Quinto Capitolo

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Mi avviai verso la porta d'ingresso facendomi spazio in mezzo a quel casino. Avevo centinaia di occhi puntati a dosso e mi sentivo molto in imbarazzo. Camminai il più in fretta possibile cercando di non dare troppo nell'occhio e chiusi la porta dell'ingresso alle mie spalle. Mi sentivo come se fossi scampata a un branco di bestie feroci che mi inseguivano solo con lo sguardo. Ma finalmente ero salva.
Iniziai a guardarmi intorno. Gli interni della struttura erano interamente bianchi e rossi richiamando così i colori della squadra di baseball della scuola.
Una lunga rampa di scale si parò di fronte ai miei occhi. Ai lati, lunghi corridoi pieni di armadietti e porte che conducevano quasi sicuramente alle varie classi. Decisi di percorrere uno di quei corridori per cercare la direzione e infatti, la trovai proprio lì.
Bussai delicatamente per poi aprire la porta. Dietro una scrivania interamente bianca, come il resto del mobilio di quella stanza, vidi un'anziana signora dai capelli grigi intenta a digitare qualcosa sulla tastiera del computer.

-"Oh, salve!! Lei dev'essere la signorina Moore! Non l'ho mai vista qui prima d'ora".
Disse la donna posando lo sguardo su di me e porgendomi la sua mano colma di anelli e bracciali.

-"S-salve. Si, sono io".
La strinsi.

-"Bene signorina, la stavamo aspettando. Benvenuta alla Richard School, siamo lieti di avere una studentessa come lei nella nostra scuola. Ho dato un'occhiata al suo vecchio curriculum e sembra proprio essere una studentessa modello".
Un grande sorriso era dipinto sul suo volto.

-"Si, me la cavo".
Dissi timidamente. Non amavo vantarmi dei miei successi, nè a scuola, nè tantomeno altrove. Ero una ragazza abbastanza insicura.

-"Ho appena stampato la lista dei libri che le occorreranno durante quest'anno scolastico. Può ordinarli in qualunque libreria, non avrà problemi a trovarli".

Mi porse un foglio con una lista interminabile di libri.

-"So che studia anche pianoforte. Se può interessarle qui ogni anno mettiamo in scena uno spettacolo musicale, magari potrebbe partecipare anche lei, ne saremmo lieti".

-"Oh, grazie mille. Ci penserò su".
Mi limitai a risponderle afferrando la lista dei libri, l'orario di lezioni allegato e le chiavi del mio nuovo armadietto.

-"Per qualunque cosa può rivolgersi a me, signorina Moore. A proposito io sono Lisa Parcks, la preside della scuola".

-"Lo farò, signora. Grazie e buona giornata".
Uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle e mi trovai di fronte tutta la gente che fino a pochi minuti prima si trovava nel cortile della scuola.

La prima lezione della giornata era quella di filosofia, così iniziai a cercare l'aula in mezzo a quella confusione, non volevo rischiare di far tardi il primo giorno. I minuti passavano e a me sembrava di ritrovarmi, giro dopo giro, sempre nello stesso corridoio. Così chiesi informazioni a qualcuno dei ragazzi che mi passavano di fronte o almeno, ci provai. Nessuno sembrava accorgersi di me e mi sentivo invisibile. Mi superavano da ogni lato, spingendomi e correndo da una parte all'altra carichi di libri. In pochi secondi mi ritrovai sola, al centro del corridoio. La scuola sembrava essere deserta e la campanella era ormai suonata da un paio di minuti. Non riuscivo a spiegarmi come facessi ad essere talmente imbranata da non riuscire a trovare la mia stupida classe di filosofia. Possibile che non ci fosse nemmeno una piantina della scuola? Ma come faceva la gente ad orientarsi in mezzo a tutto quel casino? Voglio dire, a Paiswick era tutto più piccolo e molto più facile da trovare. Ma ovviamente non mi trovavo più al mio paesino e non mi rimaneva altra scelta se non adattarmi il più in fretta possibile a quel nuovo stile di vita che poco mi apparteneva.

