Capitolo 3.

20 1 1
                                    



La mia casa non era molto lontana da quella di Chris, ma il traffico di Holmes Chapel, seppure fosse un buco con poche migliaia di abitanti, faceva sembrare quel tragitto sempre un inferno.
All'entrata in casa, non rimasi sorpresa che mamma non fosse in casa, così decisi di continuare a leggere il libro che custodivo gelosamente, chiusa nella mia camera ad assorbire ogni particolare di essa.
Scesi solo per pranzo, punzecchiando qualche broccolo, ma con la voglia di mangiare pari a 0. Il mio pomeriggio non fu altro che uno di quelli di quando ti chiudi in casa, senza voler fare niente.

...

Mi svegliai di soprassalto. Erano le 4:23 di notte. Chi diavolo mi aveva detto di svegliarmi? Le urla al di fuori del mio giardino, forse spiegavano qualcosa.
Provai ad affacciarmi alla finestra.
"La prossima volta impari a fare il coglione con altre ragazze, Styles." Urlò quello che sembrava un ragazzo sulla ventina, attento a tenere stretta una ragazza poco vestita. Dopo pochi secondi, il Porsche sfrecciò via con un rumore assordante.
Mi ci volle un attimo per realizzare.
Harry! Era il tizio del centro commerciale! Cazzo. Cosa potevo mai fare?
Senza neanche pensarci, ero già sull'orlo della porta, pronta a soccorrere uno sconosciuto.
"H-Harry?" Mormorai, l'aria fredda dell'inverno a coprire le mie parole.
"Che cazzo vuoi? Magari anche tu dirmi che razza di coglione sono?" Sputò.
"Io.. Beh.. Volevo solamente aiutarti.. Lascia stare.." Le parole suonavano affaticate, come se avessi timore a parlare a quel ragazzo.
Chiusi la porta e rientrai dentro.

Proprio appena stavo per salire le scale, sentii un leggero bussare alla porta.
Era sicuramente quel fottuto idiota, e sicuro come la morte, non l'avrei aperto.
Ma qualcosa dentro di me mi spinse a farlo.
"Senti okay sono stato uno stronzo, ma brucia un casino, non è che tamponeresti con un po', che cazzo ne so.. Quello che vuoi, basta che questo fottuto sangue la smetta di fuoriuscire." Sbuffò.
Alla luce debole del lampione sulla mia strada, non avevo notato la gravità delle ferite, decisi di farlo entrare e valutare le ferite.
"Entra." Risposi semplicemente. Aveva quasi metà labbro tagliato, e un occhio completamente nero.
Istruii ad Harry di sedersi su una delle sedie al tavolo, con la massima calma, mentre trovavo qualche strofinaccio per pulire il casino sulle sue labbra.
Dopo un po' emersi in cucina, e cominciai a tamponare le ferite, guadagnandomi qualche pizzico al braccio per il dolore.
"Penso sia ora che esca di qui," In un attimo era in piedi a guardarsi intorno, "è troppo fottutamente arredata." Alzò gli occhi al cielo.
"Beh, se hai finito di sparare merdate sulla mia casa, direi che puoi andare.. Sono le 5 del mattino, io dovrei dormire, e invece soccorro sconosciuti, arroganti sconosciuti." Sbuffo. È così fastidioso.
Si limita a ridere e mentre sta per uscire, improvvisamente "grazie..credo, e buonanotte Samantah... Carino il tuo tipo."
Con una smorfia di disapprovazione va via.
Senza neanche il tempo di rispondere, mi trovo a sorridere, ripensando ad Harry, mentre l'alba saliva paca nel cielo di dicembre.
Sapevo che l'indomani sarebbe stata una giornata molto carica per me.

opposites.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora