Durante il tragitto nessuna delle due spiaccicó parola perché eravamo entrambe imbarazzate dall'episodio precedente. Arriviamo a New York, una cittá piena di grattacieli, universitá e molto altro. Dopo poco giungiamo finalmente alla New York University of New York. Sono incredula. Non so che dire. É magnifico. Un ' enorme distesa verde costeggiata da enormi edifici bianchi e una gigante fontana bianca in centro. Vedendo tutto questo mi sento piccolissima, anche perchè, considerando il nostro minuscolo appartamento, il lusso per noi é un sogno. Entriamo nel primo edificio, il piú grande. Saliamo un paio di scale e vediamo un cartellino attaccato alla porta con su scritto " segreteria ". Entriamo senza neanche bussare e ci accoglie il preside : un uomo di mediocre statura, magrolino e con i capelli castani rasati. Sembra un po ' irritato, forse perchè non abbiamo bussato. Ci sediamo di fronte alla sua scrivania.
"Emily Green, giusto?" Dice in tono sbrigativo.
"Sssìì sssono iiio " Sono talmente agitata e imbarazzata che non riesco a parlare e in questo momento avrei voluto sprofondare.
"Bene...ehmm, stanza 115 " dice dandomi una strana chiave in mano "
"Gggrazie, sssignor...?" Oddio che figura di merda, non sapevo neanche il cognome.
"Ross, preside Ross " Disse con aria comprensiva accennando un sorrisetto contagioso. Mia madre mi accompagnò nella mia stanza, la 115. Aprii la porta e fortunatamente era singola. Non so per quale motivo, ma ero felice di essere da sola, forse perché ero molto riservata. Mentre gironzolavo per la mia nuova stanza sentii singhiozzare; mi girai e vidi mia madre che piangeva. Subito le andai incontro. " Cosa c'é mamma? " Chiesi in tono gentile e confortevole. Non rispose. " Mamma?" Alzai la voce. "Non so...forse è perché starai via un anno...e io non lo potrei sopportare...." disse singhiozzando.
" Non preoccuparti verrò a trovarti nel week - end e tutte le volte che vorrai." Il mio tono era gentile e confortante e mi sembró che mia madre stesse già meglio. Dopo un abbraccio non troppo sdolcinato se ne andò singhiozzando.
Feci nuovamente un giro per la stanza e, dopo aver disfatto i bagagli, feci una doccia molto svogliatamente e mi cambiai. Decisi di farmi un pisolino (durato ben 2 ore!) perchè non dovevo preoccuparmi delle lezioni, dato che era sabato. Ormai ero riposata perciò decisi di uscire per fare un rapido giro negli edifici: sembravano enormi parallelepipedi fatti unicamemte di vetro, con porte e serrature bianco candido; attraverso le gigantesche finestre si intravedeva qualche ufficio e qualche aula. Mi era venuta sete e quindi andai al primo bar che intravidi, per prendere un tè, dato che non mi piaceva il caffè e non bevevo alcolici.
Presi una tazza di té e una porzione di patatine fritte e, con il vassoio, mi diressi al primo tavolo libero. Forse a causa dell' agitazione, non finii le patatine; andai a buttarle. Camminai guardandomi i piedi, non facendo attenzione a chi mi passasse intorno. Sfortunatamente, sbattei contro una ragazzo e gli rovesciai accidentalmente addosso tutte le patatine. Ulteriore figura di merda.
"Fai un po' di attenzione la prossima volta" disse ridendo.
"Si...é...che...sono nuova e....." le figuracce erano proprio la mia specialità.
"Stai tranquilla sono solo patatine...comunque sono Harry" disse porgendomi la mano.
"Piacere, Amy" annunciai insicura.
"Hey Amy, sta più attenta la prossima volta" questo ragazzo era davvero simpatico, in qualunque contesto inseriva una risatina contagiosa.
"Ook, cciao Harry" Possibile che ero sempre imbarazzata?
"Alla prossima Amy" mi salutó e tornai nella mia stanza.