• Per me era molto, molto di più...

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Ma per me non era solo un semplice libro, un qualcosa da leggere per addormentarsi serenamente. Per me era molto, molto di più. Era come controllare un potere immenso con le mani. O meglio, non controllare. La situazione era del tutto fuori controllo. Perché tra quelle righe, quelle lettere dai contorni spesso sbavati, la tempesta imperversava. E si ripercuoteva su di me. Era come "reggere la solida certezza di un mondo alternativo".
Vivevo attraverso i personaggi, erano il mio avatar, mi immedesimavo nel carattere e nei comportamenti di ognuno di essi, tutto un gioco di ruolo.
E la protagonista... Ah, come avrei voluto poter vivere le sue stesse avventure! Anche solo per un minuto. Perché in quel momento sembra tangibile, sembra che tutto ciò che leggi possa accadere proprio a te. Ma non sarà così. Eppure, finché le parole esisteranno -ed esisteranno sempre, perché sempre ci sarà qualcuno che le pronuncerà-, continueremo a crederci.
Le emozioni e i sentimenti di quei personaggi mi avvolgevano come in una sfera emotiva. Ogni giorno, ogni volta, ne ero immersa. Ed era incredibile come quelle stesse emozioni si ripercuotessero su di me.
Tanto le parole, quelle vere, quelle non al vento, non giudicano mai. Ed ecco perché un libro finiva troppo spesso per diventare un mio grandissimo amico. Più che un amico. Perché sapevo che lui non mi avrebbe giudicata, che non mi sarei dovuta sentire fuori posto, o costretta a indossare una maschera. Sapevo che non mi avrebbe mai delusa e che mai, mai mi avrebbe abbandonata o tradita. Ed era alla base di ogni azione che compivo nell'arco della giornata.
Quelle parole erano il mio pane quotidiano. Perché sapevo che, quelle stesse parole, mai e poi mai una persona in carne ed ossa me le avrebbe rivolte.
E gli scrittori lo sanno. Perché neanche a loro sono mai state rivolte, quelle parole. Sono semplicemente dei sognatori. Ma al contempo non si aspettano nulla in cambio.
Non mi definivo una di loro, sarebbe stato un oltraggio, ma certe cose in comune le avevamo: sognatori. Sempre a vivere in un mondo tutto mio, un mondo a colori, ignorando quello reale. Isolandomi da quello reale. Che importava delle persone? Quelle non avrebbero mantenuto le loro promesse. E io non pretendevo che lo facessero. Come non pretendevo che si presentassero all'appello, o che non mi tradissero.
Perché i personaggi, le parole, le pagine... I libri, loro ci sarebbero comunque stati. Sarebbero stati il mondo intorno a me, il mondo che potevo vivere solo con l'immaginazione. E non è forse più di quanto meritiamo?
Così le pagine scorrevano tra le mie dita, come le righe sotto i miei occhi: velocemente. Ma con scrupolo e passione.
E quando tutti i pezzi, verso la fine, trovavano il proprio posto, ero meravigliata da come tutto si incastrasse alla perfezione. Di come tutte quelle piccole cose che sembravano casualità avessero un significato, di come combaciassero. Di che emozioni avessero suscitato in me. Durante la lettura di un libro sembravo in trans, immobile, ma dentro di me una moltitudine di emozioni e riflessioni si mescolavano, fino a diventare un vortice vivo e deciso: un piccolo cataclisma. Ma non distruttivo, anzi costruttivo. Non sgretolava la mia anima, pezzo dopo pezzo, anzi la arricchiva. Di nuove idee, speranze, sentimenti, ideali, lezioni di vita.
Ecco, ecco cosa sono per me i libri: pagine e pagine di morali. Lezioni. Ed è nel loro modo delicato ma toccante, deciso ma discreto e mai invasivo, che mi hanno cresciuta. Che hanno formato la mia personalità, il mio carattere. Che mi hanno tenuta fuori dai guai, insegnandomi a diffidare nelle persone.
E ancora di strada da percorrere ce n'era tanta.
E avevo intenzione di percorrerla come avevo fatto sino a quel momento.
Perché una cosa l'avevo capita: non importa quante lacrime avrei versato, o quante risate mi sarei fatta sulle pagine profumate di un libro, in qualche modo mi sarei sempre ritrovata con ciò che lo scrittore diceva. Anzi, scriveva. Perché non c'è modo migliore di esprimersi. Esprimere se stessi, le proprie idee, i propri motivi per cui continuare a lottare.
Gli scrittori sono sempre stati i miei più grandi insegnanti. Mi hanno insegnato a non avere aspettative sulle persone,a seguire i propri sogni, a non perdere mai di vista la meta, di quanto le persone possano essere meschine e di come la nostra vita sia spesso appesa a un filo.
E tutto ciò con una sensibilità e una delicatezza toccanti. E non voglio parlare di moralità o fascino puritano, non è mai stato il mio punto. E mai lo sarà.
Volevo solo ringraziare tutti quegli autori, quegli artisti delle parole, che ci hanno dato tanto. Che hanno regalato tanta bellezza e ricchezza al nostro mondo, a un mondo corrotto. Volevo ringraziarli per continuare a crescere con me.
Per me loro sono come Donatori. E io sono un'"Accoglitrice" di Memorie. Spero che un giorno potrò trasmettere tutto ciò anch'io. Fare qualcosa di importante. Avere qualcosa per cui lottare. Speranze, sogni, una luce in fondo al tunnel? E chi lo sa?! È ancora tutto da vedere.
Ma se c'è qualcosa che ho imparato dai libri è che bisogna sempre credere in qualcosa, per continuare a lottare. Quando non hai motivi per lottare, vuol dire che non c'è più niente in cui credere.
Tante avventure, pagina dopo pagina, mi hanno insegnato quanto la vita possa essere imprevedibile, di come le nostre idee possano cambiare da un giorno all'altro, mandando i nostri piani in fumo. Perché in fondo la vita può essere un po' come una partita a scacchi, ogni mossa può essere l'ultima. E forse è anche questo il suo bello. L'importante è non sprecare quelle mosse. Viverle. Crederci. Sudarle. E aggrapparcisi perché saranno nostre ancore, pilastri delle nostre decisioni future.
Ecco un libro è come un lungo viaggio: ti mette alla prova, facendoti conoscere sfaccettature di te stesso/a che non sapevi di avere.
Ed è così che i libri mi hanno insegnato che la vita non è solo fato. Che le decisioni che prendiamo, le azioni che compiamo, possono cambiare tutto il nostro futuro. Un po' come un film in cui si viene a conoscenza di una macchina del tempo, che verrà usata per tornare nel passato, per cambiare degli avvenimenti che sconvolgeranno il futuro. La morale è: ci saranno sempre cose della tua vita passata che vorrai cambiare. Ma la cosa più giusta da fare è vivere il presente. Prendere decisioni di cui forse ci pentiremo, ma che ci sembrano importanti e giuste ora. Ovviamente la lungimiranza non guasta.
Ma, proprio come la divisione tra Chiesa e Stato, io ho sempre tenuto divisa la vita reale da quella dei libri, pur sfruttando nella quotidianità tutti gli insegnamenti che scrittori e scrittrici mi hanno dato. È come una strana e confusa miscela tra realtà e fantasia, ma non è il caos. È semplicemente una scelta, quasi come uno stile di vita... Una vita sognatrice.

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