Mi aspettavi e io arrivo solo ora

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Canzoni che consiglio di ascoltare:
Daddy Issues - The Neighbourhood, slowed version.
Honest - The Neighbourhood.


Camminavo percorrendo lentamente le strade londinesi piene di neve, stringendomi nel cappotto scuro per via dell'aria glaciale in netto contrasto con la felicità ben visibile sui volti dei passanti emozionati per il Natale in arrivo.

Figli e genitori passeggiavano mano nella mano, amici si scambiavano auguri e regali ai lati della strada; i loro volti erano così rilassati, senza nessuna traccia di stanchezza e dolore che tanto caratterizzavano la mia vita quotidiana. Guardandoli mi sembrava di non appartenere nemmeno a tutta quella realtà, non avevo genitori da prendere per mano e nemmeno amici con cui scherzare e scambiare piccoli doni.

Non avevo nessuno con cui condividere la gioia del Natale, delle feste o di tutti i giorni a dire il vero.

Non mi restava altro che il suo ricordo impresso in mente...

Eppure mi meritavo di vivere così, decisamente si.

Erano passati quasi dieci anni ma quei mesi pieni di terrore, di ansia e di dolore mi tormentavano quasi ogni notte. Mi ricordo ancora l'effetto che faceva vedere la vita lasciare lentamente il corpo di una persona: lo sguardo che diventava vitreo, la pelle che perdeva calore e il proprio colorito e poi la speranza che se ne andava come un soffio di vento.

Vedevo ancora nei miei incubi ricorrenti i corpi senza vita di quelli che un tempo erano solamente comuni studenti con cui solitamente condividevo lezioni e partite di Quiddicht. Faceva uno strano effetto vederli a terra in quello stato dopo aver passato con loro la maggior parte dei miei giorni da adolescente, dopo averci passato insieme tutti quei pasti in Sala Grande a sentire i discorsi lunghissimi di Silente.

Potevo ancora sentire le urla di guerra dei Mangiamorte che in tutti i modi cercavano di disseminare sofferenza in nome di un capo che li considerava tutti delle misere pedine e seguendo stupidi ideali sul sangue.

Sangue... non era altro che tessuto connettivo che faceva parte di tutti noi allo stesso modo ma per loro era un simbolo di superiorità.

Un tempo credevo fermamente a tutte quelle storie di purezza, ma erano solo un mucchio di stupidità; quelle pedine erano così stolte da non accettare la realtà dei fatti: colui per cui combattevano ardentemente era in primo luogo un mezzosangue.

Potevo ancora udire i pianti disperati di coloro che avevano appena visto morire una persona cara proprio davanti a sé e non avevano avuto modo di far nulla per aiutarli... una delle sensazioni peggiori è proprio quella di sentirsi inutili.

Poi c'era lei...

Era lì in mezzo alla folla con la fronte insanguinata e i capelli raccolti in modo frettoloso e disordinato; era bisognosa d'aiuto e in difficoltà mentre rispondeva agli attacchi di un'uomo incappucciato, ma io da codardo sono scappato via.

Quindi si, mi meritavo di vivere così.

Lei era stata l'unica a capire cosa stavo passando in quei mesi; aveva capito che ero stato obbligato a seguire Voldemort per proteggere la mia famiglia e me stesso e sembrava in qualche modo accettarlo, quasi ammirando il coraggio che diceva possedessi. Io però non ci vedevo nessun coraggio in quel ragazzino, solo tanta paura e soprattutto egoismo.

Mi pregò più volte di scappare e rifugiarmi da qualche parte dall'altra parte del mondo pur di non diventare un Mangiamorte, ma la paura aveva vinto su tutto.

La paura di morire -o peggio di vedere mia madre senza vita...- vinse su tutto, persino sull'amore che provavo per lei...

Mentre scappavo con i miei genitori mi ero ripromesso più volte che sarei tornato indietro in qualche modo a prenderla e portarla via con me, come le avevo giurato la notte prima della guerra -dove l'uno nelle braccia dell'altro ci eravamo isolati dal mondo esterno-.

MI ASPETTAVI E IO ARRIVO SOLO ORADove le storie prendono vita. Scoprilo ora