"E quindi i moti ondosi sono controllati da molti fattori" disse la professoressa di scienze, una donna tarchiata e dal dubbio gusto sul vestiario. Zora sbuffò e guardò l'orologio, mancava ancora mezz'ora prima della fine delle lezioni e lei sentiva le palpebre chiudersi, quella notte non aveva dormito abbastanza, l'aveva passata quasi tutta ad allenarsi, aveva una grande passione per la lotta e per le armi, e questo veniva testimoniato dalla presenza di una camera alla quale solo Zora poteva accedere, grazie all'ausilio della chiave nera che portava sempre al collo. I suoi genitori approvavano il fatto che lei avesse questa passione, ma naturalmente erano preoccupati per la loro figliola, che in tanto tempo non aveva ancora instaurato un'amicizia.
"SIGNORINA FINN!" Un urlo fece alzare la testa di scatto a Zora, facendosi distrarre dai pensieri non si era accorta di star piegando il suo corpo in avanti, la fronte si era agiata mollemente sul banco, e dopo un po' la penna le era caduta dalla mano, attirando l'attenzione dell'insegnante. La ragazza si alzò di scatto, scusandosi e divenendo rossa in viso, cosa che per via della sua pelle cerulea non poteva mascherare, guardò l'insegnante, che le stava rivolgendo uno sguardo carico di risentimento, e le sorrise, ignorando le risa dei suoi compagni. "Di cosa stavamo parlando Zora Finn?" Chiese l'insegnante, rossa in viso per via dela rabbia. Zora si guardò attorno, cercando il sostegno dei suoi compagni, ma naturalmente non ne trovò, i suoi occhi verdi giuzzavano dalla prof al banco, dove giaceva il libro, naturalmente chiuso.
"ALLORA!?" Un altro urlo della prof fece sobbalzare Zora che squittì un "non lo so" proprio mentre la campanella suonava, salvandole la pelle.
"MAAAH SONO A CASAAAA" urlò la ragazza non appena entrò in casa, buttò lo zaino in camera e corse in cucina, dove trovò la madre dedita alla preparazione del pranzo, che quel giorno consisteva in un delizioso sformato di maccheroni. Zora baciò la madre sulla guancia, prima di rubare due o tre maccheroni con la forchetta situata lì affianco. La madre, Elizabeth, rise e le tirò un buffetto scherzoso dietro la testa, il padre di Zora, di nome Elijas, era fuori per lavoro e sarebbe tornato all'ora di cena, qundi madre e figlia si sedettero al tavolo e mangiarono allegramente, tra risate e pettegolezzi.
Nel pomeriggio fece i compiti assegnatele dagli insegnanti e poi lesse un po' finché non arrivò suo padre a casa, subito Zora corse a salutarlo con un abbraccio prima di aiutare la madre a preparare la cena si sedettero tutti a tavola e Elijas disse "allora figlia com'è andata a scuola?" "Bene pà, a parte il fatto che mi sono quasi addormentata sul banco nell'ora di scienze perché l'argomento trattato era veramente noioso e.." rispose la ragazza, le posate del padre si abbatterono con violenza sul piatto, facendo sobbalzare Elizabeth e spaventando Zora a morte.
"AH. QUINDI PER VIA DI QUELLA STANZETTA DI MERDA NON SEI POTUTA ANDARE A LETTO PRESTO E TI SEI ADDORMENTATA IN CLASSE, TI PARE UN BUON COMPORTAMENTO?" Zora sentì le lacrime rigarle le guance, non credeva che il padre l'avrebbe presa così male "ma p-papà i-io" Elisabeth provò a fermarlo ma fu inutile, lo schiaffo fu talmente violento da sbattere Zora al muro, la ragazza era ormai in preda dei singhiozzi e cominciò ad urlare contro il padre "SEI UNO STRONZO! TI ODIO SOLO PERCHÉ PREFERISCO LE ARMI ALLA VITA DA TROIA CHE FANNO LE MIE COETANEE!" e detto questo corse in camera, si buttò sul letto e cominciò a piangere con violenza, i singhiozzi erano udibili fino in fondo alla strada ed il padre di Zora voleva intervenire, ma Elisabeth lo fermò "ha solo diciassette anni, non è un'adulta".
Nessuno cenó quella sera e dopo aver sparecchiato Elisabeth si diresse nella camera della figlia, profondamente addormentata, le accarezzo i capelli albini e la fissò dormire per un po', poi cominciò a parlare "bambina mia, mi dispiace per quello che ha fatto tuo padre... solo che stasera era più nervoso del solito per via di... mi dispiace piccola non puoi capire ora quindi ti spiegherò tutto più avanti" un singhiozzo ruppe il fiume di parole che fuoriusciva dalla sua bocca, sospirò e sussurrò "ti voglio bene principessa" prima di baciarle la fronte ed andarsene in camera da letto.
Zora sbarrò gli occhi, il sudore le rigava la fronte e il cuore le martellava nelle orecchie, era perfettamente sicura di aver sentito il vetro della finestra della sala spaccarsi e di aver sentito delle urla, la ragazza non sapeva se si trattasse di una creazione del suo subconscio, così decise di andare a controllare.
Aprì la camera segreta e prese un coltello dalla lama seghettata, lungo dieci centimetri e dall' impugnatura nera decorata con ghirigori bianchi poi, con il cuore in gola e il passo felpato, si diresse fuori dalla camera.
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Don't be scared
FanfictionZora, una ragazza di sedici anni, si ritrova improvvisamente catapultata in un'altra vita. Dopo l'assassinio dei familiari da parte del famoso Jeff the killer decide di diventare una cacciatrice di taglie, sperando di incontrare il suo acerrimo nemi...