We're going to see again at the hell.

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Ero scappata da quella casa, anche se sembrava più un albergo di serial killer; mi avevano spiegato che molti se ne andavano e tornavano, non dovevano mai destare alcun tipo di sospetti e beh una 20 di killer in una sola città non era di certo una genialata.

Stavo girovagando per strada senza una meta, non era esattamente sera credo si potesse definire pomeriggio. La città era grande ma dato che non ne avevo visto molte non potevo giudicare. I negozi sembravano ammassati uno sopra l'altro, le vetrine risaltavano nella strada, la macchine erano caotiche e le parole delle persone sembravano ridotte a un sussurro.
"Allora è questa la vita fuori da quelle quattro mura"

Mi fermai davanti a un negozio di tatuaggi, li amavo. Me ne avevano fatto fare uno, nonostante tutto mi avevano viziato; mi trattavano come una principessa ma non riuscivano a farmi dimenticare lo schifo che provavo per loro.

Entrai, il tipo mi squadrò dalla testa ai piedi e mi sentì dire:" Questo non è posto per bimbe dolci come te." Lo ignorai con la più assoluta strafottenza e mi diressi davanti all'armadietto con i piercing.
"Ne vuoi uno?"
"Si, fammene vedere qualcuno." Risposi senza guardarlo
"Seguimi. Okay, qua ci sono quelli per le labbra, quelli in fondo sono per la lingua o per i capezzoli." E mi sorrise disgustosamente
"Evita, sei rivoltante."
"Mmh era un bel pensiero, vabbhe continuiamo. A sinistra hai quelli per il sopracciglio e a destra per l'ombelico. Nella mensola sotto trovi quelli per il bridge (per l'ignoranti in materia è quello al naso all'altezza degli occhi ) e di fianco ci sono gli strass a pelle."
"Okay allora quello al labbro e un altro all'ombelico."
"Va bene, andiamo."
Mi accompagnò in una stanzetta, odorava di disinfettante; al centro c'era una sediolina davvero comoda, a fianco un tavolino con aghi e pistole da foro.
Mi disse di stendermi, mi fece alzare la maglia e mi disinfettò la parte di pelle da forare, caricò la pistola e forò; un movimento rapido e veloce, un azione indolore. Fece lo stesso con il labbro, mi consegnò un sapone disinfettante e mi disse di lavare bene i piercing minimo due volte al giorno e di non toglierli per nessun motivo da qui fino a tre mesi, pagai con i soldi che mi avevano dato e me ne andai.

Non so perché ma mi sentivo diversa, mi fermai davanti a una vetrina e fissai il mio riflesso: in quei due giorni avevo mangiato e il viso si stava riempiendo, le guance come la punta del naso erano rosse a causa del freddo e gli occhi, dio gli occhi erano più freddi del solito, sia io che loro non ne potevano più; volevamo il mondo in pezzi e lo avremmo avuto. Si lo avremmo.

Me ne andai eccitata da quel pensiero, iniziai a girovagare finché non trovai una casa abitata, la famigliola felice stava sul divano a guardare la televisione, calcolai la situazione.
Se fossi entrata dalla finestra della cucina senza far rumore avrei potuto prendere un coltello e ammazzarli. Sperai soltanto che i genitori non avessero una pistola o qualche arma da fuoco.

Entrai, forzai la finestra da fuori ma con scarsi risultati perciò decisi di salire con la grondaia e di entrare dalla finestra della stanza di sopra.
Ero entrata nella camera della ragazza, era piena di foto di lei con le sue amiche e una con il suo moroso. La odiavo, tutti dovevano soffrire, nessuno poteva vivere una vita felice quando io la felicità non sapevo neanche come si scrivesse.
Presi una foto e la strappai come io stavo per strappare la sua vita.

Scesi di sotto e presi il coltello da macellaio, era più facile con quello spaccare le ossa.
Arrivai in sala e spensi la luce
"Chi sa giocare al buio?"urlai, in quel momento persi ogni minimo briciolo di sanità mentale che mi rimaneva, non nè idea di chi colpì nè idea di chi fossero le urla o gli arti o le gole che tagliavo.

Silenzio totale. Riaccesi la luce, la tv andava ancora, mi avvicinai e tirai le tende in tutte le finestre, presi i resti della famiglia e li portai in cucina e iniziai a farne pezzi più piccoli per poi metterli nel frullatore e gettare il liquido denso nel lavandino. Nessuno li avrebbe più ritrovati e io avrei iniziato la mia vita.

Guardai la testa della ragazza, le accarezzai i capelli e dissi: "Ci rivedremo all'inferno." Presi un accendino e iniziai a darle fuoco ai capelli, la lanciai nel lavandino e aspettai che smettesse di bruciare per non mandare a fuoco la casa, poi me ne andai di sopra.

Mi addormentai dopo essermi spogliata. Ero troppo stanca, tante emozioni in una giornata uccido no?!

Ci rivedremo all'inferno, oh si piccola.
CI RIVEDREMO ALL'INFERNO...

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