Non ero ancora una bambina...

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Spesso mi sono chiesta io chi sono, chi mi ha creata, che cosa ci faccio qui e se dio è reale ,e mi sono chiesta se è reale la mente, la nostra realtà i fatti che viviamo ogni giorno,i sentimenti che sentiamo nell'anima ma anche quelli che si percepiscono a fior di pelle, quelli che ti mettono i brividi, quelli che ti chiudono lo stomaco, quelli che ti fanno venir meno tutti i sensi di cui disponiamo! Durante il percorso di questa mia vita mi sono posta queste domande ma anche durante le altre vite in altre realtà sono sicura che mi sono posta le stesse domande.

I miei ricordi di bambina si riassumono in pochi flash... Ma ce n'è uno in particolare che ho raccontato alla mia mamma più e più volte, in maniera tale da ricavarne qualche spiegazione, ma invano. Forse dentro di me già intuivo che la situazione era molto strana , e la prima volta che l'ho raccontato non avevo più di due anni e mezzo.

Era il giorno del matrimonio di mio padre e mia madre ed io aleggiavo come un qualcosa di etereo... non avevo corpo... sul comodino della camera da letto di mia nonna paterna e precisamente su una lampada con la base alta pochi centimetri di legno chiaro ed una palla opaca grande con dentro una lampadina che dava una luce fioca... Questo flash sin da piccolissima mi è sempre sembrato così limpido, vivo, chiaro. Col passare del tempo quel ricordo non è mai cambiato, anzi!!! Io sono nata solo l'anno dopo che si sono sposati i miei genitori e da allora la mia vita è trascorsa normalmente, serena con qualche periodo triste, ma i periodi tristi si sa ai bambini restano più impressi. Fondamentalmente sono sempre stata una persona molto positiva, come si suol dire vedevo e vedo ancor oggi il bicchiere mezzo pieno. Io con i miei genitori e, 22 mesi dopo, con mio fratello abbiamo sempre vissuto con i nonni materni, tranne qualche breve periodo che abbiamo abitato da soli. Sin da piccolissimi mio fratello ed io siamo stati alla scuola nido, lo ricordo come se fosse ieri... il nido "Alba" e lì abbiamo trascorso molti anni anche perché la scuola offriva la possibilità a mia madre di stare a pensiero tranquillo fino a tardi, poichè lei lavorava fino alle 21.30/22.00 di sera . Mio fratello ed io siamo cresciuti lì con altri bimbi, ma gli unici che restavano fino a sera eravamo solo noi, infatti ricordo che ci accompagnava a casa la direttrice e fuori era sempre buio pesto. In questa scuola nido ci andavamo anche il sabato, ma solo per mezza giornata e alla fine di questa mezza giornata era una festa colossale, io mi sentivo al settimo cielo, perché ci veniva a prendere la mia mamma! Una giornata tipica che trascorrevamo al nido era scandita da orari ben precisi e noi tutti dovevamo seguirli come bravi soldatini altrimenti si rischiava la famigerata punizione della severissima direttrice, e cioè stare in piedi faccia al muro con le mani sulla testa senza abbassarle neanche di un millimetro, altrimenti erano bacchettate sulle nocche delle dita. Quindi piu' o meno arrivavamo al nido intorno alle 8.00, spesso anche prima, e da quel momento fino all'ora di pranzo per noi, che non andavamo alle elementari, si giocava con gli altri bimbi; nel mio caso ogni qualvolta il campanello suonava io interrompevo qualsiasi cosa stessi facendo per vedere chi arrivava e soprattutto ricordo lo sconforto e la tristezza immensa del bimbo che in quel momento veniva lasciato lì dal genitore. Spesso il tempo sembrava fermarsi, ma con molta amarezza arrivava l'ora di pranzo. I posti già erano tutti assegnati ed io e mio fratello eravamo seduti al tavolo con i nipoti della direttrice. Subito dopo pranzo scattava l'ora per cosi' dire del silenzio, in genere erano dalle due alle quattro ore durante le quali si doveva stare zitti con il massimo rigore! Poi successivamente si giocava un po' nell'aula piccola, e i giochi erano o il gioco del silenzio oppure a sacco pieno e sacco vuoto, poi verso le 17.00/17.30 eravamo tutti nel grande salone per vedere un po' di televisione e gli unici programmi che avevamo il permesso di vedere erano" torna a casa Lessie" e " piccole canaglie " nel frattempo tutti i bambini venivano prelevati dai propri genitori, poi quando restavamo da soli la direttrice ci propinava una cena fredda che consumavamo in piedi su un carrellino porta vivande in cucina, mentre il personale della scuola ultimava le pulizie della giornata. Così finita la cena, da lì a poco sarebbero andati via tutti lasciandoci da soli con la direttrice, la quale per non perderci di vista, ci faceva sedere sul divano del suo ufficio, mentre lei ultimava delle cose, a volte la vedevo che armeggiava con la calcolatrice, altre volte si faceva la ceretta alle gambe e alle braccia sprigionando un odore nauseante, altre volte si tratteneva con le amiche al telefono per organizzare partite a poker... insomma ogni santa sera, tutte le volte si tratteneva perché poi ci avrebbe accompagnati sul tardi a casa. Bene... questo si è svolto ogni giorno per anni e anni con la variante che durante gli anni delle elementari, mamma ci accompagnava a scuola la mattina e la direttrice per l'ora di pranzo ci veniva a prendere e ci portava al nido e lì mangiavamo, facevamo i compiti per il giorno dopo e poi aspettavamo la sera finché non ci riaccompagnava a casa. Una tristezza incommensurabile, finchè una sera mio fratello e me ci capito' una cosa davvero fuori dal comune tant'è che fin da subito obbligai mio fratello a non dirlo a nessuno per nessun motivo... perché non ci avrebbero mai creduti e poi perché era una cosa davvero pericolosa!


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