Un forte rumore dello sbattere di una porta ci riscuote dalla nostra conversazione e immediatamente mi tappa la bocca con la sua mano che io provo a togliere ma lui insiste lasciandola li.
Crede che sia così stupida da mettermi a parlare proprio ora?
Si sporge dall'angolo per osservare se sia tutto a posto e quando ritorna a guardarmi lascia un sospiro di sollievo e leva la mano dalla mia bocca.
Santo cielo, era ora."Bene, Tom se ne è andato"
"Ora puoi rispondere alla mia domanda"
"Che domanda?" Chiede fingendo di non ricordarsi. Alzo un sopracciglio e assottiglio gli occhi guardandolo male.
"Lo sai benissimo ehm..-"
"Andrew" finisce lui la frase al posto mio.
"Eh si, lo sai benissimo Andrew" scandisco bene ogni parola, voglio che mi risponda, adesso.
"Ehi ma cosa pensi di fare eh? Non scordarti mai di chi sei e dove sei"
"Me lo ricordo tutti i giorni, caro. Non ho bisogno del maestrino" forzo un sorriso provando a sembrare educata.
"No beh non si sa mai, magari un alzheimer precoce" sorride prendendomi in giro.
Mi sto irritando, molto.
Ma è questo il suo scopo e non gliela darò vinta, non farò trasparire nulla."Oh no tranquillo, per tua sfortuna sto benissimo, anche se starei molto meglio fuori di qui"
L'ultima parte della frase la mormoro più a me stessa che a lui."Beh non ci rimarrai per molto"
Ho sentito bene? Ha per caso detto quello che penso abbia detto?
Riporto immediatamente lo sguardo su di lui, ora pretendo delle risposte.
Ha la testa rivolta verso il basso, visibilmente imbarazzato, come se volesse rimangiarsi le parole.
Troppo tardi, sono desolata."Quindi.. è vero che prima stavate parlando di me?"
"Si cazzo, si. Sei contenta ora?" Sbotta urlando ma poi girandosi subito controllare se qualcuno l'abbia sentito.
La mia mente nel giro di pochi secondi passa da essere quasi sollevata a confusa ed infine il panico vince su tutto.
Non posso crederci.
Non posso nemmeno minimamente provare a pensarlo.
È inaccettabile.
Mi rifiuto di crederci e spero solo che non accada per davvero.
"Non potete separarmi da lei" la mia voce fredda e neutra mentre fisso un punto imprecisato del muro.
"Non dipende da me" il suono della sua voce dura e calma allo stesso tempo mi riscuote dal mio stato di trance e i miei occhi saettano verso di lui.
Vorrei scoppiare a piangere proprio ora, ma la rabbia ha la meglio. Spaccherei tutto in questo momento.
Lo guardo, i miei occhi bruciano su di lui, l'odio ribolle dentro di me e cresce piano piano senza sosta. Voglio che si senta in colpa, che si faccia schifo e che provi disprezzo per se stesso almeno un decimo di quanto lo provo io in questo momento.
Ma dai suoi occhi non traspare nulla, zero.
Vuoto assoluto.
Perché sono sicura che lui è cosi, è vuoto.
È stato svuotato da ogni emozione e sentimento che qualsiasi uomo possa provare.
Magari c'è una ragione dietro tutto ciò, ma sinceramente non mi interessa saperlo.La testa inizia a martellarmi e inizio a vedere due Andrew davanti a me e tutto ciò che mi circonda sta girando intorno a me.
Non riesco a capire più nulla, la vista sfocata, le gambe tremano sotto di me e sono costretta ad accasciarmi a terra, ma tutto ciò non passa anzi, non fa altro che aumentare.
Mi ritrovo rannicchiata con le braccia alle ginocchia, a tremare, non di freddo.
Mi sento sopraffatta da tutte le emozioni che stanno percorrendo velocemente ogni centimetro del mio corpo, veloci come il sangue scorre nelle vene, ovunque.
Sono terrorizzata all'idea di cosa potrebbe accadere e paura, panico, ansia, angoscia, disperazione e tanto altro si impossessano di me.
Non so cosa fare.
Vedo con la coda dell'occhio le labbra di Andrew muoversi, sembra abbastanza agitato ma non riesco a capire nè sentire quello che mi dice.
Come se mi ritrovassi in una bolla, esternata dal mondo, senza poter avere nessun contatto con il resto.In questo momento ci sono soltanto io e il mio dolore.
Costretta ad affrontarlo, a confrontarmi faccia a faccia con lui.
Mi ha costantemente acompagnata, ormai ci ha fatto casa dentro di me, si è messo comodo e non ha intenzione di traslocare. Ha bussato alla mia porta e l'ho lasciato entrare, permettendogli di distruggermi lentamente, giorno dopo giorno.Mi accorgo che stavo piangendo soltanto quando noto una lacrima cadere per terra
seguita da altre, molte altre, tantissime, sono un fiume in piena, un'alluvione, una nuvola che non riesce più a tenersi tutta la pioggia per sè, che ha bisogno di buttarla fuori, altrimenti scoppierebbe e sa che non potrà restarne intatta dopo l'esplosione.Mi manca l'aria e non riesco a vedere a due centimetri di distanza, non riesco a fare niente se non lasciar cadere l'ultima lacrima amara che riga l'ultimo millimetro non ancora bagnato delle mie guance e lasciar chiudere gli occhi, troppo stanchi per restare aperti, troppo svuotati da tutto ciò che per un'infinità di tempo hanno celato, hanno tenuto nascosto.
E da quell'attimo: il nulla.
Perdo definitivamente e completamente controllo di me stessa lasciandomi stendere nel pavimento ghiacciato.
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Freedom
RandomA volte gli eventi tragici che ti accadano possono portarti a gesti estremi, a farti perdere completamente il senso della ragione, accecato e sopraffatto dal dolore. Inizi ad autodistruggerti lentamente, trascinando nella tua spirale di dolore anch...