Hearts are Breakable

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• NdA: i paragrafi datati 2011 e 2012 sono ambientati prima di Remembering the Past; i paragrafi datati 2014, invece, si svolgono nel lasso di tempo tra l'ultimo capitolo e l'epilogo della long stessa. So... enjoy!

"But I watch my brothers give their hearts away and I think, don't you know better?

Hearts are breakable.

And I think even when you heal, you're never what you were before."

[Isabelle, CoFA]


2011

— Dall'altro lato.

Simon Lewis si bloccò di colpo. — Come, scusi?

— L'Accademia — disse la donna. — È dall'altro lato. Se vuoi arrivare in tempo per le lezioni, non ti conviene prendere questa via. Allunghi.

— Sì... grazie — rispose Simon. — Come faceva a sapere che sto andando proprio lì?

— Semplice: indossi la divisa. — La donna corrugò le sopracciglia. — E comunque io ti conosco.

— Oh... mi dispiace, ma ho dei gravi problemi di memoria al momento. Lei è...?

— Maryse Lightwood — spiegò lei. — La madre di Isabelle.

— Capisco. — Simon si rimproverò mentalmente. Era ovvio che fossero madre e figlia: avevano la stessa aria algida e distante, identici capelli neri e lisci. — In effetti, ricordo vagamente di averla vista al matrimonio di Luke e Jocelyn Garroway, se non cado in errore. 

— Già, ero lì. — Maryse distolse lo sguardo per un breve momento, e un sottile velo calò sui suoi occhi. Si ricompose subito dopo, ma Simon aveva osservato così tante volte quell'espressione sul viso di Isabelle per non comprendere cosa avesse voluto nascondere la donna: un doloroso ricordo. — Iz non deve sapere che sono qui, ci siamo intesi? Sono in missione diplomatica.

— Chiarissimo. Buona giornata, arrivederci.

— Arrivederci. — Maryse imboccò il vicolo sulla destra e sparì dietro l'angolo.

Bah, qui sono tutti strani, si disse Simon mentre girava sui tacchi e ripercorreva a ritroso la via principale.

Dopo le lezioni non tornò subito a casa. Preferì restare ancora qualche minuto nella palestra della scuola e sistemare per bene i libri in borsa, piuttosto che buttarli lì a casaccio e ritrovarli il mattino dopo pieni di orecchie e strappi.

— Lewis, devo chiudere. — Il custode si fece ruotare l'anello delle chiavi attorno al dito. — Ne hai ancora per molto?

— No, non si preoccupi. — Simon sospirò e chiuse la cartella. — Stavo solo... niente, niente.

Sotto lo sguardo truce del custode, Simon si avviò verso l'uscita. Anche in aprile, i corridoi erano freddi e bui. Migliaia di spifferi gelati provenienti dalle finestre contribuivano a rendere l'ambiente ancora più tetro.

Tuttavia, a Simon piaceva l'Accademia. Con le sue guglie svettanti, i soffitti altissimi e i pavimenti di marmo sbeccato, sembrava appartenere ad un'altra epoca. Be', più o meno tutto lo sembrava, lì a Idris.

E Isabelle non faceva eccezione.

Isabelle viveva su una linea temporale diversa dalla sua. Condividevano le stesse mura, ma a malapena si salutavano la mattina.

Con lei, Simon avrebbe voluto condividere qualcos'altro.

Parole. Sorrisi. Sguardi fugaci. Magari degli abbracci.

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