Chapter 19. Clashes and meetings

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Era ritornato tutto alla normalità, se così possiamo chiamarla. Non c'è niente di normale nelle mie giornate, facendoci caso sembra una frase fatta ma è la pura e semplice realtà. Il lavoro ha occupato la maggior parte del mio tempo e ciò che ne rimaneva lo passavo con David, nonché capo della Smith Enterprises. Non potevo lamentarmi perché le giornate erano sempre movimentate; andare di qua e di là, rispondere al telefono e soprattutto aspettare la pausa pranzo era davvero molto stressate, l'unica cosa di cui potevo rallegrarmi erano le lezioni universitarie alla Southwestern insieme a Megan e Jake. Il venerdì sera era dedicato prettamente al signor Smith, era il giorno più comodo della settimana mentre il sabato le serate le riempivo ingozzandomi di pizza insieme ai miei due amici.

-Le pratiche, per investire nella nuova società, avranno inizio dal prossimo mese. Abbiamo un affare importante da portare al termine con l'azienda di New York, di fatti, verrà il figlio dell'imprenditore qui a Beverly Hills!- fece un respiro per prendere fiato e continuò:- Vorrei che tutti voi, lo accogliate nel migliore dei modi, sono stato chiaro?-
Si sollevò un coro di "" nella stanza delle riunioni, come ben capite il signor Smith aveva pensato di tenere questa rimpatriata giovanile (notare il sarcasmo) per discutere di alcuni affari interni ed esterni. Da quel che ho capito la società dovrebbe espandersi anche in Europa, speravo solamente che David non ci andasse, sarebbe un colpo sia per me che per la nostra relazione anche se poche persone ne erano a conoscenza. Mi andava ugualmente bene, non volevo far sapere a tutta la popolazione americana che il capo delle imprese Smith si fosse fidanzato con la sua assistente personale. Kate, la sua presunta ex, si era fatta sentire più di una volta ma non ci importava più di tanto, vivevamo la nostra storia d'amore meglio che potevamo.
Un giorno ebbi prova che David Smith, uomo ventinovenne, era fottutamente geloso della sua ragazza ma ad un livello stellare. Con uno sguardo poteva incenerirti e mandarti dal Creatore, per non parlare di quando si impuntava, alcune volte cacciavo l'argomento per farlo arrabbiare un po' ma alla fine ridemmo come dei pazzi al solo ricordo.

Ero in pausa pranzo, finalmente era arrivata l'ora di mangiare, il cibo doveva fare un viaggio dentro la mia pancia così che possa concentrarmi sul lavoro e non su rumori inquietanti provenienti da esso.
La sala relax era vuota, solo io occupavo un piccolo posticino ad un angolo del tavolo rotondo. I spaghetti si erano raffreddati ma per saziarmi avrei fatto di tutto, sono una mangiona nata e papà ne sa qualcosa.
-Vuoi condividere il tuo cibo con me?- alzai la testa per vedere da dove proveniva la voce, era Matt. Non lo sentivo da tanto tempo, okay non proprio tanto ma era strano che non faceva le sue entrate in scena.
-Stai scherzando? È il mio tesoro!- dissi imitando la voce di Gollum, quell'esserino fastidioso del Signore degli Anelli.
Matt alzò le mani in segno di resa, si sedette vicino a me e mi osservò mentre mangiavo. Odio la gente quando mi fissa, soprattutto mentre mangio. Ci dobbiamo essere solo io ed il cibo, nessun amante in agguato.
-Sai che se mangi come un trattore nella stagione dell'uva, rischi di mettere chili di troppo?- disse scherzando.
-Stai insinuando che io sia grassa?- alzai un sopracciglio e lo fulminai con lo sguardo.
-No, no. Stavo semplicemente dicendo che fai bene a mangiare.- rise nervosamente.
A tuo rischio e pericolo, Matt Taylor. Un'altra parola di troppo e ti avrei sbranato, altro che pranzo, ci facevo tutti e tre i pasti più la merenda!
Continuai a pranzare in santa pace, chiacchierando di tanto in tanto con il ragazzo seduto al mio fianco.
-Che ne dici se una sera usciamo insieme? Possiamo andare al ristorante thailandese.- propose Matt.
-Oh...- mi colse alla sprovvista.
Non avevo mai provato cibo thailandese, sarebbe stata un ottima opportunità per assaporare nuove pietanze ma, come sempre, qualcuno lassù mi vuole male.
-Lei non va da nessuna parte con te!- disse David entrando nella stanza.
-E tu chi sei per decidere?- controbatté Matt.
Il signor Smith rise sotto i baffi e disse semplicemente:- Il suo ragazzo.-
-Ti consiglierei vivamente di alzare quel culo moscio che ti ritrovi e andartene prima che ti squarti vivo,  ci siamo intesi?- continuò fingendo un sorriso. Certe volte era davvero spaventoso con quel sorrisino, sembrava che ti invitasse a morire.
Matt se ne andò e lasciò me ed un irritabile e geloso fidanzato alla nostra mercé.
-Come fai a sapere che ha un culo moscio?- dissi ispezionando il sedere del ragazzo che se ne era appena andato.
-Stai davvero guardando quel sederino floscio che si ritrova?- mi domandò stupito.
-Era per testare la tua affermazione.-
-Tranquillo, nessuno batte il tuo didietro.- continuai.
-Made in Smith.- disse ammiccando.
-Quanto sei stupido.- borbottai tra le sue labbra.
-No, dolcezza. Io sono magnifico.-
-Hai un ego grande quanto una casa!-
-E non ho solo quello di grande...- disse lasciando in sospeso la frase.
Risi per l'allusione fatta e feci scontrare un'altra volta le nostre labbra.

Ragione e sentimento  [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora