Prologo

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La vita le sorrideva, il mondo le voleva bene, aveva un marito che l'amava.
Ma perché lei non era felice?
Ogni mattina Esther si svegliava dagli incubi che la tormentavano, e permettevano ai vecchi ricordi di tornare. Sapeva che la vita stava solo aspettando di riscuotere gli attimi di felicità.
Adesso che era nata sua figlia, adesso che tutto poteva andare per il verso giusto.
Adesso che tutto poteva assumere una forma diversa. Attendeva il ritorno del marito lanciando sguardi ansiosi alla finestra.
Ma dov'era finito!? Sua figlia dormiva, inconsapevole di tutto.
Jonathan diceva che era speciale, lei pensava che fossero parole dettate dall'affetto paterno, ma non era così.
Il sole aveva raggiunto lo stesso effetto del dipinto di un artista amico di Jonathan, riconosceva bene un bravo pittore, ci era cresciuta. Qualcuno bussò alla porta. Non poteva essere Jonathan: Lui aveva la chiave.
Il seguito fu composto solo da attimi eterni, fermi nel tempo così come il suo cuore.
«Tuo marito è stato ucciso dai suoi stessi seguaci», sentenziò più cautamente possibile la giovane donna dai capelli inspidi e rossi.
Esther voleva dirle di risparmiare tutta quella compassione e dolcezza, ormai, non le facevano più effetto.
Non è così Continuava a ripetersi E' solo uno scherzo, lei non sa niente
Ma proprio in quel momento, un'auto della polizia parcheggiò davanti casa sua. «Loro non ti daranno giustizia», disse la donna.
Mick le poggiò una mano sulla spalla
«Vado a chiedere cosa è successo», mormorò dileguandosi Esther annuì distrattamente, sperò con tutto il cuore che tutto quello fosse solo un altro dei suoi incubi.
Vide Mick dalla finestra, la guardò distrutto.
Esther si piegò in due e scoppiò a piangere, non piangeva da anni. «Loro cercano tua figlia, devi salvarla!». La implorò la donna avvicinandosi ad Esther
«Non la toccheranno!», gridò Esther sentendosi mancare le forze
«Allora unisciti a noi»
E poi tutto divenne buio.

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