Capitolo uno: Talitha Beacons

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ᴅᴀʟʟᴇ ᴍᴇᴍᴏʀɪᴇ ᴅɪ ᴛᴀʟɪᴛʜᴀ ʙᴇᴀᴄᴏɴs

𝖕𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖕𝖗𝖎𝖒𝖆
𝖋𝖚𝖔𝖈𝖔

-Avanti, cazzo, muoviti!
Quelle mezze cartucce non sapevano fare proprio niente! E no, la censura non serve, nessuno è perfetto e che il mondo continui ad esistere con tutti i suoi stupidi non è una novità.
Per fortuna che ci fossi io, altrimenti la mia squadra sarebbe caduta in rovina subito.
Sono Talitha Beacons, sorella minore di Torch Beacons. Penso che voi tutti conosciate la mia storia, dal momento che vi trovate qui ad ascoltarla. E vi avviso, non è una bella storia.
Sospirai e me ne andai, seccata.
Mio fratello, che sostava in campo, si mise le mani nei capelli, arruffandoseli ancora di più.
Si preoccupava per me inultimente.
Si sapeva, io non avevo bisogno di nessuno, tantomeno delle premure di qualcuno.
Mi inoltrai attraverso gli altri studenti, che appena mi notarono cominciai a mormorare.
Sbuffai: ogni volta sempre la solita storia!
In quella scuola di mezze cartucce ero abbastanza popolare- ma che dico infondo abbastanza popolare: la più popolare.
Avevo la fama di essere la ragazza più odiosa che fosse mai vissuta. Io non negavo né affermavo quelle opinioni. In un certo senso era vero:
io odiavo tutti e tutto.
Sinceramente, non comprendevo neanche il motivo per il quale ero venuta al mondo.
Ero una di quelle dure.
Non mi separavo mai dai miei stivali borchiati.
La mia luminosa e voluminosa chioma rosso gioco era ammirata da tutte le ragazze della scuola. Eppure, io non mi davo arie per il mio corpo. Avevo tredici anni a quei tempi, mio fratello quattordici.
Avevo smesso di credere in un futuro migliore, che la vita avesse davvero un senso, da quella notte, quella maledetta notte.
Facevo lo stesso sogno ogni volta. Sognavo di vendicarmi, che colui che mi aveva rovinato la vita e il mio volto fosse cancellato per sempre dalla faccia della terra.
L'unica persona a cui volevo bene e a cui tenevo era Torch, o meglio Claude, il mio amato Claude.
Lui c'era sempre stato per me.
Diceva che io ero l'unica cosa che gli rimanevo, dopo che la mamma ci aveva abbandonati, l'anno dopo quella notte.
Le cicatrici rosse sul mio viso avevano assunto, con il passare degli anni, il colore giallo dei miei occhi, che si nutrivano di rancore. Erano l'unica cosa che mi piaceva di me stessa.
Non avrò pace, finché non scoverò colui che mi ha ridotto in questo stato.
Flashback
-Bambini, oggi andiamo a fare una passeggiata nel bosco!
Gli occhi gialli di Talitha lanciavano scintille.
Dopo quella notte, lei non era più tornata nel bosco, luogo della sua disgrazia.
Dopo quella notte aveva iniziato a trattare male tutto e tutti, eccetto suo fratello maggiore.
Claude le prese la mano, stringendogliela.
Lui era l'unica persona di cui Talitha si fidasse ancora.
Stavano camminando serenamente, allontanandosi sempre di più dal sentiero battuto, quando la loro mamma disse:
-Piccoli, vado un attimo in avanscoperta ad esplorare ciò che ci attende e poi torno a prendervi, va bene? Voi rimanete qui, buoni.
I bambini rimasero obbedienti dove la donna li aveva lasciati e Claude creò delle fiammelle con i suoi poteri per far divertire la sorellina.
Eppure, lei non accennava mai un sorriso.
Dopo vari tentativi invani, il piccolo si sedette vicino la sorella e la strinse e lei lo lasciò fare.
Passarono diverse ore mentre il sole quasi calava, stemperandosi in un rosso bruno simile ai riflessi dei capelli di Claude.
La mamma non era più tornata.
I bambini iniziarono ad avanzare titubanti nel bosco e a chiamarla, senza risultati.
-La mamma? Mamma! Dove sei?
Talitha comprese al volo ciò che poteva essere è successo.
-Questo bosco è maledetto! Io non voglio più venirci! Claude, andiamo via!

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