*Two*

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Il corridoio era buio e silenzioso, troppo silenzioso.

Zora inghiottì un po' di saliva, cercando di sciogliere il groppo che le si era formato in gola, senza successo. I suoi passi risuanavano ancora più forti nel corridoio silenzioso, sebbene stesse camminando piano e con fare guardigno, tenendo il coltello in posizione, tese l'orecchio cercando di captale un rumore e l'unica cosa che riuscì a sentire fu un rumore, un rumore di carne strappata proveniente dalla camera dei suoi genitori.

NO NO NO!

Corse verso questa e spalancò la porta, senza curarsi di non fare rumore.

Quello che vide la fece restare senza fiato ed immobile per lo shock.

Un ragazzo, alto, felpa bianca macchiata vergognosamente del caldo sangue che sgorgava dal corpo della madre nuda della quale stava tranquillamente abusando, a quel punto la ragazza non potè fare a meno di trattenere un urlo. Il giovane, colto alla sprovvista, si voltò lentamente, Zora sbarrò gli occhi ed indietreggiò, il ragazzo non aveva palpebre, la pelle biancastra in netto contrasto con i cerchi neri attorno agli occhi ed un sorriso macabro gli attraversava tutta la parte inferiore del viso, Zora cercò il padre con lo sguardo, ma non lo trovò e la sua disperazione crebbe ancora di più, improvvisamente si ritrovò spalle al muro con un coltello puntato sulla gola "le belle bambine come te dovrebbero essere a letto a quest' ora" le sussurrò l'assassino, provocandole una scarica di brividi lungo la schiena, Zora non ce la faceva a guardarlo negli occhi, in quelle due pupille scure, nere, quasi demoniache, quindi si limitò a balbettare qualche cosa tenedo lo sguardo basso e nascondendo il coltello dentro i pantaloni del pigiama.

"non parli eh, piccolina" sghignazzò lui, staccandosi dal corpo della ragazzina impaurita "tanto sarei passato da te dopo" le pupille si allargarono violentemente, quasi a ricoprire tutta la sclera "TORNA. A. DORMIRE."  il coltello del giovane si alzò e fendette l'aria, prima di abbassarsi per trafiggere la ragazza, che però non si fece cogliere impreparata.

Le due lame cozzarono violentemente, con un clangore metallico, il giovane rimase sorpreso e la ragazza si beava dell' espressione sbigottita del suo volto, che però non durò a lungo.

Subito il ragazzo con un movimento veloce disincastrò la sua lama la quella seghettata e riprovò a colpire Zora che però era già corsa verso la sua stanza. Il killer la seguì urlando e per poco non veniva violentemente colpito alla testa con una pesante mazza chiodata, con violenza la prese per il braccio, immobilizzandola, ma lei fu veloce e sgusciò via dalla sua presa, immobilizzandolo a sua volta e ferendolo alla schiena con il suo coltello, il ragazzo con violenza si liberò e fece volare il coltello di Zora lontano poi la posizionò sotto il suo corpo e si mise a cavalcioni su di lei e col suo coltello le incise sul braccio il suo nome

Jeff.

Zora urlò e una lacrima le scorse sul viso, testimoniando che oramai la sua resistenza stava vacillando, lo colpì con un calcio nei testicoli per levarselo di dosso e poi corse nella stanza delle armi, armandosi e aspettandolo non vedendolo arrivare la ragazza provò a tornare nell' altra stanza, per accertarsi di non avergli fatto perdere i sensi. Mossa sbagliata.

Jeff le fu addosso in un secondo, facendo impattare il corpo della giovane contro una vetrina contenente pungnali, kunai e stelline da ninja, mandandola in frantumi, la ragazza ne approffittò per prendere le stelline e scagliargliele contro, fallendo.

il loro scontro si trasformò in un corpo a corpo, e si ritrovarono velocemente con il sangue in bocca e gli arti lividi "perchè lo hai fatto?" disse Zora, le lacrime ormai prossime ad uscire "piccola, stupida, ingenua ragazza" disse Jeff con voce grave e scuotendo la testa "l'ho fatto solo per difendere l'onore della mia famiglia" "e che famiglia può avere un mostro come te?" Jeff si limitò ad aprire la finestra e guardare fuori, si sentivano le sirene della polizia ululare da lontano, con violenza Zora lo prese dal braccio e gli righiò nella faccia "io mi vendicherò" il ragazzo sorrise spavaldemente e, prima di gettarsi dalla finestra disse "prima dovrai prendermi" e con un balzo felino si dileguò nella notte.

Col respiro affannato dalla troppa lotta, Zora si recò in camera dei genitori, le lacrime ormai regnavano sovrane sul viso della giovane e i suoi singhiozzi erano incosolabili, cercò il cadavere del padre, ma non lo trovò e le sue lacrime aumentarono, si inginocchiò vicino alla madre, orrendamente squartata e con liquido seminale sparso in giro per il corpo. Pianse ed urlò  fino a quando la polizia non la trascinò via di peso, impietosita.

Don't be scaredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora