Tramonto rosso sangue

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Il sole è già alto nel cielo, e dal mio nido, posto sulla sommità del Faro, godo di una vista spettacolare: davanti a me, nascosti tra le insenature degli scogli color verde muffa, giocano a pescare granchi e molluschi, dei cuccioli d'uomo; poco più in là, presumibilmente, ci saranno i genitori, dispersi nella mischia confusa di gente, caratteristica dei giorni estivi. All'orizzonte neanche una nuvola, ma invece s'intravedono centinaia di imbarcazioni, tra crociere, barche a vela, gommoni, motoscafi,.. ce ne sono di tutti i tipi. L'acqua sta mattina è cristallina, di un bel colore azzurro cielo, ma, come da copione, durante il corso di questa giornata cambierà il suo vestito, ricoprendosi di bottiglie, sacchetti di plastica, e schifezze di vario genere; è così da un po' di decenni, ma che dico, secoli ormai, che l'uomo s'impadronisce della terra e dell'acqua, credendole di sua proprietà e le sfrutta fino all'osso, riducendo quello che un tempo era un paradiso terreno a una discarica pubblica.

Dopo la mia ronda mattutina tra i tetti dei palazzi che ricoprono per intero il mio territorio, con qualche sporadica zona di verde, inizio a sorvolare il mare, dirigendomi nel punto in cui la notte primo avevo trovato quella strana imbarcazione: niente; la barca deve essersi spostata, e riesco a rintracciarla grazie all'odore nauseabondo che si porta dietro e anche con il contributo della scia marrone di rifiuti umani che lascia.
Appena la raggiungo noto che non sono l'unico ad averla avvistata: infatti, una barca della guardia costiera si sta avvicinando a tutto gas, e noto che le persone a bordo indossano strani mantelli bianchi, un paio di guanti e delle mascherine davvero buffe, contemporaneamente un gommone viene lanciato dalla grossa barca puzzolente, con a bordo due uomini che lasciano l'imbarcazione fino a sparire dietro l'insenatura rocciosa dell'orizzonte. La guardia costiera, dopo un breve inseguimento, rinuncia a raggiungere il gommone, che ormai non s'intravede nemmeno più; così gli uomini in mantella bianca iniziano a distribuire alla gente a bordo del sudicio relitto bottiglie d'acqua, bevute avidamente dagli uomini, che ora più che mai assomigliano a delle bestie.

Ormai è il Tramonto, e dopo un pasto a base di ratti alla discarica fuori città, mi dirigo verso al Faro, dove Il Lupo Solitario, come ogni sera, sta accedendo le luci del Faro, distinguibili a miglia di distanza. Appena arrivo, trovo il vecchio   affacciato alla parte Est della ringhiera che corre per tutta la circonferenza; come di consuetudine appena mi vede distoglie un attimo lo sguardo da quella palla rosso fuoco che è ora il Sole, per concentrarsi sul mio bel piumaggio grigio, e poi con un cenno del capo mi saluta. Resto con lui fino a quando il Sole non sta per nascondersi dietro alle montagne, quando ad un certo punto si sentono delle grida disperate; abbiamo appena il tempo di voltare lo sguardo, che noto le stesse persone che ho visto oggi a bordo del relitto, urlare grida di dolore e di schiavitù, mentre tentano di sorpassare il muro dei poliziotti e dei loro gas lacrimogeni, che hanno formato una muraglia al confine dei Balzi Rossi per non far entrare la gente. Così il Solitario entra nel Faro, prima di andarsene si volta verso di me, e quasi sapesse che lo capisco dice: "Te che hai le ali sei fortunato; se noi le avessimo avute ce le avrebbero tagliate comunque... Almeno tu che puoi, vola..."

Poi il Sole tramonta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 03, 2015 ⏰

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