-The Gift of the small British government.-

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-Ma senti che razza di ragionamenti sta facendo?!- Bisbigliò alterato.- La sua stupidità supera quasi quella di Anderson! Ok, forse no, ma è allo stesso livello!

Mi si stampò sulla bocca un sorriso che, man mano che Sherlock parlava, si stava allargando sempre di più. Rischiai seriamente di ridere in faccia al detective incaricato di 'risolvere' il 'caso'! Con una donna stesa per terra fra il sangue finto e un po' si salsa di pomodoro, pensai. Non potevo farlo, ma ...con Sherlock Holmes ho fatto cose che non avrei mai creduto di poter fare.

-John!?-Sbottò stizzito sempre attaccato al mio orecchio. Ormai mi stava facendo la telecronaca su ogni singola cosa che riteneva noiosa e idiota.- Quanto manca per uscire da questo inferno?- Mi chiese posando la mano sul mio polso in cerca dell'orologio.

-Ok.- Accesi la lucettina incorporata.- Sono le 22.03, mancano solo dieci minuti e possiamo tornarcene a .- Sorrisi guardando ancora la sua mano posata su di me.

I minuti passavano. L'investigatore venne anche un paio di volte verso di noi, chiedendoci se avevamo qualcosa e se si che cosa. Per il Sherlock fu come sopprimere una stanza nel suo Palazzo Mentale il 'Non dover rispondergli senza rovinare tutto se no il fratellino che occupa un piccolo incarico nel governo inglese si vendichi a suo modo'. In quell'occasione risposi io...per lo più lo fissai mentre parlava e faceva tutti i suoi collegamenti mentali.

Il consulting Detective si stava trattenendo: strinse così forte la manica della mia giacca blu che probabilmente le nocche gli erano diventate trasparenti. Il faro che illuminava l'attore mentre camminava fra il pubblico non poteva vedere quello che Sherlock gli stava facendo.

Adesso era alle conclusioni finali e si fermò proprio davanti a noi per le ultime 'deduzioni'.

Mi afferrò di istinto la mano chiudendo gli occhi e portandosi l'altra libera al mento.- Fallo. Stare. Zitto.

-Sherlock...intreccia le dita con le mie. Rilassati.

Quell'ultima frase la dissi più per me che per lui. Doveva rilassarsi: era riuscito a non saltargli addosso e picchiarlo per troppo tempo!

Avrebbe dedotto lui tutto in dieci minuti e tutti se ne sarebbero potuti tornare a casa felici e contenti, ma no! Non poteva e, sinceramente, stavo dalla parte del mio coinquilino.

Fece come gli dissi. Sentii magre dita intrecciarsi alla mie, lente e meno intrise di rabbia. Era tornato tutto come prima: buio, delicato e in qualche modo romantico.

Non sapevo cosa stessi facendo, ma sapevo solo che volevo farlo e che era la cosa giusta da fare.

Gli accarezzai delicato il dorso della mano finché la tenue luce soffusa che ci illuminava non mi fece notare che non strizzava più gli occhi...non era più rigido e teso.

Sospirò e si rituffò nella poltrona.

Godette di quegli attimi, credo, perché lo feci anche io.

Strinsi di più la presa e poi la rilasciai, toccai i morbidi polpastrelli e continuai a accarezzarne la pelle fino a che il sipario non si fu completamente chiuso e, man mano che le luci si accendevano, io e Sherlock ci allontanavamo, sciogliendo quell'intreccio di carezze e particolari parole mute.

Lo spettacolo finì e, dopo l'inchino finale degli attori, ci preparammo in pochi secondi per alzarci ed andarcene.

-Ciao, Fratellino.

-Mycroft.- Rispose flettendo ironicamente la testa.

Il maggiore degli Holmes era sceso dai posti da 'nobili' per unirsi alla plebaglia, bloccando l'uscita della nostra fila che si apprestò a fare la stessa cosa dall'altra parte, con un giro più lungo...ma dopotutto, chi avrebbe osato interromperlo?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2015 ⏰

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