DREAM HER

Ripartire

《Sono cresciuto con mia madre, un piccolo ricordo di mio padre, e l'irrefrenabile voglia di trovare Maria.
Avevo intrapreso altre strade, l'arte della recitazione e la fotografia erano diventate solo stereotipi di un sogno nella testa di un bambino, disposto ad inseguirlo, un bambino, che non esisteva più da tempo.

Giá, il tempo.

Sapete, non mi interessava più fermarlo con le fotografie, anzi, forse non lo consideravo neppure più, la mia vita era cambiata da quando quel bambino felice era cresciuto diventando un ragazzo normale.

Normale.

Una di quelle parole di cui non volevo diventare la descrizione, ma inevitabilmente, quando smetti di mettere legna in quella stufa che è il tuo sogno, non puoi che diventare una normale persona qualsiasi.

Questa mia normalitá, però, mi aveva permesso di frugare nelle passioni di Maria con una razionalitá che prima non potevo avere.
Scoprii che era follemente innamorata delle foto di un fotografo brasiliano, che aveva girato i paesi dell'Africa per immortalare la felicitá delle persone, non la felicitá provocata dai milioni di dollari, ma la felicitá che si puo provare anche solo ricordandosi di essere vivi, cosa che forse lei aveva perso.
Io mi ricordo una foto di maria che fece ad un albero in una foresta...
Ora voi direte "cavolo è stata proprio brava a trovare un albero nella foresta" , ma apparte gli scherzi quell'albero, così piccolo, in confronto a quei colossali esseri intorno a se, dava l'idea della felicitá, infatti, gli altri alberi erano grandi e possenti, ma erano piegati per l'insostenibile peso delle proprie fronde, mentre quell'alberello era piccolo, ma stava bello dritto, dominava la sua chioma.

Avvolte le persone hanno tanto, e quando hanno tanto, vogliono sempre di più e perciò sono tristi, piegati dalle loro fronde, ma chi non ha nulla, inizia ad apprezzare quel poco che ha, si accontenta di ciò che li viene dato ed è felice, riesce dunque a stare eretto sotto il peso delle sue fronde.

Sentivo che le passioni di Maria, stavano accendendo in me una passione, un amore: l'amore per le persone.
Mi chiedevo cosa avesse spinto le persone ad essere come erano, e suprattutto, mi chiedevo perchè classificare l'umanitá in ricchi e poveri, belli e brutti, scortesi e cortesi, arroganti e gentili se in fondo siamo soltanto, persone.

Avete mai dato 1000 dollari a un senza tetto? 》

Nessuno rispose ma"Lei" da dietro le quinte forse sentiva, ma sopratutto sapeva, perchè noi 1000 dollari a quel senza tetto, glieli abbiamo dati.

A un certo punto un colpo di tosse da parte di uno spettatore, mi dette il tempo, in una frazione di secondo, di pensare a quella voce che avevo sentito all'inizio, adesso ricordavo, la avevo giá sentita prima del mio viaggio in Africa.

Ripresi a parlare
《Beh io lo ho fatto.
E anche se può sembrare uno spreco, fidatevi, è molto più gratificante la sua reazione, di una Ferrari fiammante.

La normalitá mi portò a ignorare le piccole cose che prima mi facevano felice: i sorrisi di mia madre, non mi facevano più effetto, non riuscivo a sentirmi al sicuro.
Ero diventato uno di quegli alberi possenti piegati dal peso delle fronde...
Ma no, io non volevo sentire quel peso, perchè dover ammettere di non essere felice, pur' avendo tanto?
Beh perchè si prova vergogna nell'ammettere che si sbaglia, proprio come il mio vecchio amico immaginario Robert non voleva mai perdere.
Mi ero perso, ansi avevo perso, era come se la vita mi avvesse detto
"ti sfido, vediamo se sai incassare colpi."

io credo di averle risposto male, perchè la vita era molto arrabbiata con me, e non potevo biasimarla, dunque la sfidai, e persi; a quanto pare.

Quando perdi contro la tua vita, non vuoi riconoscere quella sconfitta,
e per non riconoscerala mi misi a cercare di aiutare chi la vita la aveva persa, come i senza tetto o chi immigrava, senza rendermi conto, che però in realtá loro, la vita, non la avevano persa, ansi, la tenevano stretta tra le loro mani, perchè al contrario di me, loro l' avevano sconfitta.