Capitolo 3

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La mia unica priorità era lei. Non badai alla macchina aperta. Non badai al cane che avanzava minaccioso dalla mia sinistra, verso me. Non diedi importanza a nulla, neanche alla macchina che da dietro il recinto partì con molta velocità. Avevo paura; sentivo dentro me che qualcosa non andava, avevo un buco allo stomaco e la mia forza veniva meno.
Entrai velocemente nel palazzo e corsi su per le scale, controllando attentamente ogni piano. Il mio cuore aumentava sempre più i battiti e i rumori esterni erano soffocati dal mio respiro ormai affannoso.
Uno strano liquido gocciolava dal piano di sopra.
Un brivido oltrepassò la mia schiena;
- Non essere pessimista -, erano le uniche parole che ripetevo nella mente.
Salii, ad occhi chiusi, l'ultima rampa che mi divideva dal sesto piano. Tremavo.
Guardai a terra e la scena fu a dir poco spaventosa.
La donna che amavo, la donna con cui ho passato una delle notte più belle della mia vita facendoci l'amore, la donna a cui ho dedicato rime e rime, giaceva a terra, in una pozza del suo stesso sangue, scuro e denso. La pelle macchiata, gli occhi persi nel vuoto e il respiro sempre più inesistente.
Una scena che di certo non metteva in mostra tutta la sua grazia.
Mi precipitai a terra, verso di lei. Non uscirono urla, né parole dalla mia bocca, tanto meno lacrime dai miei occhi; in quel momento la mia anima stava lasciando il mio corpo per inseguire la sua. Mi sfilai la felpa per adagiarla sull'emorragia. Non dava segni di vita. Provai a chiamarla, ma nulla. Pian piano stava diventanto sempre più pallida e fredda. Chiamai, urlando, il pronto soccorso.
L'ambulanza impiegò meno di cinque minuti per arrivare. In quel lasso di tempo mi sentii impotente. Tentai di farle la respirazione bocca a bocca, per aiutarla con il respiro, ma non sono pratico con queste cose. Quando la docente spiegava, ero troppo impegnato a guardare oltre la finestra, immaginandomi in un futuro migliore. E ora me ne pento con tutto il cuore di non essere stato attento.
Gli infermieri con molta indifferenza mi spinsero al di là del suo corpo, ma venni alzato da due signori in divisa. Le mie orecchie sentivano solo le mie urla soffocate dalla tristezza e disperazione. Mentre venni gettato con forza dentro la volante della polizia, vidi Maddison sulla barella dell'ospedale, circondati da infermieri e tubi. Questa fu l'ultima scena che i miei occhi riuscirono a vedere, poi mi abbandonai ad un lungo pianto.

《Mi ricordo di lei, signor...》, il maresciallo si fermò qualche minuto
《Già, Apa. Signor Apa. A quanto pare è passato da supereroe ad assassino omicida?》
Il mio sguardò si infuocò per la rabbia. L'ho salvata io quel giorno e lo rifarei altre mille volte.
《Non potrei torcere un capello a Maddison. Non si azzardi a dirlo.》
L'uomo in divisa si sedette e mi guardò divertito, con un sorrisetto strafottente.

《Eppure sono state trovate le sue impronte sul corpo, il sangue della ragazza sulle sue mani; chi vuole prendere in giro, me o lei stesso?》

《Io ho cercato di rianimarla. Lei è stupido, sono stato io a chiamare l'ambulanza. Tutto ciò è un controsenso. Io dovrei stare accanto a Maddison, all'ospedale,non qui. E voi dovreste fare veramente il vostro lavoro. 》,detto ciò mi alzai dalla sedia e uscii dal commissariato.
Chiamai Luca per avvisarlo, la mia macchina inoltre é rimasta davanti il palazzo.

" Lù,ehy. Senti mi servirebbe un passaggio all'ospedale. Si, ehm, davanti il commissariato, hai presente la stazione? Ecco, lì. Ti spiego tutto in macchina. Sì, sto bene. No, non è per l'erba. Dai muoviti, ti spiego tutto dopo, ciao."

Dopo dieci minuti Luca arrivò tutto ansioso e impaurito. Entrai in macchina e subito rimase ad osservarmi.

《Dobbiamo andare all'ospedale. Maddison è stata pugnalata,ti spiego con calma dopo.》

Nel frattempo decisi di chiamare Andrea.
"Valerio!", gridava. Era in lacrime.
"Ehy, calmati, perchè piangi?"
"Mi hanno chiamata, so tutto. Sono in ospedale. Non me la fanno vedere!"
"Sto arrivando, cinque minuti, rilassati."

Ero soffocato dalle emozioni. Quelli furono i cinque minuti più lunghi della mia vita. L'ansia, la paura, il terrore; le emozioni mi stavano logorando.

Arrivato in ospedale, salii direttamente al terzo piano, al reparto di rianimazione. Finalmente vidi Andrea, era accasciata su una sedia con un fazzoletto sporco di mascara tra le mani. Singhiozzava, era l'unica nella sala d'aspetto. Le corsi accanto e l'abbracciai più forte che potevo.

《Scusa. Scusa é colpa mia Andrea. Scusa》,le sussurrai tra una mia lacrima e un suo sussulto.

《Non é colpa tua.》mi rispose con voce soffocata.

Scoppiai a piangere. Non riuscii a fermare le mie emozioni. Non volevo perdere la persona che mi ha insegnato a vivere.
Luca mi fece sedere, cercando di consolarmi; nel frattempo Giulio entrò nella stanza, correndo verso di noi. Era bianco in viso, gli mancava il fiato e gli tremavano le gambe.

《Ho parlato con il medico.》
Gli occhi di tutti puntarono le sue labbra, ansiosi della risposta.
《Maddison é entrata in coma.》,disse con voce spezzata.
I miei sensi vennero meno, la mia anima si distaccò dal corpo.







{Finalmente il nuovo capitolo! Grazie mille per il supporto che mi date, vi adoro ❤}

I'm not real without you || Ser Travis || ● Sequel ●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora