"Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare quello ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu."
(Hoobstank - The Reason)
Virginia's pov.Chiusa nel bagno, la paura mi assalì, stringendo tra le mani il cellulare.
Controllavo e ricontrollavo il calendario multimediale, contandone i giorni con ansia più e più volte. E ripetendo il processo, le lacrime presero possesso di me e della mia ragione.
Se i calcoli non erano errati, tutto assumeva un senso. Le strane fitte all'addome, la stanchezza inspiegabile, il senso di nausea che per finire tramutava in veri e propri conati, il seno fin troppo teso: ero incinta e me ne resi conto solo allora.
Avevo un ritardo di ben due settimane e nulla avrebbe potuto frenare ciò che oramai aveva preso vita in me.
Pensai alle parole di Cristian, al suo bramarmi per la vita, ai progetti che aveva già ideato per noi che comprendevano dei bimbi: non mi avrebbe abbandonata, al contrario mi avrebbe appoggiata.
E se non lo avrebbe fatto?
La notte aveva portato consiglio, così avevo finito per comperare di nascosto un test di gravidanza e testarlo la mattina stessa, mentre l'intero gruppo si trovava in spiaggia.
Eseguii le istruzioni quanto meglio, poi attesi.
Osservai il mio riflesso allo specchio: m'immaginavo con il pancione, il seno prosperoso, il viso radioso, nonostante le nottate trascorse in bianco. Mi sarebbe piaciuto prendermi cura di un figlio, ma non a diciannove anni. La scuola, gli impegni, la famiglia, l'amore.. ogni elemento della mia vita m'impediva di concedermi un dono simile ed ero convinta che non avrei saputo concretizzare niente di buono per nessuno dei due.
Controllai l'orologio: era trascorso il tempo necessario, indicato sulla scatola del test, perché quest'ultimo fosse pronto alla grande notizia.
L'afferrai titubante e sospirai, prima di leggere il responso: le mani tremarono, le labbra presero a muoversi freneticamente, mentre sbarravo gli occhi, gli stessi dai quali piansi l'anima.
Mi fiondai nel bagno al piano superiore, lasciando tutti interdetti durante il pasto che, a quanto pare, non era per nulla di gradimento mio e di qualcun altro.
Alzai la tavoletta del water e poggiai le mani sulle mattonelle fredde del muro che mi fronteggiava, respirando profondamente pur di calmare quel senso di nausea così accentuato. Avevo letto che, in genere, questo sintomo di gravidanza infierisce nelle donne verso la fine del primo mese di gravidanza ed, effettivamente, secondo il test per me aveva avuto da poco inizio il secondo mese.
Proprio come il giorno a precedere, mi ritrovai in lacrime ed in bagno. Non reggevo la tensione e l'idea di dover affrontare la questione assolutamente da sola faceva impazzire il mio cuore.
«Virgi.» una vocina si fece udire dall'esterno del bagno, la cui porta avevo lasciato spalancata per la fretta. Poli era lì, a pochi passi da me, al di fuori della stanza pur di non turbarmi in alcun modo.
«Poli.» la chiamai con voce spezzata. I nostri occhi s'incontrarono e sebbene trasparisse dolore in questi, lei non osò avvicinarsi. «Sono incinta, Poli.» sussurrai, lasciandola di stucco.
Fu tanta l'angoscia che il pianto aumentò, fui costretta a coprire il viso con le mani, pur di placare i singhiozzi. Pochi istanti e anche il mio corpo fu avvolto da una stretta. Paola mi aveva abbracciata.
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20 Cigarettes.
Romancecopertina: @xEdenB SEQUEL DI "Scommettiamo. Ti piace giocare?" La notte era tarda, il resto degli inquilini dormiva, ma Mattia non amava seguire le regole casomai trasgredirle. Nella penombra, fingendo il sonno, l’osservai agitarsi, tastare alcuni d...