Capitolo 1.

33 1 0
                                    



Guardavo cadere morbida la neve dalla piccola finestra della mia camera, con un pensiero fisso: New York City.
Erano ormai vicini i giorni alla partenza, mi sarei trasferita a New York, ancora non ci credevo.
Era da sempre stata la città in cui mai avrei giurato di viverci per il resto della mia vita, New York era un vero e proprio sogno.
E per quanto fosse felice ed eccitata una parte del mio cuore, l'altra era buia, completamente, all'idea di lasciare tutti in quel buco che era Holmes Chapel, in confronto alla "città che non dorme mai".
Nonostante tutto, però, Holmes Chapel era stata la culla della mia infanzia, che anche se terribile, aveva lasciato un intenso e profondo segno in me.
Non avevo molti amici, quel numero ristretto che bastava per fare di un normale sabato sera, un sabato di puro divertimento.
Ma una persona che accettasse tutte le mie cazzate, i miei sbagli, i miei difetti, l'avevo trovata. Chris era poco più grande di me, alto, biondo e occhi che sfumavano all'azzurro un intenso ghiaccio. Un principe azzurro, in una vita che non era stata tutta rose e fiori. La mia infanzia era stata percossa da molteplici alti e bassi, dalla separazione dei miei genitori, ai trasferimenti, alla immunodeficienza di mio papà, fino alla sua completa morte.
E così ero finita a vivere con la persona più importante della mia vita: mia mamma.

Svoltai gli occhi al Rolex che legavo quotidianamente ogni mattina e notai che erano da poco passate le 20:00 della sera. Decisi di fare due passi, consapevole che quella cittadina mi sarebbe così tanto mancata.

Dopo svariati minuti mi fermai a sedere ad una panchina, non una panchina del genere, ma quella che occupavamo sempre io e il mio papà quando ero piccola, e quella su cui lo aspettavo sempre, ogni volta che tornava a casa, con una grande nuvola di zucchero filato.

Rientrai in casa e notai che mamma era addormentata. Così corsi su per le scale e mi rifugiai in quella che consideravo una camera perfetta per me, ancorando le cuffie alle orecchie, e cadendo così, anch'io, in un sonno profondo.

...

Dischiusi lentamente gli occhi alla vista di un sole mattutino che spuntava dalla finestra, e controvoglia mi alzai. Eravamo nel periodo natalizio, la mia mente era in pausa e non avevo nessuna voglia di pensare all'università, quindi mi limitai ad alzarmi e a correre giù per mettere qualcosa sotto i denti.
"Buon giorno anche a te Samantah." Replicò mia mamma.
Non ero di buon umore quella mattina, decisi di non risponderla, ed andare direttamente alla cucina.
Optai per un croissant e un succo d'arancia,
poi corsi di sopra a fare una doccia veloce. Deicisi che sarei andata a fare gli ultimi acquisti prima della fatidica partenza, quindi scelsi di indossare un semplice jeans chiaro, una canotta bianca abbinata ad un cardigan color panna, i miei fedeli Dr. Martens, il parka e l'immancabile Louis Vuitton che custodivo gelosamente. Non mi truccai molto, soltanto una passata di rimmel: amavo avere uno sguardo marcato.
Decisi infine di raccogliere la folta e bruna chioma in una cipolla disordinata.
Scesi giù, e salutando mamma, corsi via verso la macchina guidando verso il centro commerciale.

...

Fortunatamente non era molto lontano da casa mia, così ci misi poco ad arrivare.
Camminando verso l'entrata notai che il mio telefono vibrò. Era un messaggio di Chris, diceva 'Buongiorno piccola'. Era davvero uno dei migliori ragazzi che io avessi mai conosciuto. Risposi 'Buongiorno anche a te' con un grande sorriso.

Una volta dentro, la mia prima tappa fu Zara, immancabile tappa dove poter comprare vestiti. Uscii con due grandi buste, e mentre ero persa nell'immensità di un gioiello davanti ai miei occhi, distrattamente mi scontrai con un ragazzo.
Alzai velocemente i miei occhi, che vennero a contatto con dei grandi e intensi occhi verdi.
"Vedi dove cazzo metti i piedi." Sbuffò una risata.
"S-scusa" Risposi, imbarazzata.
Un'altra delle cose che notai furono i suoi capelli, perfetti e ricci. Era proprio un bel ragazzo, ma i suoi jeans strappati e neri, e il chiodo borchiato, ripetevano nella mia mente di allontanarmi da lui.
Voltai i tacchi e andai via velocemente, con la voglia di restare ancora per ore lì a guardarlo.
"Mi chiamo Harry." Gridò, mentre mi allontanavo a passi svelti da lui.
Mi girai e gli rivolsi un sorriso, e fui ricambiata generosamente da quel ragazzo a cui comparvero due fossette ai lati di un grande e meraviglioso sorriso. Cazzo se era bello.

Il resto dello shopping non fu un grande successo, non riuscivo ad allontanare i miei pensieri da Harry. Come poteva interessarmi così tanto di un ragazzo che mi aveva maledetta e qualche secondo dopo si era presentato?! Lasciai Harry nel retro della mia mente, ed entrai in un piccolo ristorante per mangiare qualcosa, era quasi l'una, e il mio stomaco si faceva sentire.
Tornai a casa all'incirca alle tre del pomeriggio, notando che mamma non c'era, perciò andai di sopra e cominciai a prendere le valigie e preparale. Mancava davvero poco. Non riuscii a mettere tutto, volevo aspettare anche mamma, mi sarebbe piaciuto condividere questo momento con lei.

Mentre ero presa da una storia che avevo ritrovato casualmente su un sito, il mio cellulare prese a squillare. Era Chris, non lo sentivo dalla mattina così risposi.
"Chris!" Risposi.
"Ciao piccola, mi chiedevo se ti sarebbe piaciuto venire a casa e magari guardare un film? Sono solo e mi sto annoiando."
"Ma certo! Ci vediamo tra un po'."
"Okay, a presto."
"A presto."
Corsi in bagno per una doccia veloce, e poi decisi di mettere un jeans a vita alta ed un semplice maglioncino. Stesso parka, stesse scarpe, stessa borsa. Afferrai l'elastico e raccolsi i capelli in una coda alta.

Mezz'ora dopo ero a casa di Chris.

❤️

opposites.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora