Prò logos.

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ATTENZIONE.

Questa storia non è mia. Io l'ho solo postata, con il permesso dell'autrice, su Wattpad. Se volete leggerla, la trovate su EFP. Tutti i diritti di copyright sono di Shui_LessHuo  .

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Prò logos.


Ben presto non avrebbe più ricordato, o ancor meglio avrebbe rimpiazzato con un ricordo più vivido, o forse no, la sensazione del vento gentile di quel 25 Dicembre che gli accarezzava la mano. Penzolava, priva di energia e qualsivoglia tipo d'accenno al minimo movimento o spostamento, al di fuori del letto, riuscendo così ad entrare nel raggio d'azione del flusso aria, che si faceva prepotentemente largo attraverso il relativo spazio lasciato dalla finestra del balcone, della camera da letto, non del tutto chiusa.

Sì gentile ma gelido, il piccolo flusso d'aria tracciava la sua scia sul dorso della sua mano, secca e arida a causa del freddo, spaccata e segnata dal sangue e ancora bagnata d'acqua piovana. Passava fra le dita, e si annidava, come un meschino parassita senza riguardi per la sua vittima, fra le striature in oro della fede, che aveva scavato nella pelle del suo anulare la sua indelebile memoria. Non vi era alcuna melodia ad accompagnarlo, se non il vento che si infiltrava negli spifferi, incurante e quasi riluttante del suo stesso arrivo, tanto da scappare e poi ritornare più forte, sbattendo al suo impatto il vetro della finestra con forza addirittura maggiore, e le goccioline di pioggia che, imperterrite e segnanti, scivolavano lungo il suo indice e medio, solcando la pelle al passaggio, quasi rumorosamente, ricadendo sul parquet in quello che pareva un boato assordante. La sua guancia bagnata baciava le lenzuola del letto sfatto e il suo sguardo, vuoto e privo del suo specchio, riflesso opaco di un'anima ormai spenta e nulla, era ostacolato da ciocche di capelli, fradici e inzuppati, che ricadevano davanti ai suoi occhi, ancor più neri dell'universo raccolto in misere dimensioni nel cielo di quella notte in spiaggia, sdraiati sulla sabbia, ad ascoltare il mare e i respiri che si infrangevano su labbra schiuse e umide, gonfie e insaziabili.

Le labbra si schiusero al grigio minaccioso al di fuori della finestra; esalarono un respiro, il sospiro di un nome, ad un tuono che squarciò il cielo.






Jung Hoseok rinvenne il corpo di Min Yoongi la mattina del primo giorno dell'anno, quello che segna ogni inizio.

Quello che segna ogni fine.

Fradicio e rigido, il ragazzo giaceva immobile davanti a suoi occhi; una bottiglia ricadeva distesa al suo fianco, i suoi vestiti erano plasmati al suo corpo, scolpendone ogni forma. Hoseok percorse lentamente e con minuziosa attenzione, in un breve attimo che si concesse, dalla durate più lunga di un secondo bensì ancor più breve di due, quel corpo disteso e apparentemente privo di quel famoso alito di vita. La stessa vita che si augura esser migliore il giorno di Capodanno. Sembrava fragile, sebbene la maglia bianca, fin troppo fine, rifinisse i suoi muscoli e addominali ben definiti, quel corpicino minacciava di rompersi da un momento all'altro, improvvisamente, e senza preavviso.

E invece, il giorno in cui Jung Hoseok vide per la prima volta Min Yoongi, la vita gli giocò uno scherzo assai poco divertente, a detta sua. Che tipo di augurio potrebbe mai essere rinvenire un cadavere il primo dell'anno, quasi sbronzo, al ritorno da una festa che ti ha risucchiato ogni tipo ti energia?
Un sussulto lo destò dai suoi fantomatici pensieri negativi, sciogliendolo dalla paralisi che gli teneva incollati i piedi per terra e lo sguardo su quel corpo, e si ritrovò risucchiato in due piccole pozze scure e affilate, che lo fissavano, senza alcuna reale coscienza.

◇ Dáimōn || YoonSeokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora