tre.

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Harry.

Quel Harry.

Lo stesso Harry che era appena arrivato in città, lo stesso Harry che mi aveva fatto sussultare la prima volta che l'avevo visto in classe di Filosofia, non potevo crederci che fosse lì, davanti a me, anzi mi teneva per i fianchi e mi guardava direttamente negli occhi.

Cioè che fosse lì, davanti a me, a casa mia che mi sorrideva.

"Ehi, stai bene?" mi disse, aveva una voce roca e profonda, "Si si, grazie per avermi afferrata al volo." Risposi mettendomi dritta, lui mollò la sua presa e mi sorrise.

Non pensavo di aver mai visto un sorriso così perfetto, essendo totalmente vestito di nero risaltava ancora di più, "Eccoti qui tesoro, emh, lei è Ariana, ti avevo parlato di lei vero?" disse Anne guardando il figlio e poggiandogli la mano su una spalla, lui la guardò e annuì.

Io ero ancora incantata come una cretina a fissarla, poi mio fratello mi chioccò le dita due volte davanti al mio viso, facendomi schiodare da quella espressione stupita.

Dopo il pranzo sostanzioso che cucinò mia madre, andai in camera mia per mettermi in pigiama perché non avevo intenzione di uscire da lì finché Harry non se ne fosse andato, penso che questo mia madre non lo capì, perché mentre ascoltavo musica con le cuffiette, vidi aprirsi la porta, per prima c'era mia madre che parlava, ma io avendo il volume al massimo non capivo un cavolo di quello che dicesse, tolsi una cuffietta e sentii "... camera di Ariana dovremmo farla dipingere di nuovo perché lei vuole cambiare il genere della camera, quindi questo rosa fucsia dovrà sparire e pure tutte le principesse." Disse mia madre per umiliarmi un po' di più, io sprofondai dentro la felpa di Frankie, visto che quella mi arrivava già poco sopra le ginocchia; "Bene, dopo questa parentesi, te Harry caro, puoi stare qui, non penso ti interessi il resto delle stanze noiose." Disse mia mamma spingendolo dentro la camera.

"Merda." Pensai.

Sembrava che mia madre l'avesse fatto a posta, erano passati ormai cinque/dieci minuti da quando il riccio era entrato in camera mia e io non avevo spiaccicato parola, avevo solamente attaccato il telefono alla mia BOSE, così la musica si sentisse bene in tutta la camera.

Harry si era seduto alla mia scrivania appositamente rosa con un sacco di rose rosse disegnate rosse sopra, (un pomeriggio mi sono divertita a disegnarle sopra, avevo quindici anni e penso sia stato uno dei disegni migliori di tutta la mia vita), aveva continuato a giocattolare con il suo orologio, che continuava a togliere e rimettere.

La musica andava in modo casuale, quando partì 'Me and My Broken Heart' dei Rixton, una band inglese, dio sa solo quanto mi piace questa canzone, comincia a canticchiarla, e dopo la prima strofa cominciò anche Harry, lo guardai sorpresa, aveva una voce bellissima, quasi sensuale, praticamente avrei potuto ascoltarla tutta la mia vita.

"Hai una bella voce." Sussurrò guardandosi l'orologio, "Gra..grazie, la tua mette i brivi.. no, cioè è molto molto bella, si." Dissi balbettando, lui alzò lo sguardo capendo che pure io ero molto imbarazzata, "Scusami se non ho contestato prima con tua madre e mi sono messo qui a modi cretino imbranato, scusa. Mi perdoni?" disse sorridendomi a trentadue denti, arrossii e abbassai lo sguardo annuendo.

Passammo un pomeriggio a parlare del più e del meno, io gli raccontai cosa facevo a scuola e cosa fossero i miei hobby, poi gli raccontai la mia passione per il canto e che sapevo suonare il piano; lui mi racconto che è nato in Inghilterra e che sua madre ha voluto trasferirsi qui perché il suo capo l'aveva trasferita come dirigente qui a Los Angeles.

"A proposito, anche io so suonare il piano. E compongo canzoni anche." Disse arrossendo, mi aveva spiazzata.

Oltre che io non avrei ma pensato che un ragazzo, che appare così oscuro, avesse un animo così gentile, magari era così perché vedevo che ero un po' cretina o cosa, ma era così dolce.

Mi alzai dal letto e presi il cellulare, che praticamente scarico, notai che erano le 17:33, erano passate tre ore e mezza, e togliendo i primi venti minuti, non avevamo fatto altro che ridere e parlare.

Misi il telefono in carica sul mio comodino, quando mi girai trovai Harry davanti, eravamo a qualche centimetro, praticamente lui aveva la testa china e io avevo il viso che guardava verso l'alto, quindi verso il suo viso.

Mise una mano sulla mia guancia, un brivido mi percosse la schiena e sussultai a suo tocco. Lui se ne accorse, schiuse la bocca a qualche millimetro dalle mie labbra.

"Hai paura di me?" soffiò sulle mie labbra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2015 ⏰

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