La giornata era appena cominciata e già mi sentivo esausta così, decisi di andare al bagno per rinfrescarmi un pò e prendermi una pausa.
Aprii la porta e poggiai le mani al lavandino guardandomi allo specchio e chiedendomi cosa ci fosse in me che non andava.

-"Credo tu abbia sbagliato bagno".
Disse una voce calda e profonda alle mie spalle che mi pareva di conoscere.
Mi voltai di scatto e trovai di fronte a me una grande figura, alta e scura.

-"C-che cosa?"

-"Questo è il bagno dei maschi e non credo che tu lo sia, a meno che non abbia cambiato sesso dall'ultima volta che ci siamo visti".
Il ragazzo sorrise avvicinandosi a me e lanciando nel cesto dell'immondizia il mozzicone della sigaretta che stava fumando fino a pochi secondi prima.
Mi bastò guardarlo in viso per un solo istante prima di riconoscerlo. Un viso come il suo non si dimentica. I soliti ricci castani ribelli e le sue fossette gli incorniciavano il viso illuminato da quei meravigliosi occhi verdi. Non riuscii a parlare.

-"Ciao Chloè, ti ricordi di me?"
Come avrei potuto dimenticarmene?

-"Harry, giusto?"
Finsi di ricordare vagamente anche se in realtà la mia mente aveva ben impresso il suo nome sin da quella sera in piscina. Fu l'ultima volta che lo vidi perché dopo il "litigio" con papà scappai su uno dei ponti esterni della nave per stare sola a pensare un pò. Chissà cosa avrà pensato di me quel giorno.

Sorrise e annuì.
-"Ti ho aspettata un bel pò su quel ponte. Se non ti andava di vedermi potevi semplicemente dirlo, non mi sarei mica offeso!"
Continuò a sorridere mentre io, ormai paonazza in viso, sentivo di dovergli qualche spiegazione.

-"No,no, assolutamente!! Ho solo avuto qualche problema con mio padre.. Tutto qui. Mi dispiace di averti fatto aspettare".
Continuavo a giocherellare con l'anello che avevo al dito e a guardare verso il basso esattamente come la prima volta che lo vidi. Doveva succedermi quando ero in imbarazzo.

-"Non fa niente, spero solo che abbiate chiarito".
Anuii.

-"Allora sei anche tu di Seattle. Non ti ho mai vista in giro".
Disse incuriosendosi.

-"Oh no, io sono di Painswick".
Mi guardò con aria perplessa, così proseguii.

-"Un paesino a Sud dell'Inghilterra".

-"E cosa ti porta da queste parti?"
Non avevo voglia di affrontare quell'argomento. Lo conoscevo appena e non mi andava di raccontargli la storia della mia vita nel bagno (maschile) della scuola.

-"Ci siamo trasferiti per questioni lavorative di mio padre".
Decisi di restare sul vago.

-"Non dovresti essere in classe a quest'ora?"

-"Potrei farti la stessa domanda".
La sua sfacciataggine devo ammettere che mi infastidiva un pò, ma se ci penso forse era una domanda più che lecita.

Sorrise.
-"Diciamo che la scuola ed io abbiamo un rapporto alquanto... Complicato".

-"Non prendermi per stupida, ma non sono riuscita a trovare la mia classe, così ho fatto tardi.."
Guardai verso i miei piedi imbarazzata.

Cercò di trattenere una risata ma non gli riuscì un granché bene.
-" Qual è la tua prossima lezione? Magari ti faccio fare un giro turistico".

Uscii dalla tasca il foglio stropicciato in cui era stampato l'orario delle lezioni e notai che la prossima ora avrei avuto fisica.

-"Fisica".

-"Allora credo che dovrai sopportarmi per un'altra ora. Posso farle da guida verso la nostra classe, signorina?"
Aprì la porta del bagno invitandomi a uscire e facendo una sorta di "inchino" per prendermi in giro.
Risi con lui e ci avviammo insieme nel corridoio verso l'aula in cui avremmo avuto la prossima lezione.

***

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 12, 2015 ⏰

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