Ora toccava a "lei"

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Sapevo che quello che stavo per fare non era giusto nei confronti di Jason che mi ha sempre aiutata a non cadere in quella trappola, ma era troppo tardi. Cominciai con il fare solo due o tre segni leggeri, ma poco dopo cominciai a premere di più, il sangue aveva preso a scorrere dalle ferite, mi aveva sempre fatto impressione vedere il sangue,ma questa volta no, anzi, il dolore che provavo sulle braccia non era niente in confronto a quello che provavo nel petto.
Mi guardai negli occhi attraverso lo specchio,lasciai cadere la lametta a terra e provai a fermare il sangue con della carta igienica e acqua ossigenata,dopo 15 minuti di dolore riuscii a fermare il sangue,presi una benda e me la avvolsi al braccio,non volevo che jason se ne accorgesse.
Sistemata la benda andai a dormire. Il giorno seguente mi svegliai di soprassalto ripensando a mio padre,così decisi di chiamare Jason:
-Pronto?
-Ehi Jason scusami se ti disturbo,ma ho avuto un incubo su....m...mio...pad...re.Salvami Jason ti prego.
Piangevo.Non ci potevo fare nulla.
-Non piangere.
Riattaccò.
Non riuscivo a credere che mi avesse solo detto di non piangere, era il mio migliore amico, pensavo che mi avrebbe detto di aspettarlo e che sarebbe arrivato. Ma non è stato così. Mi ha abbandonata...
Prendo le mie cuffiette ed il cellulare,e faccio partire la mia canzone preferita:"Curry on My wayward son" dei Kansas, un libro e mi siedo sul davanzale della finestra. Resto così per circa 10 minuti, fino quando un sasso non colpisce la mia gamba. Mi giro con sguardo omicida verso il responsabile e vedo lui.

Resterò per sempre con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora