Ho deciso di raccontarmi.

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Da tanto che non sentivo il freddo sulla pelle; inverno, la mia stagione preferita, insolito, lo so, ma il vento che soffia e mi accarezza il viso, il rumore della pioggia così malinconico, misterioso, affascinante. Da tanto tempo non mi sento ubriaca respiarando l'aria pungente di una giornata a gradi zero.
Ah, l'inverno. Così freddo, gelido, così grigio come l'esistenza, o meglio, la mia esistenza. Ricordo che sin da bambina tendevo ad isolarmi, non mi piacevano gli altri bambini e non c'andavo d'accordo.
Sin da bambina ero "attratta" dal dolore, facevo cose strane pur di sentire dolore, mi strappavo le croste delle ferite, mi grattavo via la pelle fino a sanguinare. Alle medie cominciai ad avere un elastico di gomma sempre a portata di mano, mi graffiavo con le matite appuntite fino ad avere la pelle del braccio coperta di linee viola circondate da rossore, sbattevo apposta, insomma facevo tutto ciò che mi avrebbe potuto procurare dolore fisico anche se già subivo abbastanza: bullismo.
Mi piacchiavano, insultavano, umiliavano. In primo superiore mi trovai molto bene, finalmente avevo degli amici, ma sentivo qualcosa che mi mancava...
Un giorno sollevai la manica di una delle mie tante felpe e con un paio di forbici, cominciai a graffiarmi fino a sanguinare, le forbici diventarono coltelli e poi lamette e i graffi diventarono tagli e in seguito furono solchi, lembi di pelle distanti fra loro. Ho finito il secondo anno, la situazione non è cambiata, dovrei fare il terzo anno ma sono stata bocciata.
Secondo la psicologa non studiavo per il mio "malessere".
Ciò che mi fa star male è vivere.
E come l'aria calda viene raffreddata da quella fredda io mi raffredderò al cessare dei miei battiti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 22, 2016 ⏰

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