come un padre.
Il bimbetto si asciugava gli occhi con le manine delicate.
"Che cosa hai Ramiro?"
"Io da oggi non voglio più andare a scuola, ma voglio lavorare qui per aiutare Pietro a fare più latte per la sua famiglia" dichiarò in singhiozzi.
L'uomo nell'udire ciò si commosse dolcemente.
"Certo che Rosina ha fatto un bimbo dorato" disse Ciccino abbracciando il fratellino in lacrime.
"Va bene Ramiro, se la tua ... Mamma vuole puoi venire a lavorare qui con tuo fratello" disse l'uomo incerto.
"Grazie Pietro" Ramiro era più sereno e così scese dalle braccia forzute di Ciccino e si diresse verso una vacca. Poi con le ditina schiacciò una mammella da cui fuoriuscì il latte.
"Che bel bambino" sussurrò il vecchio felice.

IL BAMBINO CHE IMPARÒ A VOLAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora