CAPITOLO 1

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"I'll climb the hills you face, I'll do this in your place, I'd do anything to go through it instead of you."

Frances, Don't worry about me.

Volete sapere cosa penso dei compleanni? Non lo volete sapere?

Be' io ve lo dico comunque: i compleanni fanno schifo, schifissimo, sono nauseanti e...

"Gabrielle, sorridi!" Gridò mia madre da dietro la macchina fotografica.

Sarà anche la più brava e impegnata giornalista di sempre, ma le foto proprio non le ha mai sapute fare.

I suoi capelli biondi erano buffissimi visti dalla mia angolazione: da quando aveva comprato quella macchina fotografica gigante ogni occasione era buona per usarla e ogni volta che si accingeva a scattare una foto l'unica cosa che si scorgeva, per chi stava davanti all'obiettivo, erano i suoi capelli cotonati alla Marilyn Monroe; fu per quello che mi scappò un sorriso, non di certo per le sue ripetute incitazioni.

La cosa ancora più ridicola era che la festa per il compleanno non l'avevo organizzata io; per giunta sarebbe dovuta essere una festa a sorpresa ma, data la risaputa parlantina di mia madre, ovviamente la sorpresa non era per niente riuscita, eppure questo c'era da aspettarselo.

Sarebbe stato anche tutto normale se non fosse che avevo cercato più e più volte di dissuadere amici e parenti dal ricordarmi i miei ormai giunti venticinque anni; non pensavo che il concetto fosse così difficile: niente feste e niente regali, più soldi per voi e meno angustie per me.

Non pensate male, ero e sono una persona solare e abbastanza entusiasta della vita, ma ad ogni compleanno mi sentivo come Bella di Twilight. Era una vera tortura!

Perché? Semplice.

Ero grassa, e come si può sentire una ragazza grassa che al suo compleanno non può indossare ciò che vuole? Come si può sentire se ad ogni patatina che ingerisce sente duecento calorie scenderle per la gola?

Ma domanda più importante: come si può sentire se quasi tutte le sue amiche sono più magre e belle di lei?

Un profumo floreale intensissimo mi invase le narici e mi fece voltare repentinamente, facendomi dimenticare momentaneamente dei flash che continuavano a provenire dall'aggeggio in mano a mia madre.

"Oh mio Dio! Lo so, lo so, sono in ritardo, ma giuro che ho fatto del mio meglio." Samantha mi abbracciò mentre io alzai gli occhi al cielo e sorrisi; "comunque tantissimi auguri tettona mia!".

Mi stampò un bacio sulla guancia.

Non so perché avesse sempre questa tendenza ad enfatizzare il fatto che io avessi più tette di lei, che, peraltro, era l'unico punto a mio favore.

"Per te il ritardo è una costante, ormai ci ho fatto l'abitudine".

Lei fece un sorriso ammiccante e alzò le spalle, poi mi porse un pacchetto blu.

"Però ho il regalo, dovresti essermene grata".

Alzai un sopracciglio perplessa "Sam, è il mio compleanno, è normale portarmi regali".

Lei annuì e dissimuló tutto con un gesto delle mani: "se, se, comunque aprilo dopo". Mi fece un occhiolino e mi riabbandonó alle grinfie di mia madre.

Ero finalmente riuscita ad allontanarmi dalla macchina fotografica apprestandomi al tavolo delle bevande e mi stavo proprio per versare un abbondante bicchiere di birra quando una voce mi distrasse: "non ti ricordavo così ubriacona".

Mi voltai abbastanza imbarazzata, "ciao Andre" lo salutai.

Ebbene sì, la mia cotta si trovava di fronte a me.

hot diet [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora