Giá il professore di fisica mi guardava come se fossi stata un'aliena venuta da un altro pianeta, ci mancava Kalie che cominciò a passarmi vicino mostrando i suoi fianchi perfetti.
«Oh, ciao Andrea. Devo dire che ti dona parecchio quello straccio che tu chiami vestito» disse facendo finta di respingere un ragazzo che le stava sbavando dietro.
Non ci feci caso. So com'è fatta Kalie. Tutti sanno com'è fatta Kalie.
Mi sedetti in un angolo del corridoio, attendendo impazientemente che tutta la massa di studenti fosse entrata e diretta nella propria aula.
Era da molto che non sorridevo. Ma non m'importava. In fondo, cosa vuol dire sorridere? Sorridendo manifesti la tua felicitá? Bene, io non ero mai stata felice. Non potevo sorridere. Sembrava che il sorriso fosse una cosa fuori dalla mia natura. È come chiedere ad un uomo di stare sott'acqua per tre ore. Non può, non è nella sua natura.Ma Kalie era diversa. Lei non sorrideva perchè le piaceva sorridere, o perchè era felice. Sorrideva perchè le piaceva far finta di essere felice. Ma tutti sanno com'è lei, la conosciamo fin troppo bene.
Una mandria di studenti si scollò dall'ingresso raggiungendo gli stretti corridoi delle superiori. Ragazzi e ragazze che si spintonavano impazienti di raggiungere la propria aula e di vedere chi avrebbero avuto come compagni.
Io, personalmente, odiavo tutti quelli della mia classe. Tutti. Compreso Richard Tomwell, un secchione di prima categoria. Occhi marroni, capelli castani/rossi, lentiggini ovunque, viso tempestato di grossi brufoli rossi e braccia magre e senza muscoli. Quasi più magre delle mie. Quasi.Quando tutti furono entrati io mi alzai dall'angolino. Osservai gli altri ragazzi prendere posto ai propri banchi dalla porta socchiusa delle loro aule. Mi arrestai per qualche secondo ad osservare Mark Tomlinson, il fusto, sedersi affianco a Kalie. No, non ci sperate. Non accadrá mai che Mark diventi il mio ragazzo. Stiamo parlando di realtá, non viviamo nelle favole.
Raggiunsi l'ingresso. Schiena sulla cancellata e sigaretta in bocca. Lo so, fa male il fumo. Ne sono consapevole. So che sono una stupida, che dovrei smettere. So che quando saró piú grande i miei polmoni potranno risentirne, e lo so che non devo buttare nel cesso la mia vita in questo modo.
Abbassai lo sguardo, quasi mi facevo schifo da sola. Gambe troppo magre, ossa sporgenti (per non parlare delle braccia), capelli neri e tristi e occhi neri. La mia vita sembrava un inferno. Sembrava esser stata scritta dal diavolo in persona. Si, proprio con le sue mani.Presi una boccata di fumo e gettai la sigaretta a terra. Vedevo scorrere via la mia vita come fosse nell'acqua di un torrente. Non ci pensi, li, quando sei davanti a lui. Non ci pensi che la tua vita potrebbe assomigliare a quel bastoncino che poco prima hai gettato in quell'acqua fredda che sta portando via la tua vita stessa.
Driiiin! Driiiin! Driiiin! Zitta stupida campanella! Pensai stringendo i denti. Poco dopo un ammasso di ragazzi mi si fiondarono addosso. Tutti maschi ovviamente. Capelli castani/biondi, occhi azzurri, alti e muscolosi. Poi Kalie, li nell'angolo, dietro alle costole di Mark Tomlinson.
«Andrea?» chiese alzando un sopracciglio uno dei ragazzi che mi circondava.
«Mi avete trovata» risposi alzando le mani come se fossi un criminale e avessi davanti un agente con in pugno una pistola.
«E quindi...sei tu la ragazza di cui ci parla tanto la nostra amica. Vero Kalie?» una graziosissima troia sbucò da dietro le enormi spalle di Mark sorridendo orgogliosa di se stessa.
«In persona. Cercate un autografo?» dissi indifferente accendendomi un'altra sigaretta.
«Non fare la spiritosa. Dacci i soldi» continuó uno dei ragazzi tirando gomitate sui fianchi del ragazzo vicino a lui.
Raccolsi il mio zaino da terra e consegnai loro un ammasso di bigliettoni.
Questi se ne andarono insieme ai loro fottuti soldi. E io non avevo fatto niente per fermarli, un'altra volta.
Era triste, perchè quelli erano i risparmi di mia madre che mi cedeva per il pranzo. E io mi facevo calpestare ogni volta.
A volte sognavo di avere le ali. Si, hai capito bene, le ali. Sognavo di volare alta nel cielo, osservare il mondo dall'alto. Poter vedere le cose come nessuno le vede. Poter vedere le cose come stanno realmente. Forse si poteva fare, bastava trasformarsi in un angelo. Dovevo soltanto trovare il momento giusto.