11 settembre 2000

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Cado! Sempre più veloce. Intorno a me riesco a vedere solo sfocato. C’è una casa, no un albero, no mi sbaglio è un castello, no…
Mi sveglio di scatto con il respiro affannato. Non ricordo niente. Sono confusa. Aspetta, qualcosa ricordo, ma poco. A volte capita di non ricordarsi i sogni che si fanno, ma questo non era un sogno qualsiasi. Me lo sento.
Con gli occhi un po’ più abituati alla luce mi alzo dal letto e vado verso il bagno. Mi lavo la faccia e i denti. Perché i denti? Non ho ancora mangiato.
In cucina mi siedo sulla mia sedia, colore arcobaleno, fatta da me l’ anno scorso e saluto i miei genitori e mia sorella. Stanno già mangiando, tutti assonnati come me.
Prendo lo yoghurt e inizio a rovesciarlo nel piatto con anche i cereali.
“ dormito bene?” chiede mia mamma.
“ Si” rispondo io un po’ incerta. La mia espressione cambia subito diventando divertita, sentendo mio papà dirmi “ non si deve parlare con la bocca piena! Vai…” e finisco io la frase “ … a sciacquarti la bocca.” Imitando la sua voce. Rido. “ si papà, sei proprio un libro aperto”.
Guardo mamma e Elisa che fanno cenno di si con il capo per darmi ragione.
Con un boccone in bocca guardo l’ ora e un pezzo di cereale mi finisce per traverso. Sono già le 5:45!!!
Finisco velocemente di mangiare e corro in bagno per truccarmi con un filo di rimmel e lavarmi di nuovo i denti. Poi corro in camera a vestirmi. Ogni volta cerco di prendere i vestiti alla casaccio per fare in fretta, ma non ci riesco proprio e faccio le prove degli abbigliamenti, compresi collana e anello. appena deciso mi fiondo in sala e vado a chiamare l’ ascensore per poi mettermi la giacca.
“tranquilla, hai il treno fra venti minuti, facciamo in tempo” mi dice papà.
Faccio un bel respiro profondo e saluto la mamma con un bell’ abbraccione.
“ buona scuola topolina. Chiamami quando esci per farmi sapere com’è andato il tuo secondo giorno di scuola.” Mi dice lei.
“ okay. Ci sentiamo dopo.” Poi vado da mia sorella e le dico di fare la brava anche se è lei che dovrebbe dirlo a me visto che è la più grande. “ciao sorellona” e le do un gran bacio sulla guancia. “ a dopo”.
“ciao amoricino” e mi abbraccia talmente forte che quasi non riesco più a respirare. “raccontami poi com’è: biondo, alto, più alto di te deve essere di sicuro, occhi …” prima che finisca la frase la interrompo e le dico “ Eli! Smettila! Non mi piace nessuno. E poi non mettere in mente queste idee a mamma e papà che si fissano.” E guardo istintivamente i miei genitori che mi guardano ridendo e facendo gesto di non preoccuparmi, ma so che se si mettono una cosa in testa ci resta per un bel po’.
Salgo in ascensore con papà e partiamo per andare alla stazione.
Circa venti minuti dopo siamo arrivati e ci dirigiamo verso il binario uno. Al fischio del treno che avvisa la partenza saluto ancora papà e vado a prendere un posto vicino al finestrino.
Il treno parte e chiudo gli occhi per la stanchezza finchè non arrivo a Torino.
Scendo e faccio attenzione a prendere la metropolitana giusta per andare a “la Spezia”. Il viaggio è corto e veloce e mi permette di arrivare a scuola con cinque minuti in anticipo, che comunque volano e passano come un fulmine nei corridoi lunghi e numerosi.
Arrivata in classe mi vado a sedere nel banco al cento della classe. Sono vicino ad una ragazza, Micol: non tanto alta, con occhi e capelli bruni, e nasino piccolino, proprio come il mio.
Abbiamo fatto amicizia ieri ed è una ragazza molto dolce. Tutte e due non conosciamo nessuno qui e allora il tempo libero lo passiamo insieme.
Le lezioni passano veloci ed è già tempo di andare a mangiare. Qui la mensa non è molto buona ma non ci faccio neanche caso da quanto sono immersa nel discorso con Micol. Poi però qualcuno ci interrompe: “le Best”. Le ragazze più popolari della scuola.
“cosa ci fate qui? È il nostro posto. Scansatevi!” ci dicono.
E anche le più antipatiche penso. Guardo Micol che mi legge nel pensiero e si alza. Non vogliamo attirare guai già al secondo giorno di scuola. Non trovando nessun tavolo libero chiediamo a due ragazzi seduti li vicino se possiamo sederci vicino a loro visto che è l’ unico tavolo con dei posti liberi. Loro ci fanno sedere volentieri con un bel sorriso. Sono tutti e due bruni, alti e muscolosi quanto basta. Uno ha gli occhiali e l’altro una bella collanina d’argento che fa risaltare gli occhi verdi. Ci sediamo: io vicino a quello con la catenina e Micol vicino all’ altro.
“ciao, io sono Stefano e lui è Luca, voi chi siete?” ci chiede il ragazzo vicino a me guardando verso di me.
“ ciao io sono Brooke” dico sorridendo.
“ e io Micol” dice interessata all’ altro ragazzo, si vede da come lo guarda.
“ Brooke? Che bel nome americano!” mi dice Stefano.
“ i miei genitori sono americani e si sono trasferiti qui in Italia, è per quello che ho questo nome”
Mia sorella ha preso un nome più italiano perché a mamma piaceva un sacco l’Italia, mentre io ne ho preso uno americano consigliato da mia sorella quando aveva sei anni. Mi piace il mio nome, mi ricorda casa.
“mi piace”dice interessato “allora chiamami Steve. Fa con un atteggiamento molto sexy”
Ridiamo tutti. Devo dire che è proprio simpatico!
“okay Steve”.
Per tutto il pranzo sono stati simpaticissimi con noi e hanno proposto di andare a sederci li vicino a loro anche le prossime volte. Ovviamente abbiamo accettato!

Tornata a casa ho raccontato della mia bellissima giornata e dei due bei ragazzi che ho incontrato oggi.
Io e Elisa siamo andate a guardarci la nostra serie tv, che praticamente cambiamo ogni due mesi visto che le guardiamo a raffica.
Mi addormento pensando a Steve. Siamo seduti su una collina, c’è un bel sole in cielo. Stiamo ascoltando la musica dal suo hai pad, condividendo gli auricolari.
C’è chiasso intorno a noi, un rumore piacevole però, sono le risate dei bambini che giocano e fanno il bagno nel laghetto qui di fronte.
Tutt’ ad un tratto i bambini, la collina e Steve scompaiono davanti a me.
Cado! Però questa volta la vicenda è più lenta, nitida. Intorno a me vedo tante finestre e molto fumo. Sto cadendo da un grattacielo, no, da due grattacieli. Sembrano identici. Proprio come le torri gemelle.
Ma prima che riuscissi a vedere altro le immagini diventano sfocate.
Cado! Sempre più veloce! Sempre più in basso!
Mi sveglio ansimando, con il fiato corto. Guardo l’ orologio, segnala le 3:27. Sbuffo andando verso il bagno. Mi metto davanti allo specchio e vedo che ho le vene molto visibili, soprattutto in fronte.
Distolgo lo sguardo preoccupata e mi sciacquo la faccia.
Tornando in camera sento la voce di mia sorella che mi chiede se sto bene.
“ si, tranquilla. Tutto okay.” Mento. Non è tutto okay, mi sono venute addirittura le vertigini dopo quel sogno strano!
Vado a ricoricarmi per cancellare quelle immagini. Ho paura di addormentarmi. Non voglio rivedere tutto.
Sembrava il sogno di ieri, ma con un pezzo in più.
Mi stanno passando solamente adesso le vertigini. Chiudo gli occhi ma non mi addormento. Aspetto che faccia giorno.

                      
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L'ho pubblicato oggi in memoria dell'11 settembre 2001 perché le Torri Gemelle sono parte di questa storia, che ha inizio un anno prima del tragico evento.
A presto il seguito...

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