1. Warrior

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Tutto il dolore e le verità

mi sentivo come ferita in un combattimento.

Così impaurita così confusa, ero spezzata e contusa.

Adesso sono un guerriero

(Demi Lovato-Warrior)





Da sempre il ritorno alle origini si riscontrava problematico nel mio caso.

L'idea di abbandonare un posto per far ritorno in un'altro, ad esempio, mi tormentava per giorni, sino alla data di partenza.

Il pensiero di dover riporre gli abiti dalla valigia all'armadio mi angosciava.

Avere poi la certezza di essere costretta a rincontrare certi individui, mi spiazzava totalmente, stravolgendomi, rendendo ogni parte di me depressa. Nel migliore dei casi, la percentuale di acidità in ogni mio atteggiamento ascendeva a livelli improponibili.

Desideravo con ardore evitare quel genere di cambiamenti, capaci di cimentarmi in situazioni scomode, quali erano quelle cui andavo incontro.

Incolpavo Gabriele d'ogni mio malessere, gli attribuivo la colpa di avermi condotta in vacanza, illudendomi di poter godere di un'apparente calma, per poi trascinarmi senza alcuna esitazione nella trappola.

Non avevo a disposizione alcun escamotage.

Obbligata. Ero obbligata ad arrendermi al suo volere, a lasciarmi condurre nell'unica dimora, al fianco dell'unica persona, dei quali in quel momenti temevo, consapevolmente.



«Sei un emerito idiota.» urlo, attirando l'attenzione dei passanti che attraversano con andamento frettoloso il parcheggio dell'aeroporto. Io e Gabriele stiamo attendendo che il taxi prenotato per il ritorno dall'Inghilterra faccia il suo arrivo e ci scorti nelle rispettive case.

«Andremo alla casa al mare di Stash, ci attendono tutti lì. Non vedo dove sia il problema. Smettila di comportarti come una bambina.»

«Non sono una bambina, Gabri. E' proprio questo il punto.» sbraito ancora.

«Se non fossi una bambina, non avresti motivo di tirarti indietro e non venire da Stash.» maledetti Stash, la sua casa al mare ed il cervello di gallina di cui dispone.

«Sai bene perché non posso venire.»

«Potere e volere sono due verbi tanto differenti quanto le azioni che esprimono.» fantastico. Ora si atteggia a filosofo.

«Fammi il piacere, taci. Non hai capito un emerito fico secco.» afferro la valigia, decisa ad allontanarmi da lui, farmi una breve passeggiata per schiarirmi le idee, poi tornare e porre fine alla questione.

«Scappare non ti aiuterà a dimenticare Mattia, evitarlo non lo spingerà a fare a meno di te. E tu questo lo sai.» inchiodo i piedi sull'asfalto cocente di fine giugno e tento di acquisire un certo controllo, scemato oramai. Gabriele sta superando il limite, il mio limite di sopportazione. Una volta oltrepassato, non esisterà modo, se non arduo, di portarsi indietro.

«Gli ho rivelato di amarlo come solo un folle è in grado, l'ho cantato, l'ho gridato.» comincio ad avvicinarmi rapida a lui, mentre con schiettezza do voce a pensieri massacranti e struggenti, gli stessi che mi affliggono dal termine delle lezioni, quasi un mese. «Mi sono sputtanata, fregandomene. C'è chi è giunto a credermi pazza per aver "tentato il suicidio", c'è chi si prende gioco di me e dei sentimenti che solo per mezzo di una canzone sono riuscita ad esprimere. E indovina: tutto questo a causa sua. Sua e del mio essere così stupidamente innamorata di lui. E, pur sapendolo, Mattia non mi è venuto incontro quel fottutissimo ultimo giorno di scuola. Mattia non ha voluto saperne di scendere dall'auto di Giorgio, correre verso di me e consolarmi. Magari ringraziarmi, no. Mi ha inviato uno stupidissimo messaggio e non si è fatto vivo per settimane. Beh, sai Gabri. Se questo è l'amore che lui prova per me.. posso anche farne a meno.» il rumore di un claxon premuto con insistenza cattura l'attenzione di entrambi, ma tra i due solo io afferro nuovamente con decisione la valigia e mi avvio verso il taxi che ci attende.

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