Prologo

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La neve gelida si posa sui miei fragili piedi scalzi, ed io sto lì come una grande statua a fissare il nulla, il nulla col tutto. Davanti a me domina un enorme paesaggio di persone felici, la felicità che ora mai non possego. Quaranta minuti, quaranta minuti eterni, li paragonerei più a quaranta ore...o giorni, semplicemente quaranta minuti che aspetto la sua inattesa presenza. Prendetemi per matta, oppure per scema, perché infondo lo sono, sono una matta che sta a piedi nudi sotto la neve, purché non mi prendiate per disperata. Lo sembrerò, sembrerò disperata, forse lo sono, ma non lo pensiate, non pensate che lo sia, non lo accetto, non lo sono mai stata e non posso tollerare di essere presa per una di quelle povere disperate senza pietà.
Tick, tack, tick, tack , si sente dal vialetto quello odioso ticchettio dell'orologio a cucù posato nella mensola della cucina, e più fa tick oppure tack più percepisco ogni secondo passare, passarlo nel freddo per lui.
Ad un tratto, nel bell mezzo del nulla, qualcosa, anzi, una immensa luce mi risveglia dai miei pensieri oscuri. "Vittoria" penso fra me e me, capendo subito che sono i fari della macchina di James, o come l'ho menzionato per ora, lui.
Scende dalla Volvo più bello di sempre, i suoi soliti capelli castani col ciuffo verso l'alto, i suoi soliti occhi grandi fissarmi con disagio...ma ha qualcosa di insolito. Veste una felpa bianca che si intona alla perfezione col clima che ci circonda, accompagnata da dei jeans scuri di marca. Strano, ha sempre odiato il bianco, affermando ogni volta che il bianco si macchia subito, e solitamente indossa jeans chiari, non scuri. Ma è bellissimo, è meravigliosa anche quella sua nuova parte di lui.
Si avvia lentamente verso la mia direzione, squadrandomi più e più volte da capo a piedi.
<<È un optional indossare le scarpe Molly?>> ...Vero, le scarpe!
<<Pensa quel che vuoi, ma sei in ritardo! E sono stata a piedi nudi tutto il tempo ad aspettarti congelandomi!>>
<<Guarda>> mi disse indicando l'enorme villa che fa figura alle nostre spalle <<quella è casa tua, quanto potevi metterci a salire, indossare delle pantofole e riscendere? Cinque minuti? Comunque disolito quando si esce di casa si indossano le scarpe>>.
Cavolo, questa volta devo proprio darla vinta a lui, non so il perché sono senza scarpe, appena schioccò le tre e mezza, ovvero l'orario del nostro incontro che non ha mantenuto, ero così agitata che mi piombai fuori di casa senza neanche pensare di indossare qualcosa ai piedi.
<<Beh, tu dovevi comunque arrivare in orario>> obiettai rimanendo sulla difensiva.
<<Okey, hai ragione miss pricisina senza scarpe>> e si lasciò travolgere in una risata profonda e stupenda.
<<smettila>>. Non posso sopportare quando mi prende per il culo in quel modo, anche se la situazione è più che divertente. <<ed ora saliamo in casa>> disse sarcasticamente.
Entriamo difretta per non farmi patire altro freddo, abbiamo tante cose, troppe cose di cui parlare.

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